
CURIOSITÀ GRAMMATICALI
Non ti ricordi una regola? Noi proviamo ad aiutarti.
Buongiorno, vorrei iniziare chiedendole a quale età si è avvicinato alla scrittura e se è stato o meno un caso fortuito.
Il mio avvicinamento alla scrittura è in due fasi. Il primo momento è all’età di 13–14 anni quando, stimolato dalla lettura dei gialli per ragazzi della Mondadori (I tre investigatori e gli Hardy Boys) scrissi a mia volta alcuni racconti gialli. Poi la mia vena di scrittore sembrò scomparire, sommersa dalle tante altre cose che via via hanno attirato la mia attenzione e le mie energie nell’adolescenza prima, nell’età giovanile ed adulta poi. In realtà la vena non era scomparsa ma solo sopita per riemergere poi quasi trent’anni. Ed il merito di questa “riemersione” è di mia moglie che un paio di anni fa, dopo essere rimasta affascinata da alcuni miei articoli e scritti professionali, mi stimolò a scrivere qualcosa di più creativo, un racconto ed un romanzo. E così, dopo poco tempo, è nata Penelope.
Se consideriamo come estremi l’istinto creativo e la razionalità consapevole, lei collocherebbe il suo modo di produrre scrittura a quale distanza dai due?
Sono sicuramente e decisamente spostato verso l’istinto creativo. I personaggi e le storie con le quali creo i miei romanzi mi vengono alla mente da sole senza un’elaborazione razionale. La razionalità interviene solo nella successiva fase di limatura ma senza incidere mai profondamente sulla struttura del romanzo.
Moravia, cascasse il mondo, era solito scrivere...
Immagine: un bambino pedala felice sulla sua nuova bicicletta, ora appoggiandosi sulla rotella di sinistra, ora su quella di destra. Il suo equilibrio, pur difficile da ottenere, corrisponde esattamente al limite meccanico che è stato imposto. Nella vita ahimè ognuno di noi è senza tali rotelle, o per dirla in altri modi, forse più congeniali a quanto poi andrò scrivendo, i limiti meccanici tentiamo di rifletterli nei mondi interiori con categorie. Categorie che ci permettono non soltanto di condurre le giornate senza lasciarci travolgere da ogni nuova condizione (immagazziniamo approcci di comportamento grazie alle categorie mentali che produciamo), altresì ci abituano a ragionare, discernere, criticare, giudicare. Quanto più le nostre categorie rimangono uguali con il trascorrere degli anni, tanto più le domande che ci poniamo diminuiscono. Agli antipodi, se mutano di continuo, non troviamo mai pace, sempre oppressi da uno stato di precarietà interiore. Siamo destinati a trovare l’equilibrio fra le nostre categorie, se si vuole vivere con più...
Buongiorno, vorrei iniziare chiedendole a quale età si è avvicinato alla scrittura e se è stato o meno un caso fortuito.
Il mio approccio alla letteratura è stato del tutto casuale, affatto precoce. Nonostante avessi la casa piena di libri ho passato infanzia e adolescenza senza praticamente leggere nulla, se non i testi scolastici e i pochissimi romanzi indicati dalle professoresse d’italiano. Ho iniziato a leggere di più all’università, nei primi mesi soprattutto, perché da fuorisede appena proiettato in una realtà nuova e un po’ chiusa come Siena trascorrevo molto più tempo da solo. La lettura è così, se si inizia non se ne riesce più a fare a meno, anche se ancora non avrei mai immaginato che avrei provato a fare lo scrittore. Poi, banalmente, in seguito a una delusione amorosa, è arrivata una forte esigenza d’introspezione, che poi si è trasformata in un bisogno ancora più grande e irrinunciabile, quello cioè di ergersi a demiurgo della realtà. Seppur illusoriamente, infatti, la scrittura è l’unico strumento a disposizione dell’uomo che consente di riordinare il caos.
Se consideriamo come estremi l’istinto creativo e la razionalità consapevole, lei collocherebbe il suo modo di produrre scrittura a quale distanza dai due?
Credo che queste due grandezze non siano realmente separate tra loro. Esistono l’una grazie all’altra. In un romanzo devono coesistere questi due diversi momenti e integrarsi tra loro. Pagine in cui la storia che si è...
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