Tutti i contenuti di Sara Durantini
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Tipo: BlogMar, 06/05/2014 - 15:30
Articolo pubblicato nella webzine Sul Romanzo n. 6/2013 Racconto della crisi.
Negli ultimi tempi, la cultura viene vista come qualcosa di cui è possibile (per alcuni anche auspicabile) fare a meno, dal momento che, sembrerebbe, sono altri i bisogni di cui necessita il nostro Paese. Ebbene, questo parere, piuttosto diffuso tra l'opinione pubblica, alimentato da una disinformazione e da una certa approssimazione giornalistica, rischia di allontanare dalla realtà della situazione.
Per chiarire le idee si potrebbe partire dal rapporto 2013 di Federculture che a luglio 2013, nella sala della Protomoteca in Campidoglio, ha presentato i dati relativi al 2012 riguardanti il settore culturale, alzando i toni e dichiarando lo stato d'allarme. Il 2012 ha registrato, infatti, un -4,4% sulla spesa per la cultura. A questo si associano i dati sulla ricezione culturale negativi in ogni settore, con un calo significativo per quel che concerne...
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Tipo: BlogVen, 15/11/2013 - 12:30
Lo scrittore Roberto Bolaño raccontando il Cile di Pinochet riesce a creare un'atmosfera estremamente realistica che trasuda il dolore e la miseria, il patimento di un'intera generazione rovesciatosi, per riflesso, nei decenni successivi. I figli di questa sofferenza hanno taciuto il loro passato, alcuni non l’hanno conosciuto se non in età adulta, altri hanno rielaborato quel poco che i genitori sono stati in grado di raccontare. Bolaño dipinge la disperazione di quegli anni e il lettore corre veloce sul filo delle parole incastonate dallo scrittore, il quale definisce la struttura e la forma della dittatura di Pinochet. Ora, se proviamo a immaginare queste atmosfere come sfondo politico e sociale di un romanzo e aggiungiamo una storia d'amore adolescenziale che matura e sprigiona la sua forza nell'arco di un trentennio per poi subire il peso di...
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Tipo: BlogGio, 10/10/2013 - 11:30
Tutto il mare tra di noi è il titolo del romanzo d'esordio di Dina Nayeri, scrittrice e professoressa, conosciuta soprattutto negli Stati Uniti per la sua versatilità, insignita di riconoscimenti per il suo libro (Barnes and Noble Discover Great New Writers book), tradotto in venti Paesi, in Italia uscito per Piemme nella traduzione di V. Februari. Con Tutto il mare tra di noi, Nayeri offre ai lettori uno sguardo intimo e viscerale sull'Iran, luogo che le ha dato i natali, ricostruendo uno scenario, quello degli anni Settanta nel pieno della rivoluzione khomeinista, che procede attraverso i ricordi della protagonista e delle persone a lei vicine, un mosaico di arretratezza ed eredità spirituale, bagaglio culturale e conoscenza, che indaga il significato dell'abbandono in patria e oltreoceano.
I ricordi di Saba Hafezi si incrinano come cristallo sotto la spinta di sollecitudini, eppure lei...
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Tipo: BlogDom, 01/09/2013 - 11:30
Quando penso a New York la memoria sfoglia i versi di García Lorca, una scrittura limpida, trasparente, asciutta pur nella sua complessità simbolica, nella sua intricata, e per questo affascinante, matrice multiculturale che affonda le radici nei gitani dell'America Latina per poi rovesciarsi nella dinamica e intraprendente New York rappresentata ora dai negros di Harlem ora dalla solitudine del poeta che vive di ricordi e rimpianti, tentando di uscire dal fango nostalgico per costruire un presente nel quale possa trovare un ruolo e una collocazione. La vasta umanità di Lorca spinge a immaginare una città desolatamente vuota, dove il contatto viene raggiunto con fatica e dolore; una città che potrebbe dirsi piena di sé a tal punto da non lasciare spazio per nessun altro.
Questo pensavo di New York fino a quando non ho letto Città aperta di Teju Cole (traduzione di Gioia Guerzoni, Einaudi, 2013). Lo squarcio che si avverte nella narrazione è un'irripetibile...
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Tipo: BlogMar, 06/08/2013 - 15:30
Fin dalla prima infanzia, Shirin Neshat ha conosciuto l’Occidente attraverso la visione fiabesca rielaborata del padre. Adora lo Shah, ne fa il suo stile di vita, ma l’idea dell’Occidente tramandatole dal padre non l’abbandona, al contrario si concretizza sempre più quando- nel 1974 da Qazvin a pochi chilometri da Teheran, viene mandata dalla famiglia negli Stati Uniti dove completerà gli studi all’Università di Berkeley. Cinque anni dopo, il fermento culturale californiano cederà il posto a una scelta necessaria, una forma di esilio forzato, per poter sfuggire alla rivoluzione del ’79. E così che la sua vita all’estero assume sfumature differenti da come se l’era immagina e quel mito favolistico dell’Occidente si trasforma in una deludente gabbia dorata.
Il bisogno di raccontare è un richiamo atavico, che sembra attaccato alla pelle e alle ossa di Shirin Neshat. Il racconto è insito nella mente, si esprime attraverso il suo corpo prima ancora che attraverso la sua produzione artistica. Da sempre Shirin Neshat è impegnata nella rappresentazione cinematografica e letteraria del suo Paese: raccontare la storia del...
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