Tutti i contenuti di Marcello Sacco
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Tipo: BlogMer, 14/05/2014 - 15:30
Articolo pubblicato nella webzine Sul Romanzo n. 6/2013 Racconto della crisi.
Forse anche alle nazioni si applica la catalogazione – imperfetta, ma tutto sommato comoda – per generi letterari: ce ne sono alcune decisamente poetiche, altre prevalentemente narrative, altre saggistiche. L’italiano che veniva a vivere in Portogallo, almeno fino a qualche anno fa, capiva subito di aver lasciato una nazione saggistica in cambio di una più incline a poesia e racconto. Da noi, per esempio, i palinsesti televisivi erano (e sono) pieni di dibattiti, anche fra scalmanati (le nazioni saggistiche non sono necessariamente sagge). Si litiga continuamente sulla politica, in Italia, e lo sappiamo; ma si discute anche la storia di ieri e dell’altrieri, terreno su cui, spesso, sia il cinema sia tanta editoria si addentrano con opere che saranno pure narrative, ma con taglio da inchiesta storico-giornalistica. In Portogallo, la cultura “bassa”, televisiva, era (e, in parte, lo è ancora) piena di telenovelas...
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Tipo: BlogVen, 25/04/2014 - 11:30
Esattamente 40 anni fa, all’alba del 25 aprile 1974, Lisbona si svegliò con i carri armati in piazza. Era la Rivoluzione dei garofani. Il Portogallo viveva in dittatura da decenni; anzi, per dirla tutta, una democrazia a suffragio universale, in senso moderno, il Paese non l’aveva mai conosciuta. Tecnicamente, anche quell’operazione era un golpe ordito da soldati stufi della guerra in Africa, a difesa delle colonie. Ma i militari avevano un programma politico di democratizzazione e sviluppo umano che, supportato dall’adesione popolare, fece di quella data la festa di un’altra liberazione, in casuale concomitanza con il nostro 25 aprile.
Casualità accresciuta dal fatto che, poco più di un mese prima, un altro tentativo di rovesciamento del regime era finito male. Il giorno della Liberazione avrebbe potuto essere il 16 marzo, ma non fu. Quel giorno servì solo a produrre l’ultima infornata di detenzioni, nonché a ispirare la stesura di uno dei testi più anomali di...
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Tipo: BlogDom, 16/02/2014 - 12:30
Da qualche mese è uscito in Italia un libro di un autore notevole, ripubblicato di recente anche in portoghese. Dal 1942, anno della prima edizione rumena, di questo libro si erano quasi perdute le tracce. Parliamo di Salazar e la rivoluzione in Portogallo, di Mircea Eliade (Bietti 2013, a cura di Horia Cornelius Cicortaş). Sulle motivazioni, o addirittura sulla necessità di questo ripescaggio, il dibattito è aperto, ma la lettura non è priva di un suo peculiare interesse.
Il celebre storico delle religioni, nato a Bucarest nel 1907, visse qualche anno a Lisbona lavorando presso la legazione rumena, mentre nel resto d’Europa infuriava la guerra. Lì Eliade scoprì il regime salazarista e se ne innamorò. Gli parve una rivoluzione spirituale da contrapporre non solo al comunismo o al repubblicanesimo rissoso dei lusitani, ma addirittura al liberalismo e alla democrazia parlamentare in genere, tutti...
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Tipo: BlogGio, 16/01/2014 - 12:30
Álvaro do Carvalhal è uno scrittore morto poco più che ventenne a Coimbra, nel 1868, lasciando un’orma molto leggera sulla sabbia della storia letteraria: un’opera esigua composta sostanzialmente da un dramma teatrale quasi del tutto dimenticato e da sei racconti che, ancora oggi, gli valgono un posticino negli scaffali delle librerie e nei manuali di letteratura portoghese come esempio di autore ultra-romantico, ultra-gotico o schedato sotto altre etichette, sempre accompagnate da quel prefisso “ultra”. E si capisce: i suoi testi grondano di assassinii, suicidi, passioni indomabili, accoppiamenti ferini di vestali con cani, statue di commendatori che seducono vergini e lasciano con un palmo di naso il dongiovanni di turno, morti-viventi e figli nati da donne uccise prima del parto. Insomma, tutta la straripante fiumana di elementi tipici della letteratura fantastica, la quale, ricorda Tzvetan Todorov, si...
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Tipo: BlogMar, 03/12/2013 - 16:30
[Articolo pubblicato nella Webzine Sul Romanzo n. 5/2013, La gioia dell’incontro]
Alberto Riva ha vissuto diversi anni in Brasile, Paese che continua a frequentare come giornalista e
scrittore, collaborando, fra l’altro, con il Venerdì di «Repubblica» e «Linkiesta», o semplicemente affidando le sue note varie di cultura e attualità (non solo brasiliana) al blog L’Osservatore Carioca. Nel 2008, ha pubblicato un lungo reportage su Rio de Janeiro (Seguire i pappagalli fino alla fine, ilSaggiatore); nel 2011, è uscito Sete (Mondadori), romanzo la cui azione attraversa il Brasile in lungo e in largo.
Sul Romanzo ha parlato un po’ del suo lavoro in un articolo dedicato a Oscar Niemeyer, pubblicato qui.Quanto c’è di giornalistico e quanto di fittizio nella trama di...
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Tipo: BlogMer, 30/10/2013 - 16:30
Intorno al 1930, ritornando su temi già frequentati altrove, Fernando Pessoa scrisse – frammentariamente e lasciandolo incompleto, come gli capitava spesso di fare – un saggio sui meccanismi della fama, soprattutto postuma, ma anche sui meccanismi del successo, in particolare letterario. Gli diede un titolo enigmatico: Erostrato. In Italia lo ha pubblicato l’editore Passigli, a cura di Paolo Collo, nel 2006. Infatti non ne parliamo in quanto uscita libraria recente, ma in quanto rilettura di un poeta che usava la macchina da scrivere solo quando voleva fare il futurista, eppure s’impone all’epoca della scrittura virtuale e volatile del terzo millennio.
Le intuizioni geniali, in questi frammenti, non sono poche, ma anche queste son cose che a Pessoa capitavano spesso. Lo studioso americano Richard Zenith, che di quel libro ha curato un’edizione portoghese, diversi anni fa, dice che a tratti ricorda (dunque anticipa) la famosa profezia dei 15 minuti di celebrità per tutti, lanciata molto tempo dopo da Andy Warhol. In queste pagine si registrano delle fibrillazioni nell’universo della...
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