“44 Scotland Street” di Alexander McCall Smith
“44 Scotland Street” – Alexander McCall Smith [Traduzione di Elisa Banfi]
Alexander McCall Smith è senza dubbio uno scrittore estremamente prolifico, autore non solo di due fortunatissime serie che raccontano le avventure di Precious Ramotswe (ambientata in Botswana) e Isabel Dalhousie (ambientata in Scozia), ma anche di numerosi altri libri tra i quali testi universitari di grande importanza (è professore di medicina legale presso l’università di Edimburgo).
In Italia, TEA ha recentemente pubblicato il primo libro di una terza serie, “44 Scotland Street” che l’autore ha proposto a puntate ai lettori del quotidiano britannico The Scotsman, riuscendo a scrivere oltre 110 mila parole in soli sei mesi. Lo stesso avevano fatto alcuni suoi illustri predecessori quali Charles Dickens ed Henry James.
“44 Scotland Street” racconta le avventure di persone che si ritrovano a vivere insieme in un appartamento al quarto piano della strada - che esiste davvero – di Edimburgo che dà il titolo al romanzo. Bruce, per esempio. È lui che ci accoglie, mentre mostra a Pat, la nuova inquilina, il luogo nel quale andrà a vivere e, al contempo, sfoga la sua rabbia contro la persona della quale Pat sta per prendere il posto, Anna, che non si è neanche preoccupata di svuotare l’armadio dalle sue cose. Una stanza ‘nuova’ (per Pat) che però odora di vecchio tanto che Bruce si sente sporco nel pulirla.
È l’olfatto, in effetti, uno dei fili conduttori del romanzo. Gli odori, nuovi e vecchi, che aprono la strada a tanti ricordi, non sempre piacevoli. Lizze Todd, per esempio, non sembra particolarmente a suo agio, mentre percorre il vialetto che porta alla casa dei suoi genitori: poco prima di aprire la porta “annusò l’aria. Era il familiare profumo di casa, eppure non le piaceva granché. […] c’era stato fin da quando Lizze era molto piccola, e le aveva guastato per sempre la lavanda.” (pag 142)
Una casa familiare e, al contempo, estranea che descrive uno stato d’animo estremamente ‘umano’ che però sembra quasi comico riferito a Lizze, figlia di Gordon, proprietario, insieme a Raeburn, della Maculay Holmes Richardson Black, una società immobiliare, la stessa presso la quale lavora Bruce.
Pat, la nuova inquilina, è in un momento particolare: ha terminato un anno sabbatico ed ora sta cercando di riprendere in mano le redini della sua vita: nuova casa, nuovo lavoro. È appassionata di arte tanto che si fa assumere presso una galleria d’arte gestita da Matthew, un uomo impegnato più nella lettura del giornale e nella pausa caffé che non nel lavoro. Come tutti i personaggi femminili di questo autore, Pat è una donna intelligente ed interessante ma, io credo, più sognatrice ed ingenua rispetto a Precious ed Isabel. Lo dico, per esempio, per la scena in cui Bruce si cambia la camicia davanti a lei e Pat rimane estasiata dal suo “essere sicuro di sé, così fisicamente a suo agio nello spazio che occupava, come sempre accade alle creature belle.” Ed in quel momento “ripensò al David di Michelangelo”, lei che, quasi come un’adolescente alla prima cotta, si è fatta trovare nella camera di Bruce, sdraiata sul letto. (pag 197)
Lui, però, non vuole complicazioni sentimentali con una coinquilina e preferisce uscire con Sally, un’americana conosciuta da poco. Un momento di grande amarezza, questo, per Pat che però ha al suo fianco Domenica, la vicina di casa che sembra sempre capace di trovare le parole giuste per consolarla e che le suggerisce come comportarsi con gli uomini, anche se a volte diventa fin troppo chiacchierona.
Come negli altri romanzi dell’autore, anche in “44 Scotland Street” ci sono personaggi ben delineati che affrontano problemi di vita reale ed una scrittura leggera e semplice, ideale per qualche ora di assoluto relax.
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