“A un passo dalla luna piena” di Massimo Padua: i bambini vittime del divorzio?
A un passo dalla luna piena è un romanzo scritto da Massimo Padua e pubblicato da Fernandel nel giugno di quest’anno.
Protagonista della vicenda è Simone, un bambino di otto anni che si trova improvvisamente immerso nel mondo adulto a causa del matrimonio in crisi tra sua madre e suo padre. Così piccolo, passa dai giochi d’infanzia – il cubo di Rubik, le carte colorate e le biglie – ad ascoltare discorsi che non fanno parte del suo mondo, a vivere traslochi temporanei che destabilizzano la sua personalità e a conoscere più a fondo “i grandi”. Le loro paure, le loro incertezze e la loro insulsa impulsività si manifestano improvvisamente davanti agli occhi innocenti dell’infanzia, così che la candida ingenuità del bambino e i pensieri puri del suo cuore si ritrovano faccia a faccia con la malignità, la doppiezza e l’ipocrisia degli adulti cresciuti e diventati madri, padri, vedove, divorziati o altro.
Durante un Natale di fine anni Ottanta, in un Paese italiano di provincia, la madre di Simone vive una grave crisi matrimoniale dovuta a una serie di forti incomprensioni con suo marito. Presa dalla morsa della paura, oltre che dalla sua voglia di sentirsi ancora attraente e viva, si fa sedurre da Michael, italo-australiano, “single” e fortemente intenzionato a costruire con lei un nuovo rapporto familiare. In men che non si dica, la situazione nella famiglia del bambino precipita: un giorno la madre decide di accettare la proposta del suo seduttore e di trasferirsi momentaneamente a Torino, almeno per il periodo natalizio. Il padre malvolentieri accetta di lasciar andare la sua consorte e si ritrova da un momento all’altro in una condizione di solitudine, in balia dell’alcol e della rassegnazione domestica. Presto sua moglie si accorge che la fuga dalla realtà quotidiana non è idilliaca come l’aveva immaginata, anzi la presenza di altre persone vicine al mondo di Michael la renderanno anche pericolosa…
A sorvegliare ogni momento, collegando i pensieri di tutti i protagonisti del romanzo, c’è una luna dalle connotazioni quasi leopardiane che, nelle sue varie fasi (piena, calante, nuova e crescente), rispecchia le situazioni cardine che cambiano la vita di Simone e diventa compagna dei suoi pensieri, insieme a un orsacchiotto di peluche e poche altre certezze. Come cambia la luna, così cambia la focalizzazione del narratore che, seppur in terza persona, riesce a riportare – senza filtrarli troppo – i pensieri, le emozioni recondite e le impressioni, non solo del protagonista, ma di tutte le persone che lo circondano. Questo è il pregio maggiore di A un passo dalla luna piena, per il quale è d’uopo un plauso al “regista” del testo. Nello spazio di pochi paragrafi, il lettore si trova coinvolto nei pensieri assorti della madre, in seguito in quelli del suo uomo, poi in quelli del piccolo protagonista, in un gioco di domino che spesso si conclude con uno sguardo verso il cielo, ricordando per certi aspetti quelle scene cinematografiche in cui si ascoltano in un singolo momento le riflessioni celate di più attori. Straordinaria la capacità di spostare la focalizzazione del romanzo da un personaggio all’altro per dare maggior rilievo all’egoismo del mondo adulto, che si disinteressa in parte di quello infantile con il solo scopo di raggiungere, anche solo per la frazione di un attimo, una finta felicità: la madre che vuole ancora sentirsi donna, Michael che sembra disposto a interpretare il ruolo di secondo padre per avere quella donna, il vero papà che si comporta da burbero perché incapace di vivere le emozioni col battito del cuore.
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Periodi semplici, pochi aggettivi ridondanti; uno stile essenziale, concreto, seppure raffinato e piacevole. Non troverete la penna di un uomo, ma quella dolce di Simone che vi trasporterà da una parte all’altra con la sua ingenuità e il suo stupore. Certe espressioni e alcuni ragionamenti poi vi faranno sorridere, perché riprodotti con tenerezza infantile, in perenne dissidio con l’incoscienza avventata e individualista del mondo adulto. Sul tema del confronto fra questi due mondi, talvolta così vicini, altre volte così distanti, s’imposta una storia che non consente di sognare, ma di porsi delle domande sul perché certi istinti e certi atti egoistici degli uomini non vengano mai frenati, invece di essere alimentati continuamente. Complesso, per un bambino di otto anni, affrontare caratterialmente prove così difficili che appartengono a un’altra età e comportano, come conseguenza negativa, lo sviluppo precoce della lucidità analitica con cui viene soppesato ogni singola esperienza del nuovo mondo, quello adulto. In quest’universo meschino e ipocrita non c’è spazio per sognare d’esser a un passo dalla luna, di vivere con la fantasia allegra e spensierata dell’infanzia, perché l’egoismo e la cattiveria ormai non lo permettono più. Angoscia, paura, desolazione e solitudine avvolgono i pensieri di Simone, un bambino affettuoso, diligente, sornione, ma molto intelligente e perspicace; un bambino cresciuto anzitempo non per volontà sua, ma per situazioni in cui s’è trovato coinvolto.
Per estensione, il messaggio che l’autore vuole trasmettere al lettore è che l’ipocrisia, come vige nel mondo adulto, compreso quello familiare, così esiste nel mondo in generale. La falsità, l’incoscienza e la sofferenza nascosta sono la nube che avvolge ogni essere umano e celano il dramma che attanaglia l’uomo moderno: l’infelicità, un sentimento che nei Canti di Leopardi è stato simboleggiato proprio dalla Luna, quel satellite che resta immutabile nella sua ciclicità e osserva da lontano la perenne tristezza che affligge il genere umano. Non è un sogno trovarsi a un passo da lei, ma un incubo; lo stesso in cui si ritrova il povero Simone.
Libro perfetto per un adolescente, ma effettivamente adatto a tutte le età, con il suo linguaggio scabro ed essenziale A un passo dalla luna di Massimo Padua inscena quelle situazioni dolorose che tutti noi non vorremmo vivere, ma che a volte, specie in questo secolo, ci tocca affrontare.
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