5 uomini e donne che stanno cambiando il mondo
Quali sono gli uomini e le donne che stanno cambiando il mondo? Sono tre anni che «Fortune», rivista americana attiva dal 1930, stila una lista dei 50 uomini e donne che, in campi diversi che vanno dalla politica al mondo degli affari, dalla filantropia alle arti, si stanno impegnando per cambiare il mondo e fornire nuove fonti di ispirazione per gli altri.
La lista del 2016 si presenta come abbastanza ricca, proponendo personaggi attivi in ambiti molto diversificati per azioni e ragioni della scelta. Diciannove su cinquanta sono donne, da Christiana Figueres, capo della Convenzione quadro delle Nazioni Unite per il cambiamento climatico, a Sheikh Hasina, primo ministro del Bangladesh, fino a Carla Hayden, neo direttrice della Library of Congress, e Amina Mohammed, ministra nigeriana dell’ambiente.
Tra gli uomini figurano Justin Trudeau, il quarantaquattrenne primo ministro canadese, Maurizio Macri, presidente dell’Argentina, Bono degli U2 e l’artista e attivista John Legend.
E l’Italia? È in quarantesima posizione con Domenico Lucano, sindaco di Riace. Questa la motivazione della scelta:
Per decenni l’emigrazione ha portato via gente da Riace, una cittadina di 2000 abitanti sulle coste calabresi. Quando una nave carica di rifugiati curdi ha raggiunto le sue coste nel 1998, Lucano, all’epoca insegnante, ha visto un’opportunità. Ha offerto loro alcuni appartamenti abbandonati a Riace e una formazione professionale. Diciotto anni dopo, il sindaco Lucano è salutato come colui che ha salvato la sua cittadina, la cui popolazione ora include migranti da 20 nazione, ed è riuscito a ringiovanire l’economia di Riace che, negli anni, ha ospitato più di 6000 richiedenti asilo. Il modello di Lucano è studiato e adottato come esempio di gestione della crisi dei rifugiati in Europa.
Vediamo, però, quali sono, secondo «Fortune», i primi cinque uomini e donne che nel 2016 hanno saputo attivare un percorso di cambiamento e in quale campo:
5. Tim Cook – Amministratore delegato di Apple
Tim Cook e altri luminari della Silicon Valley stanno giocando al tiro alla fune con Washington a proposito della privacy nel mondo digitale ormai da anni – almeno da quando Edward Snowden ha lasciato trapelare documenti riservati nel 2013. Ma quest’anno, quando un tribunale ha ordinato ad Apple di creare una backdoor per un iPhone utilizzato da un uomo sospettato di essere coinvolto negli attentati terroristici di San Bernardino, Tim Cook si è categoricamente rifiutato. In una lettera ai clienti di Apple, Tim Cook ha definito “agghiacciante” la richiesta dell’FBI, mettendo in gioco la popolarità di Apple per la difesa di un principio. Un’indagine del Pew Research Center, infatti, ha rivelato che la maggioranza degli intervistati riteneva che Apple dovesse rispondere positivamente alle richieste dell’FBI. Le cose, però, sono andate diversamente.
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4. Papa Francesco
Papa Francesco è uno dei tre leader (gli altri sono Jeff Bezos e Tim Cook) a essere presente nella lista del «Fortune» fin dalla sua esistenza. Questo è stato l’anno del papa Francesco diplomatico. Il primo papa latino-americano ha giocato un ruolo chiave nella ripresa delle trattative tra Stati Uniti e Canada, scrivendo lettere a entrambi i presidenti (Barack Obama e Raul Castro) e incoraggiando le due nazioni a trovare una base comune. Per la prima volta, papa Francesco ha portato il suo messaggio di giustizia sociale direttamente negli Stati Uniti, la nazione più potente al mondo. E la sua enciclica, Laudato si’, ha dato un grande impulso allo sforzo che ha portato all’accordo di Parigi sul cambiamento climatico.
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3. Aung San Suu Kyi – Leader del Partito Nazionale per la Democrazia
La Birmania sta per completare la transizione verso la democrazia dopo più di cinquant’anni di dittatura militare. Aung San Suu Kyi non vorrebbe essere la nuova leader del Paese, almeno non ufficialmente. Ma il suo è stato il flusso costante di resistenza che ha fatto crollare il castello del dispotismo birmano dopo quasi trent’anni di opposizione. Adesso, per la Birmania, si tratta di affrontare un’economia in difficoltà e un violento conflitto tra i diversi gruppi etnici. Suu Kyu, però, ha già dimostrato che la sua autenticità come leader e la sua volontà di portare avanti il giusto messaggio a ogni costo possono essere una forza per il bene.
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2. Angela Merkel – Cancelliera tedesca
Ha dominato la politica europea per un decennio. È il solo leader continentale il cui mandato precede la crisi finanziaria del 2008, vincitrice di tre elezioni nazionali, ha saputo far fuori anche molti rivali all’interno del suo stesso partito. Quest’anno, però, dopo un decennio di eccessivo e prudente pragmatismo, è diventata una vera e propria politica. Ha messo la compassione dinanzi alla realpolitik accogliendo più di un milione di migranti e rifugiati in Germania. Un’azione, questa, che ha posto un sigillo sulla sua eredità come grande leader, ma che potrebbe essere anche la fine del suo potere. Merkel, infatti, sta affrontando una violenta ondata anti-stranieri nel suo Paese e una crisi di Schengen in seno all’Unione Europea, al punto che a marzo sono stati offerti miliardi di euro alla Turchia per fermare il flusso di migranti. Il suo esempio è sicuramente fonte di ispirazione, ma la sua stella è in calo: quanto lontano e quanto velocemente cadrà?
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1. Jeff Bezos, 52 – Amministratore delegato di Amazon
Come Amazon sta sperimentando nuove direzioni, allo stesso modo il suo fondatore sta evolvendo. Nell’ultimo numero di «Fortune», ad esempio, ha parlato della sua decisione di diventare quello che gli esperti chiamano “leader dei leader” e indossare il mantello della leadership civile al «Washington Post».
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