A proposito di vizi moderni: la ludopatia
Ludopatia, ovvero «dipendenza patologica dai giochi elettronici o d'azzardo» (Enciclopedia Treccani). Secondo uno studio Ipsad, sono tre milioni gli italiani a rischio di ludopatia, di questi un terzo classificati malati patologici. Sono state, inoltre, individuate delle caratteristiche tipiche di tali giocatori incalliti: maschi, disoccupati, con un basso livello di istruzione, inclini alla solitudine.
Che il gioco sia diventato un antidoto alla crisi lo si era capito dal proliferare delle pubblicità su case da gioco e biglietti della lotteria. Di recente, è stata posta l'attenzione su una nuova mecca di tali divertimenti a Roma, definita nell'articolo di Alessandro Ferrucci, Le cattedrali del vizio (pubblicato su Il Fatto Quotidiano del 22/07/2013), la «Las Vegas de noantri»: una zona periferica a est della capitale, nella Tiburtina, nei pressi del Raccordo Anulare e del carcere di Rebibbia. Un ex quartiere operaio, dove un tempo i capannoni fungevano da fabbriche e i palazzi erano le abitazioni delle tute blu: un luogo che ha conosciuto una forte espansione tra gli anni Sessanta e Settanta, poi la crisi, la chiusura delle fabbriche e la successiva rinascita con l'apertura dei casinò.
In Italia, sono state installate 450mila macchinette, 390mila slot machine e 60mila videolotterie. Ma quale può essere il destino di un Paese che affida alla (s)fortuna le sorti del proprio futuro? La ludopatia si configura come una radicata e sempre più diffusa forma di dipendenza, legata alla smania del “tutto e subito” che ormai impregna gran parte della mentalità moderna, a confermare che la crisi non è solo economica, ma anche etica e intellettuale. In un mondo dove sogni e speranze hanno lasciato il posto alla disillusione, il sacrificio e il duro lavoro non sono più considerati gli strumenti per conquistare una porzione di ricchezza, seppur piccola, ma dignitosa: al contrario, sono le carte, i colori sgargianti, le musiche e i tintinnii a dettare legge in una società che, con un ulteriore passo in avanti, si spinge sempre più sull'orlo del collasso morale.
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