8 fotografie di Jack London
Oggi vi accompagniamo alla scoperta delle fotografie di Jack London, un angolo poco noto della produzione artistica dello scrittore americano, ma che merita comunque attenzione.
«Siccome sono vivo, voglio vedere, e il mondo intero è molto più grande, da vedere, di una cittadina o di una stretta vallata».
Sembra proprio questo l’intento programmatico alla base delle fotografie di Jack London, vedere il mondo per realizzarne una rappresentazione la più autentica possibile. E non è certo un caso che la casa editrice Contrasto, cui va dato il merito di averle portate per la prima volta in Italia, le abbia raccolte nel volume Le strade dell’uomo, accompagnandole a estratti dei diari o dei reportage che London realizzò in giro per il mondo.
Complessivamente, dal 1900 al 1916, Jack London realizzò più di dodicimila fotografie, veri e propri «documenti umani», com’è egli stesso ebbe a definirle, con i quali intendeva offrire uno spaccato sulla condizione umana in diverse situazioni e contesti.
Il libro, pubblicato con la prefazione di Alessia Tagliaventi e un saggio introduttivo di Davide Sapienza, ripercorre lungo quattro tappe l’attività di Jack London nel campo della fotografia. Ognuna delle tappe è legata ad altrettanti reportage o pagine di diario scritte dall’autore per documentare i viaggi e gli incontri più interessanti della sua vita.
Vi mostriamo alcune foto per ognuna delle parti in cui è diviso Le strade dell’uomo.
Il popolo degli abissi (1903)
«Le esperienze che riferisco in questo volume mi sono capitate nell’estate del 1902. Scendevo nei bassifondi di Londra con una disposizione mentale paragonabile a quella di un esploratore. Ero deciso a lasciarmi convincere dall’evidenza piuttosto che dall’insegnamento di coloro che non avevano visto, o dalle parole di coloro che avevano visto e che c’erano stati prima di me. inoltre portavo con me alcuni semplici criteri per giudicare la vita dei bassifondi».
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Con queste parole Jack London dà avvio al reportage del suo viaggio nell’East End di Londra, a diretto contatto con le classi più emarginate della città con l’obiettivo di valutare
«la condizione degli uomini più in base agli individui che alle aggregazioni politiche».
Spitafield’s Garden, Londra, 1902. © Henry E. Huntington Library
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Uomini che durante la notte avevano ricevuto biglietti per la colazione gratuita, in fila di fronte alla sede dell’Esercito della Salvezza. Londra, 1902. © Henry E. Huntington Library
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La guerra russo-giapponese (1904)
Gli estratti riportati nel volume risalgono a due articoli pubblicati sul «San Francisco Examiner» che inviò London al fronte come corrispondente di guerra. Dell’esperienza in Corea, dove London restò visto il divieto dei giapponesi di far avvicinare al fronte i corrispondenti di guerra, ricavò venti articoli e centinaia di foto che documentarono anche la vita quotidiana in Corea durante il conflitto.
«Questi combattimenti a lungo raggio vanno bene, certo, ma se la distanza continua ad aumentare e se gli altri eserciti mostrano per i corrispondenti la stessa sollecitudine dei giapponesi, la cronaca di guerra diventerà un’arte obsoleta e tanti corrispondenti di guerra in tarda età si dedicheranno a professioni nuove».
Antung Harbor, Manciuria, 1904. © Henry E. Huntington Library
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Bambini coreani rimasti senza casa durante la guerra. Corea, 1904. © Henry E. Huntington Library
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Il terremoto di San Francisco (1906)
«Il terremoto ha abbattuto, a San Francisco, muri e ciminiere per un valore di centinaia di migliaia di dollari. Ma la conflagrazione che ne è seguita ha mandato in fumo centinaia di milioni di dollari. Impossibile calcolare esattamente a quante centinaia di milioni ammonti il danno effettivo. Mai nella storia una grande città di un impero moderno era stata così completamente distrutta. San Francisco non c’è più. Non resta più nulla, se non ricordi e un contorno sfrangiato di villette in periferia».
Inizia così l’articolo, Il racconto di un testimone oculare, che Jack London scrisse per il «Collier’s Weekly» con l’obiettivo di documentare il terremoto che si era abbattuto sulla città di San Francisco il 18 aprile del 1906.
Appartamenti crollati. San Francisco, 1906. © Courtesy of California State Parks, 2015
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Kearny Street, 1906. © Courtesy of California State Parks, 2015
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La crociera dello Snark (1911)
Il testo è il diario della traversata dell’Oceano Pacifico compiuta da Jack London sulla barca a vela chiamata Snark. Particolarmente interessanti sono le parole con le quali London giustifica la sua decisione di partire:
«Ma torniamo allo Snark e al motivo per cui io, per esempio, ho voglia di viaggiare su di esso attorno al mondo. Le cose che a me piacciono costituiscono la mia scala di valori. E quel che mi piace più di tutto è il successo personale: non il successo inteso come plauso del mondo, ma quello che mi rende felice. È il vecchio “Ce l’ho fatta! Ce l’ho fatta!”. Ma per me il successo personale dev’essere concreto. Preferisco vincere una gara di spruzzi in piscina, o restare in sella a un cavallo che cerca di schizzarmi via da sotto, che scrivere il grande romanzo americano. Questione di gusti. Altri preferiranno scrivere il grande romanzo americano piuttosto che vincere una gara di spruzzi o domare un cavallo».
Jack e Charmian London in visita allo Snark durante la sua costruzione. San Francisco, 1906. © Henry E. Huntington Library
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Abitanti di Nuku Hiva, Isole Marchesi, 1907. © Henry E. Huntington Library
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«Sì. Jack London fu il vero storyteller. Per darci il suo messaggio scelse la scrittura, ma non solo e questo volume è nato per dimostrarlo», così Davide Sapienza presenta Le strade dell’uomo di Jack London che, insieme alle sue fotografie, sarà al centro di una giornata di presentazione, il 30 marzo, alle 18.30 presso la fondazione MAXXI a Roma. Lo stesso Sapienza, insieme a Roberto Koch, e a Lorenzo Pavolini, discuteranno proprio del potere evocativo delle parole e delle fotografie di Jack London.
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