Tutti i contenuti di Maria Fabia Simone
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Tipo: BlogMer, 04/03/2020 - 09:30
Se ogni generazione si impegnasse a lasciare in eredità solo mattoni integri o incrinati, invece di macerie e cocci da raccogliere, ciascun individuo sarebbe in grado di riconoscere il proprio posto nel mondo, grazie anche alla consapevolezza di essere una parte imprescindibile di un “noi” che contribuisce alla Storia dell’umanità?
E se il codice genetico contemplasse anche i sogni, che forma avrebbe il senso di smarrimento che ci attanaglia di fronte a un presente incerto e un futuro perfino inconcepibile? Come ci sorprenderebbero i bilanci, intermezzi di vita che ci braccano, pretendendo risposte sulla nostra identità e chiedendo conto di tutto ciò che è stato realizzato, interrotto, lasciato sospeso, a volte abbandonato? Forse ci coglierebbero meno affannati dalla ricerca, a tutti i costi, di una direzione da seguire, un’idea da difendere, un dogma in cui credere. Un modello da replicare, nella piena soddisfazione delle aspettative, proprie e altrui. Forse.
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Tipo: BlogMar, 06/08/2019 - 12:30
C’è un vento che, quando soffia, non porta mai buone notizie. È il libeccio che si alza a luglio e, cambiando direzione, ha il potere di scombussolare le vite delle persone, i rapporti, gli equilibri che s’instaurano tra le mura domestiche, perfino gli amori più grandi. L’aria che trasporta è carica di incertezza, inquietudine che, correndo tra le strade della città, s’insinua nelle menti degli individui, piantandovi il seme del cattivo presagio.
Ed è ciò che accade a Luigi Alfredo Ricciardi, protagonista del romanzo Il pianto dell’alba (Einaudi, 2019) con cui l’autore mette fine a un ciclo tanto amato dal pubblico. Maurizio de Giovanni aveva annunciato che le vicende del Commissario dagli occhi verdi non avrebbero avuto un seguito, gettando i numerosi ammiratori in un’attesa di curiosità e dispiacere per una chiusura, almeno per ora, senza speranza di appello.
Per chi, come me,...
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Tipo: BlogSab, 06/07/2019 - 12:30
«Non tutti capiscono la storia mentre accade» afferma uno dei tanti personaggi che abitano l’universo raccontato da Concita De Gregorio nel suo ultimo libro Nella notte (Feltrinelli, 2019). Una frase che racchiude l’intero romanzo che, a partire dal titolo, ci accompagna in un mondo in cui le questioni importanti si snodano nell’ombra, tra incontri segreti, ricatti, macchine del fango e perfino la morte di un ragazzo per overdose, a prima vista casuale e senza alcuna connessione con il contesto in cui avviene. Eppure, già attraverso la copertina – una finestra luminosa, circondata dal blu e dal nero dell’oscurità, dietro cui si intravedono tre sagome maschili che conversano –, l’autrice presenta il fulcro del suo intreccio narrativo: non è nei luoghi istituzionali che si esercita, si assume e si perde il potere, ma in altri spazi, celati, che possono essere una casa nel centro di Roma o un ristorante di periferia, ubicato all’ultimo piano di una palazzina dismessa. E tutto ciò che ne deriva di importante, che sta dietro alle...
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Tipo: BlogGio, 23/05/2019 - 12:30
Da sempre c’è un desiderio che ossessiona i comuni mortali: scoprire l’elisir di giovinezza o una qualsiasi formula in grado di fermare il processo di avvizzimento degli esseri umani, avvicinandoli alle divinità della mitologia greca. Oggi, malgrado i progressi scientifici, ciò permane un miraggio e tutti noi, o prima o poi, dobbiamo fare i conti con la vecchiaia che irrompe, inesorabile, nella vita, costituendone un pezzo importante e imprescindibile. Un momento a cui nessuno può sottrarsi quando si manifesta sul corpo, ma anche sulla mente e sull’anima, mostrando le sue contraddizioni: gli anni avanzano ma allo stesso c’è un arretramento dei pensieri, si riavvolge il nastro. Si cammina in avanti ma con la testa girata indietro. Ed è a quel punto che il tempo sembra trasformarsi, accelerando e rallentando, dilatandosi e accorciandosi, diventando...
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Tipo: BlogGio, 09/05/2019 - 10:30
La perdita di una persona amata è un rischio a cui la Vita espone tutti noi, senza indicarci se e quando ne saremo vittime: potrebbe accadere, o potremmo essere risparmiati dalla sofferenza che essa comporta, oppure potrebbe colpirci ma in maniera più lieve, come nel caso della fine di una relazione. Nelle ipotesi peggiori invece potrebbe sbriciolare tutto il nostro universo, interiore e non, attraverso quella mancanza a cui non c’è rimedio: la morte dell’altro. Tutto ciò è una “consapevolezza non consapevolezza” di cui gli individui, senza esclusione, sono dotati, ma ne esistono alcuni per cui questo pensiero è una vera e propria ossessione che li intrappola in un labirinto di paure, debolezze e traumi. E quando si presenta loro la possibilità di seguire la strada che conduce all’uscita, fuggono e si perdono di nuovo. Riarrotolano il filo del loro vissuto, ci si attorcigliano e ci si aggrappano perché è il loro porto sicuro, l’unico sentiero a loro familiare, lo scudo che li protegge...
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Tipo: BlogSab, 13/04/2019 - 12:30
La fuga dalle proprie radici finisce, prima o poi, con un ritorno a casa, a se stessi. Tante volte si scappa dalle proprie origini, a volte è un allontanamento dalla nostra parte più oscura, altre è semplicemente la curiosità di conoscere l’ignoto. Talvolta è invece la strada che si decide di percorrere quando gli sconosciuti siamo proprio noi e compiamo scelte dettate dalla confusione interiore. Qualunque sia la motivazione, esiste un momento della vita in cui quelle stesse radici tornano ad affondare dentro di noi e ci attirano, spazzano via le ragioni che ci hanno spinti lontani e ci ricordano che non abbiamo mai smesso di avere bisogno di loro.
«Prima che morisse il Vecchio, avevo avuto un periodo d’insofferenza. Non ero particolarmente insoddisfatto di ciò che stavo facendo – nel complesso i ragazzi erano piacevoli e ansiosi di apprendere –, però mi ritrovavo a pensare più...
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