
CURIOSITÀ GRAMMATICALI
Non ti ricordi una regola? Noi proviamo ad aiutarti.
Buongiorno, vorrei iniziare chiedendole a quale età si è avvicinata alla scrittura e se è stato o meno un caso fortuito.
Ricordo esattamente di aver provato grande piacere a scrivere il tema della licenza media, a tredici anni. Ma poi, con lo stesso piacere, ho scritto solo diari e lettere (molte) o poesie adolescenziali. Per una ventina d’anni ho abbandonato del tutto la scrittura a favore della musica che richiede un impegno notevolissimo (sono violinista), ma non ho mai smesso di leggere e questo è fondamentale. Ho ripreso la penna in mano a quaranta anni per farmi finalmente un regalo e scrivere qualcosa che non fosse autobiografico. Un aneddoto? A Venticinque anni circa dissi: ‘Se pubblicassi un romanzo potrei anche morire il giorno dopo’. Ovviamente non sono più della stessa opinione!
Se consideriamo come estremi l’istinto creativo e la razionalità consapevole, lei collocherebbe il suo modo di produrre scrittura a quale distanza dai due?
Di certo assai vicino a un istinto, la fase razionale interviene quasi esclusivamente in fase di rilettura ed editing. Però sono fortunata perché il mio scrivere d’istinto ha una sua logica interna, segue coerentemente una storia e i personaggi. Insomma nulla che assomigli a un informe magma d’idee, il libro si scrive in buona parte da solo.
Moravia, cascasse il mondo, era solito scrivere tutte le mattine, come descriverebbe invece il suo stile? Ha un metodo rigido da rispettare o attende...
Buongiorno, vorrei iniziare chiedendole a quale età si è avvicinata alla scrittura e se è stato o meno un caso fortuito.
Se per avvicinarmi alla scrittura si vuole intendere l'abitudine di organizzare i propri mondi per iscritto, direi molto presto, intorno ai tredici anni. A testimoniarlo ci sono decine di diari pieni zeppi delle mie grafomanie di adolescente, lettura che non consiglierei nemmeno ai più motivati. Il momento della pubblicazione è stato invece tardivo, non cercato e del tutto casuale. Avevo 34 anni e tenevo un blog tematico anonimo quando ho ricevuto la proposta del mio primo editore; prima di decidere che era quello che volevo però ci sono volute diverse settimane.
Se consideriamo come estremi l’istinto creativo e la razionalità consapevole, lei collocherebbe il suo modo di produrre scrittura a quale distanza dai due?
Molto vicino all'istinto, che però non leggo come attitudine in contrasto con la razionalità consapevole; anzi, man mano che la predisposizione naturale si è fatta scelta professionale, ha richiesto l'affinamento di nuovi strumenti e consapevolezze; in questo senso credo ci sia una differenza grande tra l'istinto, che si presta ad essere governato con profitto, e l'ispirazione, effimero regno degli eterni principianti.
Moravia, cascasse il mondo, era solito scrivere tutte le mattine, come descriverebbe invece il suo stile? Ha un metodo rigido da rispettare o attende nel caos della vita un’...
Buongiorno, vorrei iniziare chiedendole a quale età si è avvicinato alla scrittura e se è stato o meno un caso fortuito.
No, ho sempre saputo che avrei fatto lo scrittore. L’ho capito appena ho appreso “come si fa “ a leggere, sui 5 anni. Verne e soprattutto Salgari, ma anche i fratelli Grimm e Andersen. E quintali di fumetti.
Ho appreso, da subito e di istinto, che il lettore deve essere esclusivo (nulla esiste fuori della lettura) ed onnivoro (tutto - l’universo intero e ogni altro possibile e impossibile universo- è nella lettura) oppure non è un lettore.
L’ho capito quando mi sono trovato a riempire con la mia grafia da spennacchiotto (per la quale ho preso anche pessimi voti in condotta) quaderni di improbabili avventure e ringhianti poesie.
Un giorno mi trovai a fare sintesi tra le due cose (avventura e poesia) raccontando in versi Orlando che cerca di spezzare la sua Durlindana dopo la sconfitta di Roncisvalle. Lì avvertii in qualche modo che la mia sorte era segnata.
In questi anni maturi non ho accettato i compromessi. Mi misi a cercare, a leggere ancora di più, a costruire linguaggio. I miei insegnanti di lettere li posso dividere, dalle elementari all’università, tra quelli che mi davano dieci (forse perché intuivano qualcosa) e quelli che mi avvicinavano allo zero. Senza sfumature intermedie. Devo dire, con i parametri adulti, che avevano ragione i secondi.
Scrivevo effettivamente male.
Sentivo il tema come una prigione,...
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