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A teatro con gli antichi Greci

Rappresentazioni classiche a SiracusaL’amore. Il dolore. La guerra. La giustizia. Il destino. Sono questi i temi fondamentali della tragedia greca ma anche della nostra vita, come si scopre leggendo, durante i lunghi inverni scolastici, trimetri giambici o metri lirici dal libro di antologia, seduti ognuno nei propri banchi. E spiegando la nascita della tragedia attraverso le pagine di Aristotele e di Nietzsche. Ma non basta.

A Siracusa, ogni anno, il dramma antico rivive al Teatro Greco - lo stesso dove si era seduto Cicerone - e dal 1991 i giovani di tutte le scuole d’Italia diventano protagonisti nel Festival dei giovani al Teatro greco di Palazzolo Acreide, a circa quaranta chilometri da Siracusa.

Antigone  ed Edipo re  di Sofocle e Le donne al parlamento di Aristofane sono stati gli spettacoli previsti per il 2013. 44 repliche, tra maggio e giugno, più di 114.000 spettatori, come dichiara l’ente organizzatore, l’Inda (Istituto Nazionale del Dramma Antico).

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Quest’anno ci sono anch’io, con i miei alunni. L’apertura dei cancelli è prevista per le 17.30 ma già da un’ora prima ragazzi arrivati da ogni parte d’Italia sono assiepati per occupare il posto migliore, visto che la maggior parte dei biglietti è a posto unico. Alle 18.30 iniziano gli spettacoli, il tramonto offre la scena più bella, proprio come avveniva ad Atene nel V sec. a. C., durante le Dionisie o le Lenee. L’unico, grande problema è il caldo: ombrelli aperti e cappelli comprati al mercatino davanti al teatro riempiono la cavea.

In scena Edipo (regia di Daniele Salvo), il cui mito è universalmente noto. Le maschere non ci sono più; il coro, rappresentato dai cittadini tebani, entra in scena e si affretta a raccogliere i cadaveri, uccisi dalla peste, di manzoniana memoria. Edipo - rappresentato dall’ottima performance di Daniele Pecci – è un eroe solo, vittima di un destino che appare indecifrabile; scoprirà di aver ucciso il padre e sposato la madre, in una climax di tensione in cui i suoi ricordi purtroppo coincidono con le parole dei testimoni oculari. Lo spettro della Sfinge (Melania Giglio) aleggia in ogni scena tra ghigni e movimenti satireschi, a rappresentare il mistero di ogni vita umana.

Indimenticabile il cameo dell’indovino Tiresia - Ugo Pagliai di straordinaria intensità a cui è stato assegnato il Premio “Eschilo d'Oro” alla carriera – dal compito gravoso di rivelare al re la dolorosa verità. Edipo, conosciuto il suo terribile passato, si acceca e il sangue che gronda dagli occhi del volto gigantesco al centro dell’orchestra, diventa simbolo straordinario del dolore umano.

Antigone (Ilena Maccarrone) per la regia di Cristina Pezzoli, è diversa, meno spettacolare. Anche la scenografia, come le musiche di Stefano Bollani, contribuiscono a creare un’atmosfera più rarefatta, come testimonia la prima scena, due bimbi che si esercitano a combattere sotto gli occhi vigili della mamma Giocasta, per ricordare la lotta fratricida tra Eteocle e Polinice. L’eroina sofoclea, condannata a morte perché ribelle alle leggi della polis, rinuncia all’amore di sua sorella Ismene, del suo promesso sposo, Emone e alla vita, perché deve obbedire, ribelle e fiera, alle leggi non scritte della polis. Bravissima Isa Danieli in Tiresia.

I più diligenti prendono il libro con testo a fronte dallo zaino per seguire meglio, altri mandano ancora qualche messaggio. Poi avviene il miracolo. Occhi, testa e cuore sospesi. Lacrime su qualche volto dimostrano che le distanze con gli antichi sono solo temporali.

Lentamente proviamo ad uscire. Ormai è buio. Molti corrono verso il pullman, altri sono curiosi di sapere: “Professoressa a me è piaciuta più l’Antigone, più delicata, soprattutto le musiche e i vestiti. A lei?”.teatro greco

Siamo saliti tutti. Il pullman parte, direzione Noto. Ed io penso già all’anno prossimo. Alla festa per il centenario dalla prima rappresentazione al teatro greco (la prima, nel 1914, fu riservata all’Agamennone di Eschilo) con l’intero ciclo dell’Orestea di Eschilo e le Vespe di Aristofane.

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