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  • Autore: Morgan Palmas
    Ven, 08/05/2009 - 18:24
    Un incipit per contrasto è un’ottima forma per destabilizzare e coinvolgere il lettore. Subito un esempio tratto da “Tropico del cancro” di Henry Miller:

    Abito a villa Borghese. Non un granello di polvere, non una sedia fuori posto. Siamo soli, e siamo morti.
    Ieri sera Boris si è accorto di avere i pidocchi. Gli ho dovuto radere le ascelle, ma il prurito non ha smesso. Come si fa a prendere i pidocchi in un posto bello come questo?

    Miller ha scelto la strada dello stupore. Ci si chiede subito la medesima domanda: a villa Borghese i pidocchi? Eppure non pochi sono stati gli scrittori che con incipit di foggia simile hanno creato romanzi incredibili e rimasti nella storia della letteratura.
    Perciò, se desiderate stupire chi vi legge, dedicate all’incipit il tempo necessario per renderlo accattivante, studiate parola per parola, concetto per concetto, intrecciate gli elementi per ottenere un effetto spiazzante.

    Aprite il post per gli argomenti correlati.











  • Autore: Morgan Palmas
    Gio, 07/05/2009 - 10:56
    Non è facile descrivere le vicende di un personaggio nichilista, i tempi di Bazarov sono lontani oramai.

    Come ti esprimi! Vedi cosa faccio: nella valigia è rimasto un posto vuoto e ci metto il fieno; è così anche nella valigia della nostra vita; bisogna riempirla di qualunque cosa, purché non ci resti un vuoto.
    ["Padri e figli" di Ivan Turgenev]

    L’epoca contemporanea ha imposto schemi complessi, modalità più sottili, troppa presunzione vezzeggia molti. Dietro lo sviluppo del nichilismo, non v’è stato nella maggior parte dei casi un corrispettivo letterario, come se tale tematica fosse relegata alle massime nicciane o i movimenti russi dell’Ottocento. Una piccola minoranza di scrittori ha raccolto invece la pesante eredità, proponendo, rielaborando, trovando nuove vesti.
    Mi piace ricordare un grande scrittore francese, ancora poco conosciuto.

    «A che serve raccontarsi delle storie? Te l’ho già spiegato, Rico, io è come se...







  • Autore: Morgan Palmas
    Mer, 06/05/2009 - 11:19
    Se narrare è immaginare, risulta forse semplice comprendere che da lì dobbiamo partire. Una delle tecniche più usate per raccontare una storia è di visualizzare prima di scrivere.
    Un esempio dal mondo della poesia per rendere l’idea: William Wordsworth, uno dei massimi esponenti del romanticismo inglese, dichiarò nella prefazione alle “Lyrical Ballads” che la “poesia trae la sua origine dall’emozione riportata alla mente nella tranquillità”.
    L’operazione non è molto diversa nella creazione di prosa, si hanno delle emozioni (non solo) e poi con calma si cerca di immaginare fatti, azioni, personaggi, eccetera.
    Se l’autore non ha avuto emozioni in ciò che scrive, può egli pretendere di donarle al lettore?

    Ecco allora che il consiglio di farsi trascinare con la mente fra visualizzazioni, in seguito ad un evento, appare più chiaro. Fotografando mentalmente, immaginando, emozionandosi, prendendo appunti anche. A chi decide di scrivere un romanzo non deve mai mancare un foglio e una penna per annotare scene vissute o osservate.

    Una volta da soli, si riporti alla mente tutto quello che serve per...






  • Autore: Morgan Palmas
    Mar, 05/05/2009 - 11:24
    Recarsi da Venezia a Torino in auto, attraverso quale percorso? La maggior parte risponderebbe che l’autostrada rappresenta la scelta più veloce, più di buon senso, partendo dalle gondole con un unico obiettivo: la Mole Antonelliana. Chi andrebbe a Bologna per poi andare a Modena, Genova, Milano, Varese, di nuovo Milano e infine nel capoluogo Torinese?.

    Nella scrittura accade spesso l’esatto contrario, ci si complica la vita, ci sono ritorni indietro nel tempo (flashback), non c’è linearità, la linea del tempo non è puntata per tutta la narrazione nel medesimo senso. O meglio, soltanto una mano esperta si può permettere risultati buoni facendo emergere le vicende senza che l’autore sia onnisciente.

    Decidere da principio se si è onniscienti o meno è fondamentale. Sia chiaro, vi possono essere effetti letterari e tecniche virtuose di ibridazione, però non è da raccomandare ad un principiante.
    Allorché cada la scelta sull’onniscienza dell’autore, avremo a disposizione la possibilità di creare attesa, coincidenze e sorprese in maniera consapevole. Pensiamo alle galline, girano di continuo la testa alla ricerca di chissà che cosa, un moto atavico di specie, così dobbiamo immaginare il lettore quando leggerà la vostra storia: mutamenti di prospettiva.
    Nell’altro caso invece si pensi a un elefante che avanza calmo e con lo sguardo ben fisso davanti. I fatti emergono uno dopo l’altro senza ricordi, senza flashback,...





  • Autore: Morgan Palmas
    Lun, 04/05/2009 - 12:37
    Il denaro permea la nostra esistenza. Eppure la letteratura ne subisce il fascino a tratti, velatamente, con ingenua ipocrisia talvolta. Ogni giorno vi sono nel mondo milioni e milioni di scambi attraverso l’uso del denaro: operai, ingegneri, tabaccai, imprenditori, contadini, insegnanti, sindacalisti, politici, giornalisti, eccetera. L’intera umanità lo riceve e lo consegna di continuo.
    In tale condizione, sia che si subisca sia che se ne benefici, sia nella povertà che nella ricchezza, narrare storie implica il più delle volte raccontare anche scambi di denaro.
    Quali modalità preferire? Alcune immagini che possano stimolare la fantasia.
    Ci sono, com’è ovvio, le monete e le banconote. Le prime possono essere lanciate a distanza, le seconde no, in un impulso d’ira. Le prime, cadendo a terra o su un tavolo, fanno rumore, non le seconde. In entrambe vi sono immagini, chi è rappresentato? Può questo divenire spunto per una coincidenza, per un ricordo, per una previsione?.

    «Ancora una banca, amico mio, ancora una banca!...», ripeteva con fare canzonatorio. «Metterei più...




  • Autore: Morgan Palmas
    Gio, 30/04/2009 - 08:07
    Non si scorgono nell’uso della lingua d’una persona abitudini, timbri, ripetizioni, ritmo? La caratterizzazione del linguaggio dei personaggi dovrebbe includere tali aspetti. Un protagonista non è solo azione e pensiero, altresì espressione linguistica.
    Chi ha letterariamente il convincimento che i dialoghi siano soltanto un’evoluzione distinta dall’utilizzo della lingua è alle prime armi nella scrittura. Il successo di non pochi scrittori appartiene alla capacità di gestire un personaggio in tutte le sue forme, dalle sue gesta fino alla ripetizione smodata d’un avverbio per esempio.

    Possiamo donare caratterizzazione ad un signore anziano in molti modi: il tipo di aggettivi che “frequenta” (se ne fa uso), il tono della voce, la velocità o la calma di pronunciare parole, le pause, l’abitudine a servirsi di espressioni di meraviglia (Davvero? Ne sei sicuro? Non scherzare dai! Ecc), termini desueti: l’elenco delle modalità potrebbe essere assai lungo.

    La mia esperienza è la seguente: quando mi cimentai circa dodici anni addietro alla stesura del mio primo romanzo, presi un quaderno e tenni alcune facciate per ogni personaggio che andavo inserendo nella storia. Non solo cercai di creare Davide o Antonio o Elena nel linguaggio adottato, tentai anche di pensare un’evoluzione del linguaggio (grazie a loro letture, esperienze, riflessioni). Quanto al principio che mi proposi, che era di natura davvero creativa, mi convinsi...




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Il blog Sul Romanzo nasce nell’aprile del 2009 e nell’ottobre del medesimo anno diventa collettivo. Decine i collaboratori da tutta Italia. Numerose le iniziative e le partecipazioni a eventi culturali. Un progetto che crede nella forza delle parole e della letteratura. Uno sguardo continuo sul mondo contemporaneo dell’editoria e sulla qualità letteraria, la convinzione che la lettura sia un modo per sentirsi anzitutto cittadini liberi di scegliere con maggior consapevolezza.

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