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Come scrivere un romanzo in 100 giorni

Le ultime dal blog...

  • Autore: Morgan Palmas
    Sab, 27/06/2009 - 14:02
    La griglia che avete plasmato all’inizio non è un trucco da prestigiatori che poi esaurisce la sua magia, bensì un “luogo” nel quale tornare di continuo.
    Una delle ragioni che dovrebbero spingervi a consultarla mentre scrivete è rappresentato dalla coerenza di cui capirete giorno dopo giorno l’importanza.
    La coerenza riguarda i rapporti fra le diverse parti del romanzo.

    Se un ragazzo aveva perso un occhio in un incidente non potrà ovviamente vedere il mondo allo stesso modo e la griglia vi servirà per legare tale evento al resto della storia. Questo è un fatto evidente; vi sono altre condizioni che sfidano la coerenza e uno scrittore alle prime armi potrebbe cadere con facilità in errore.
    Immaginate che a pagina 20 fate dire a Luigi di odiare gli animali, è chiaro che a pagina 97 appare quanto meno assurdo che lui possa decidere di ospitare con tranquillità un piccolo gatto in casa perché la figlia lo trova abbandonato in un vicolo. La coerenza va a braccetto con la chiarezza: lo scrittore non deve perdere i particolari, potrebbero...




  • Autore: Morgan Palmas
    Ven, 26/06/2009 - 15:05

    Buongiorno, vorrei iniziare chiedendole a quale età si è avvicinata alla scrittura e se è stato o meno un caso fortuito.

    Ricordo esattamente di aver provato grande piacere a scrivere il tema della licenza media, a tredici anni. Ma poi, con lo stesso piacere, ho scritto solo diari e lettere (molte) o poesie adolescenziali. Per una ventina d’anni ho abbandonato del tutto la scrittura a favore della musica che richiede un impegno notevolissimo (sono violinista), ma non ho mai smesso di leggere e questo è fondamentale. Ho ripreso la penna in mano a quaranta anni per farmi finalmente un regalo e scrivere qualcosa che non fosse autobiografico. Un aneddoto? A Venticinque anni circa dissi: ‘Se pubblicassi un romanzo potrei anche morire il giorno dopo’. Ovviamente non sono più della stessa opinione!

    Se consideriamo come estremi l’istinto creativo e la razionalità consapevole, lei collocherebbe il suo modo di produrre scrittura a quale distanza dai due?

    Di certo assai vicino a un istinto, la fase razionale interviene quasi esclusivamente in fase di rilettura ed editing. Però sono fortunata perché il mio scrivere d’istinto ha una sua logica interna, segue coerentemente una storia e i personaggi. Insomma nulla che assomigli a un informe magma d’idee, il libro si scrive in buona parte da solo.

    Moravia, cascasse il mondo, era solito scrivere tutte le mattine, come descriverebbe invece il suo stile? Ha un metodo rigido da rispettare o attende...







  • Autore: Morgan Palmas
    Ven, 26/06/2009 - 15:00
  • Autore: Morgan Palmas
    Ven, 26/06/2009 - 14:46
    “Alessia ed io eravamo al mare, volevamo chiacchierare, non soltanto fare un’uscita fra amiche; mi dice: «Amo il canto, lo sai?». E io: «Non ci sono mai riuscita, antiche paure famigliari». Era bello parlare con lei, le altre erano dure con me”.

    Che cosa c’è che non funziona? Sì, le continue omofonie (mare/chiacchierare/fare/parlare, eravamo/volevamo, soltanto/canto, amiche/antiche, paure/dure). Sono orribili da leggere. Siate vigili, rendono un testo pesante, impresentabile se avete il desiderio di tentare una pubblicazione.
    Altra cosa può essere il linguaggio d’un personaggio, caratteristico in tal senso, magari perché si diverte a farlo, vituperando chi ha di fronte o per un’esigenza grossolana poetica (in rima) che lo coinvolge da sempre.

    Al medesimo modo attenti alle ripetizioni. Il vocabolario che abbiamo a disposizione nella lingua parlata di tutti i giorni, di gran lunga inferiore alla vastità dei lemmi italiani, è uno specchio che si riflette di continuo: c’è l’abitudine a ripetere taluni termini.
    Pensate a una...





  • Autore: Morgan Palmas
    Gio, 25/06/2009 - 13:58

    Buongiorno, vorrei iniziare chiedendole a quale età si è avvicinata alla scrittura e se è stato o meno un caso fortuito.

    Se per avvicinarmi alla scrittura si vuole intendere l'abitudine di organizzare i propri mondi per iscritto, direi molto presto, intorno ai tredici anni. A testimoniarlo ci sono decine di diari pieni zeppi delle mie grafomanie di adolescente, lettura che non consiglierei nemmeno ai più motivati. Il momento della pubblicazione è stato invece tardivo, non cercato e del tutto casuale. Avevo 34 anni e tenevo un blog tematico anonimo quando ho ricevuto la proposta del mio primo editore; prima di decidere che era quello che volevo però ci sono volute diverse settimane.

    Se consideriamo come estremi l’istinto creativo e la razionalità consapevole, lei collocherebbe il suo modo di produrre scrittura a quale distanza dai due?

    Molto vicino all'istinto, che però non leggo come attitudine in contrasto con la razionalità consapevole; anzi, man mano che la predisposizione naturale si è fatta scelta professionale, ha richiesto l'affinamento di nuovi strumenti e consapevolezze; in questo senso credo ci sia una differenza grande tra l'istinto, che si presta ad essere governato con profitto, e l'ispirazione, effimero regno degli eterni principianti.

    Moravia, cascasse il mondo, era solito scrivere tutte le mattine, come descriverebbe invece il suo stile? Ha un metodo rigido da rispettare o attende nel caos della vita un’...







  • Autore: Morgan Palmas
    Gio, 25/06/2009 - 12:36
    Nella lezione 30 vi parlavo di originalità. Voglio aggiungere alcuni elementi sui quali farvi riflettere ulteriormente. Un romanzo ci può colpire per varie ragioni, la sensazione più stimolante è quando riesce a farci osservare il mondo con occhi diversi.

    Prima si pensa lo spazzacamino in un certo modo, leggi Dickens e ne esci con idee nuove. Prima si pensa il rapporto fra arte e scienza con alcune visioni, leggi Musil e ne esci con una testa diversa. Lo stesso accade per i prigionieri con “Resurrezione” di Tolstoj, per le speranze rivoluzionarie con “Vino e pane” di Silone, o venendo a qualche contemporaneo, per i legami sentimentali tormentati con “L’amore contro” di Covacich o per le ossessioni di un solitario con “I quindicimila passi” di Trevisan.

    L’originalità è un approccio mentale, questo è sicuro, è altresì una ricerca di idee. Ora, a parte la vostra mente, dovete trovare le idee che possano rendere originale il vostro romanzo. Non occorre che sia stato già tutto definito nella griglia, anche se ne rappresenta il laboratorio...



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