Abbecediscolo - Lettera P (Puntata n. 14)
«Gli aspiranti scrittori si dividono in due categorie, quelli che non hanno mai pubblicato e quelli che hanno già pubblicato».
(Massimiliano Parente su Twitter).
In realtà, non importa aver pubblicato alcunché, basta far presente ai propri contatti d’essere in procinto di farlo; ma, mentre raccogliete dimostrazioni di stima, siate lesti a mettere mano al portafoglio. Ricordatevi che, ormai, sono in molti a saper riconoscere le pubblicazioni a pagamento: a voi, il piacere d’inventare valide motivazioni per esservi ricorsi.
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Pagando s’impara
Le scuole di scrittura viste da fuori (nell’articolo di Silvia Truzzi, ad esempio) e viste da dentro fanno un effetto assai diverso. Giulio Mozzi afferma che «L’articolo di Truzzi si diffonde soprattutto sui prezzi. Ma un prezzo in sé non vuol dire niente. Tra un’automobile da 10.000 e una da 50.000 euro vi è, di solito, qualche differenza. Non voglio dire che chi più spende, meglio spende: tutt’altro. Se mi serve un’utilitaria per girare in città, mai più mi comprerò un supersuv». Marco Giacosa così commenta, invece, la sua esperienza alla Scuola Holden: «Se hai talento, il talento va allenato e la scuola Holden senz’altro serve. Se non hai talento, tutto quello che farai sarà alimentare un’illusione».
Per par condicio, bisogna ricordare anche il primo corso di lettura creativa, denominato Book Trainer, tenuto, nel 2011, da Camilla Baresani e Gian Paolo Serino. «Un’iniziativa che, seppur mille volte più interessante e intelligente delle, a mio parere, inutili scuole di scrittura creativa, suona più come una provocazione che come una innovazione» sostiene Andrea Coccia su Books Blog. «Anche perché il costo a persona si aggira sui 500 euro, un costo che, pur essendo poco meno della metà di molti corsi di scrittura, resta senza senso, soprattutto per chi crede ciecamente all’autodeterminazione delle proprie letture secondo il caso, l’interesse, e il gusto, gusto il cui sviluppo e la cui crescita sono inevitabili se la pratica della lettura è assidua e appassionata».
«Un lettore professionista è in primo luogo chi sa quali libri non leggere».
(Giorgio Manganelli, Lunario dell'orfano sannita, 1973).
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Pesce d’aprile
Scherzi letterari da non prendere alla lettera.
L’acquario editoriale non manca di pesci d’aprile: puzzano di burla e prendono all’amo i pesci lessi.
Un bell’esempio di frizzo da friggitrice lo si arpiona in Romagna: è il «pesce “noir” dello scrittore Eraldo Baldini, che [...] ha annunciato tramite Facebook la morte dell’amico Carlo Lucarelli» e il web si è subito mobilitato per le condoglianze. Qualcuno ha dato la colpa alla Febbre gialla (Carlo Lucarelli, La casa del giallo. Crimini e delitti, EL, 1997), altri hanno tirato in causa il Lupo mannaro (Carlo Lucarelli, Einaudi, 2001). Niente di tutto questo: soltanto un attacco di spiritosa Mal’aria (Eraldo Baldini, Frassinelli, 1998) romagnola. «Alla fine è lo stesso Lucarelli a manifestarsi. “Tranquilli, sono vivo e vegeto e sto già progettando un sanguinoso controscherzo...”». Attendiamo di vedere se Baldini sarà preso a pesci in faccia.
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Plagio
«Il plagio è un atto di omaggio. Chi copia ammira».
(Roberto Gervaso, Il grillo parlante, Bompiani, 1983).
Il plagio è un pregio, una reverenza di chi copia e un’elargizione di chi si lascia copiare. Da un lato, implica il saper scovare il meglio, mentre, dall’altro, il sentirsi migliori... lasciandosi scimmiottare. Eppure, non tutti ne sono consapevoli.
Da Il Giornale – grazie all’articolo di Gian Paolo Serino – apprendiamo che Roberto Bolaño in Tra parentesi (Adelphi, 2009) si scaglia contro il vizio della scopiazzatura: «Non si deve plagiare, a meno che non si voglia essere impiccati sulla pubblica piazza. Anche se i plagiari, oggigiorno, non vengono impiccati. Ricevono, anzi, sovvenzioni, premi, cariche pubbliche e finiscono nella lista dei best seller e diventano opinion leaders. Che brutta espressione: opinion leaders. Immagino significhi qualcosa come pastore di gregge, o guida spirituale degli schiavi».
Ferruccio Gianola – sul suo blog – racconta «Il primo plagio letterario della storia», incresciosa vicenda che ha fatto infuriare Marco Valerio Marziale. «Il poeta latino, infatti, nel suo famoso epigramma 52 accusava un rivale di aver letto in pubblico i suoi versi spacciandoli per propri».
Possiamo difenderci dal plagio sul web? Un blog ci spiega come scovare gli illeciti copisti – non a caso si chiama Occhio al plagio –: «Esistono in Rete diverse soluzioni gratuite per scoprire se qualcuno ha ripubblicato senza il nostro consenso una nostra poesia, una di queste è quella proposta dal sito www.plagium.it (servizi molto simili sono offerti anche dallo stesso Google Alert o da copyscape.com). Basta inserire anche solo una parte del contenuto della nostra poesia ed il software ci dirà in quali pagine web essa è presente».
«Vuoi plagiare senza essere scoperto? Plagia i capolavori».
(Anselmo Bucci, Il pittore volante, Ceschina, 1930).
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Poesie
«Tutti al mondo sono poeti, perfino i poeti»
(Gesualdo Bufalino, Il malpensante, Bompiani, 1987).
Che sarà mai la poesia? Niente di così difficile, basta saper andare a capo.
Il mare
Distesa immensa di mondi sotterranei
Sento quasi le voci di quel mondo
Fatto di abissi e segreti
Immagino sirene cantare
Squali attaccare
Cavallucci marini danzare
Conchiglie divine dormire
E navi perse riemergere.
(Flavia Vento, da Parole al vento, Bietti editore, 2012).
«Il poeta vale quello che vale la sua migliore poesia»
(Fernando Pessoa, La divina irrealtà delle cose, Passigli, 2004).
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