Tutti i contenuti di Deborah Pirrera
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Tipo: BlogMar, 07/06/2011 - 09:35
Ho scelto di recensire questo libro per una serie di (buone) ragioni. Un innegabile amore per la mia città natale, Palermo, finalmente descritta in modo credibile e fuori dai luoghi comuni; un’altrettanto innegabile simpatia e stima nei confronti di quegli editori coraggiosi che pagano di tasca loro e scelgono sfide narrative che si spera i lettori vogliano ricompensare. L’ho scelto, infine, per la bellezza degli otto racconti usciti dalla penna di Maria Adele Cipolla, Enzo di Pasquale, Rossella Floridia, Martino Grasso, Beatrice Monroy, Gianfranco Perriera, Elena Pistillo e Marco Pomar, alcuni di essi nomi già affermati nel mondo del Teatro e della Scrittura in genere, altri autori “in erba”.
Degli autori, che amano definirsi “scriventi” e non scrittori, ho apprezzato lo stile e la “trovata” dell’incastro, per cui i racconti sono intrecciati l’un l’altro dai personaggi che si incrociano come se passassero, appunto, da una storia all’altra. Tutti personaggi minori, anonimi se vogliamo, classici antieroi ma pur sempre eroi del loro tempo, tra i quartieri popolari e le strade residenziali di una torrida Palermo in cui non sarà difficile riconoscersi. Tutto avviene nelle prime due settimane di Luglio, giorni... -
Tipo: BlogVen, 13/05/2011 - 10:07
Cosa spinge un uomo adulto, ma statisticamente soprattutto le donne, a riprendere in mano un libro che ha amato, magari che non rilegge da tempo, togliergli un po’ di legittima polvere accumulata da mesi se non anni di scaffale, armarsi di una matita e di santa pazienza e impararne a memoria righe, che poi diventano pagine? Cosa, ancora, lo induce a rivivere emozioni che si erano perse nel tempo (era forse la prima media?) la lentezza della lettura ad alta voce, la fatica del tenere a mente la parola esatta (‘ché se l’autore ha scelto quella e non un’altra un motivo ci sarà e un torto all’autore non lo si vuole fare anche se gli altri, quelli che ascolteranno, non se ne accorgerebbero mai) il fastidio nell’accorgersi dei buchi di memoria, quella memoria che sino a poco prima si considerava intatta, per la cantilena nella ripetizione che toglie intensità al testo? Cosa, poi, lo spinge a ripetersele quelle parole che finalmente cominciano ad affiorare, vincendo la timidezza così simile alla vergogna, mentre è in macchina, in fila alla posta, sul vagone di un treno, quando crede di essere solo in casa per essere immancabilmente sorpreso da qualcuno che, guardandolo incredulo, gli chiederà Adesso parli anche da solo?
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Tipo: BlogMer, 30/03/2011 - 15:18
Fare un’intervista ad Alessandro Bergonzoni è impresa tutt’altro che facile. Rischi di perderti dentro un’eruzione di parole, dense di detto e di rimandi a tanto altro, pregne di battute mai fini a se stesse che danno in parte la cifra di questo artista, funambolico giocoliere della parola; il resto lo si può vedere a Teatro nello spettacolo ‘Urge’, che già a Milano ha registrato un tutto esaurito per le due settimane di cartellone al Teatro Elfo, ma che non mancherà di attraversare l’Italia in lungo e in largo sino al prossimo giugno.
Da dove nascono l’idea e il titolo, suggestivo, di questo spettacolo?Non ho dubbi: dall’urgenza, dalla necessità del dover dire.Cos’ha urgenza di dire Bergonzoni?Segnalare la mia differenza, la differenza del mio sguardo artistico in generale verso il mondo. Bisogna fuggire dalla banalizzazione e dall’appiattimento che ci rende comuni ad ogni costo, e... -
Tipo: BlogMar, 01/03/2011 - 11:43
Spesso si cercano frasi a effetto, aggettivi complicati per cercare di rendere e definire quel che complicato non è; così, se mi fermo a riflettere sullo spettacolo di Paolo Nori che in questi giorni attraversa l’Italia “Noi e i Governi” in mente mi viene una parola… continuo a pensare che sia proprio “bello”.
Paolo Nori, nato a Parma, di mestiere scrittore e traduttore di autori dal russo, ama anche scrivere e mettere in scena spettacoli basati sulla lettura. L’ultimo si intitola “Noi e i Governi”: la raccomandazione per i lettori è di andarlo a vedere, ovunque ne abbiano l’occasione, correndo il rischio di commuoversi, infiammarsi, sognare e, nonostante le raccomandazioni di Nori - che non ama essere interrotto dagli applausi se non a spettacolo concluso - di non riuscire a frenarsi e applaudire a scena aperta rimediando una figuraccia.
Lo scrittore, in uno scenario scarno, fatto solo di un leggio ma accompagnato dal Coro delle Mondine di Novi, che in tutto fanno circa venti coriste dagli enta agli anta, parte dalla lettura dei “Disastri” di Daniil Charms, di cui ha curato di recente la traduzione per la Marcos y Marcos, per una serie di riflessioni e citazioni che di certo non possono lasciare...
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Tipo: BlogGio, 03/02/2011 - 09:15
L’incontro con Paolo Rossi avviene allo SpazioArte di Sesto San Giovanni, nella periferia milanese, pochi minuti prima della presentazione del libro “La commedia è finita”, nato dallo spettacolo “Povera gente”, scritto da Carolina De La Calle Casanova e dal funambolico attore.
Mai titolo sembra, oggi, più azzeccato. A chi è rivolto questo libro?
Questo libro è una sorta di manuale per attori e per non addetti ai lavori. Sono stati raccolti una serie di dialoghi e discussioni che si scambiano fra di loro gli attori a fine spettacolo… un modo per raccontare la nostra vita. Non mancano riflessioni personali sulla nascita e l’essenza del Teatro Popolare.
A oggi come definirebbe il suo percorso artistico?
Un percorso di passaggio, di chi ha avuto la fortuna di imparare dai grandi e vuole insegnare ai giovani, coinvolgendoli in progetti di ampio respiro: non solo nella recitazione ma anche nella parte organizzativa.
Il titolo fa riferimento anche al momento di difficoltà che il Paese sta vivendo?
Anche. Indubbiamente è un periodo...
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Tipo: BlogVen, 21/01/2011 - 13:12
La Vicaria, il Teatro di Emma Dante a Palermo in zona Zisa, è un Teatro “nascosto”. Nascosto in una via poco nota della città, fuori dal centro storico e dai circuiti culturali, nascosto dalla strada da un cancello di ferro e una ripida discesa, nascosto come la stessa protagonista di questa intervista dice di essere.
Incontro Emma Dante alla Vicaria in occasione della presentazione del libro “Intervista con Emma Dante” che inaugura la collana “I Racconti di ‘NZocchè” della Navarra editore. Il luogo è a dir poco suggestivo, teatro non lo si può proprio definire mancando anche delle principali norme di sicurezza che ne possano garantire l’agibilità. Bambole di plastica, sedie spaiate, poltrone tra il comodo e lo sfondato, depliant di ogni genere a foderarne le pareti, luogo dove tutto è sospeso in una dimensione onirica e, se si è proprio a caccia di definizioni, quasi felliniana. La giusta definizione me la suggerisce proprio Emma Dante “La Vicaria è uno spazio insubordinato, libero e autonomo, non sottoposto ad alcun potere in una città in cui spesso vivere è sopravvivere. Specchio di un’Italia ferita e ammalata che forse Pasolini aveva provato a raccontare tanti anni fa e in cui ora ci troviamo dentro sino al collo. Un Paese in cui la...
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