Tutti i contenuti di Rosa Dimichino
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Tipo: BlogLun, 24/09/2012 - 18:11
Sei mesi fa, il 26 marzo, a causa dell’ormai proverbiale “male incurabile”, ci lasciava prematuramente in quel di Lisbona, la città dove in parte viveva e che tanto amava, Antonio Tabucchi, indiscutibile maestro di letteratura italiana ed europea in odore di Nobel.
Pisano di nascita, avrebbe compiuto sessantanove anni oggi, 24 settembre, con ancora tanta passione civile e politica e numerosi progetti da realizzare, da «acerrimo amico della vita» qual era (devo l’ardita connotazione a Ernesto Ferrero).
Di uno di questi progetti ci dà conto, sul Corriere della Sera del 29 marzo scorso, lo scrittore ebreo rumeno Norman Manea, emigrato negli Stati Uniti nel 1986 per scampare al bavaglio della censura del regime di Ceausescu: «(Con Tabucchi) abbiamo viaggiato insieme da Bucarest a Suceava e di là a Sighet, a Sibiu, nella valle dell'Olt e a Curtea de Arges, e in ciascuno di questi luoghi la memoria si è caricata dell'esuberanza della comunione di idee e affetti. Avevamo intenzione di scrivere insieme un libro sulla visita in Romania, nel quale dovevamo evocare anche il modo in cui si erano svolte, in luoghi e circostanze diversi, la fanciullezza e la giovinezza e gran parte...
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Tipo: BlogLun, 27/08/2012 - 09:36
“Antichi locali, alberghi e ristoranti, una volta magnificamente frequentati, come La Meridiana o Il Gran Cairo, trasformati o ‘declassati’. La Meridiana, dov’è ora Galleria San Federico all’incirca, era divenuta un café-chantant non certo di prim’ordine; … ci tornava Cesare Pavese, allora mio scolaro di seconda liceale.”
Così ricorda con malinconico disincanto Augusto Monti, il “profe” di Pavese del Corso B del Liceo D’Azeglio, nell’edizione piemontese dell’Unità (25 novembre 1956), rammentando la delusione che provò, tornato da Brescia a Torino nel 1923, nell’osservare il cambiamento della cara e vecchia via Roma e, insieme, nel dar conto delle bizzarre frequentazioni del suo allievo più inquieto e probabilmente più amato.
Pavese, “Ces” per gli amici, oppure “Pave”, era un personaggio a sé stante nella cosiddetta “confraternita del D’Azeglio”: faceva parte del gruppo, ma non era “del gruppo”. Era un “lupo solitario”, spaesato, sempre immerso nei propri pensieri. Talvolta riusciva simpatico e sorprendente per le sue battute che traevano origine dallo spirito piemontese, o, meglio, langarolo, un po’ all’inglese, asciutto per non dire...
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Tipo: BlogGio, 08/03/2012 - 10:31
“Col burraco bisogna abitare la mente. È un fantasma silenzioso, che si insidia nei pensieri dei giocatori.”
Così definisce questo gioco di carte Giorgio Vitale, vicepresidente onorario della Federazione Italiana Burraco, che per primo l’ha introdotto in Italia e ne ha ideato strategie e tattiche.
Questo gioco nasce in Uruguay negli anni Quaranta del secolo scorso dalla costola della canasta. Tale derivazione può trovare anche ragione nell’associazione logica del significato delle due parole: “canasta” (spagn.) = “canestro”, “cesto”, “paniere”; “burraco” (port. con una “r” sola) = “setaccio”. Si dice inoltre che il burraco sia pure figlio illegittimo del più sofisticato bridge.
In effetti, la sostanza di questo gioco da tavolo che oggi imperversa sia live che online è la raccolta selettiva dal mazzo centrale o dagli scarti, avendo all’inizio undici carte in mano, in modo da poter calare scale di sette dello stesso seme o dello stesso valore, facendo burraco puro (o pulito) senza jolly o pinelle (i 2 di qualsiasi seme), oppure burraco impuro (o sporco) nel caso contrario. Per giocare si usano, come per...
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Tipo: BlogGio, 01/03/2012 - 11:47
"A me basteranno le due date che sole contano e la qualifica di scrittore e partigiano".Questa è la memoria lapidaria che Beppe Fenoglio lasciò nel suo Diario, pubblicato da Einaudi nel 1978 nell’edizione critica delle Opere, condotta e diretta in maniera come sempre esemplare dalla grande filologa italiana, scomparsa ormai dieci anni or sono, Maria Corti (cfr. vol. III, p. 200).
Fenoglio nacque ad Alba il 1° marzo 1922 e morì prematuramente all’ospedale delle Molinette di Torino, stroncato dal vizio del fumo per cancro ai bronchi, il 18 febbraio 1963. Oggi il grande testimone e narratore dell’epopea resistenziale delle Langhe avrebbe novant’anni.
Dal “Notiziario Einaudi” n° 1, uscito a fine maggio del 1952 e rivolto «ai librai, che sono i nostri ambasciatori accreditati in ogni angolo d’Italia», «ai giornalisti che vogliono essere informati e informare per tempo delle novità librarie», e ai lettori tutti, apprendiamo l’imminente uscita del suo libro di esordio, I ventitre giorni della città di Alba, nella collana I Gettoni diretta da Elio Vittorini. Tuttavia, già nel 1949 Fenoglio aveva pubblicato su Pesci rossi, il bollettino...
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Tipo: BlogMer, 01/02/2012 - 11:44
Spesso i lettori si saranno chiesti l’origine dell’emblema dello struzzo, che contraddistingue i libri Einaudi. Basterebbe una breve navigazione sul web per trovare la risposta: il marchio risale a una serie di emblemi, nel caso specifico quello di Girolamo Mattei, pubblicati a Lione nel 1574 nel volume Dialogo delle imprese militari et amorose di Monsignor Paolo Giovio, vescovo di Nocera.
Il motto fu ripreso (probabilmente ad opera di Mario Praz) dalla rivista fiorentina La Cultura, diretta da Cesare De Lollis e rilevata poi da Einaudi, ancora stampatore, sotto la direzione di Leone Ginzburg.
La casa editrice, infatti, fu iscritta alla Camera di Commercio di Torino il 15 novembre 1933 (il prossimo anno festeggerà gli ottant’anni), e non prese più il nome dalla rivista, come i documenti d’archivio – gli scambi epistolari fra i consulenti più vicini al giovane Giulio – attestano fosse nell’aria, bensì assunse quello (già prestigioso per meriti paterni) del titolare, allora appena ventunenne.
La Cultura conservò il suo marchio, ma esso fu esteso a tutte le pubblicazioni, diventando ufficialmente il...
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Tipo: BlogVen, 27/01/2012 - 11:13
Anna Maria Ortese: il diario di Anna Frank rimane un libro aperto
Correva l’anno 1954, e in marzo la casa editrice Einaudi pubblica nella collana Saggi (il valore documentale quindi è immediatamente riconosciuto superiore a quello narrativo) la traduzione italiana di un libro che resterà fondamentale per generazioni e generazioni, soprattutto di studenti: Il diario di Anna Frank.
Lo presenta, però, solamente, nel suo Notiziario mensile di settembre come “La lettura del mese”, avvalendosi di una recensione di tutto riguardo: quella di Anna Maria Ortese, dal titolo Un libro che rimane aperto (ora leggibile in A.M. Ortese, Da Moby Dick all’Orsa Bianca, Adelphi,Milano 2011).
Allora giornalista per necessità, nomade in varie terre italiane e straniere, lontana dalla sua cara città d’adozione, Napoli, ma sempre più addentro ai misteri della sua dolente visionarietà che le fanno scorgere in alcune creature “angeli” sui generis, la Ortese si accosta alla figura della tredicenne Anna con lo stupore riservato a...
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