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Led Zeppelin, tra mitologia e fantasy

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Di Fabiana Giovanetti

Led Zeppelin, il fantasy nella musica

L’inconsueto incontro tra la realtà ed il mondo fantastico di elfi e draghi è spesso tema centrale di testi complessi e visionari di gruppi più o meno famosi del panorama musicale.
Una band che tra le altre è riuscita meglio a sintetizzare questa influenza sono i Led Zeppelin di Robert Plant, Jimmy Page, John Paul Jones e John “Bonzo” Boham.
Robert Plant coltiva una passione viscerale per la cultura celtica e racconti fantasy di impianto medioevale mentre Jimmy Page viene spesso citato per la sua passione per l’occulto e la magia. 

É doveroso riconoscere che nessuno dei quattro membri fu totalmente immune dal fascino della stregoneria e del fantastico. Nella quarta di copertina del loro capolavoro “Led Zeppelin IV” l’unica firma da loro utilizzata sono quattro simboli. Page e Plant li disegnarono basandosi sulla loro immaginazione, mentre Boham e Jones li trovarono su un libro di magia.
I più interessanti – e aggiungerei notevoli – rimandi sono associati alla trilogia de “il Signore degli Anelli” di J. R. R. Tolkien, di cui Plant era un appassionato lettore. 

Una prima allusione è riscontrabile in “Ramble On” (“Led Zeppelin II”) in cui Plant descrive il lungo vagabondare di un Io ignoto nel regno di Mordor (“It was in the darkest depths of Mordor”).
Il soggetto è indubbiamente Frodo Baggins, il quale racconta dei suoi disparati incontri lungo il suo cammino. Sono citati il malvagio Gollum (“Gollum and the evil one”) e la bellissima Arwen (“I met a girl so fair”), la donna amata da Aragon.
A Tolkien si deve anche l’introduzione della canzone, in quanto sono presenti alcuni riferimenti al poema in Elfico chiamato “Namárië” o “Lamento di Galadriel”. 

Nell’album “Led Zeppelin III” sono presenti inoltre richiami storico-mitologici riguardanti le leggende nordiche e le spedizioni vichinghe dell’ottavo-nono secolo, come testimonia “Immigrant Song”. Oltre a descrivere le spedizioni di conquista islandesi verso l’America Occidentale è presente un interessante riferimento al Valhalla (“To fight the horde, sing and cry: Valhalla, I am coming!”). Dalla mitologia scandinava il Valhalla corrisponde al luogo con cui le Valchirie scortavano le anime dei soldati morti in battaglia. Sempre dallo stesso album “Gallows Pole” rievoca una antica leggenda orale britannica, “The Maid Freed from the Gallows”, che i Led Zeppelin modificano scegliendo come protagonista un uomo. 

L’album che racchiude la più fitta rete di citazioni non può che essere “Led Zeppelin IV”, originariamente senza nome e conosciuto come uno dei grandi misteri della storia del rock.
“Black dog” è il primo pezzo dell’album. Il cane nero è segno di sventura nella tradizione folkloristica britannica, tanto che viene associato a presagi di sventure e morte.
La grande ballata del disco, “The Battle of Evermore”, si presenta come una vera e propria trasposizione di alcuni episodi della saga di Tolkien. Si narra della solitaria scalata verso Mordor di Frodo (“the prince of peace”) e il suo servo Samwise Gamgee, della regina degli elfi Galadriel (“queen of light”) e del malvagio Sauron (“the dark lord”). È inoltre presente una citazione dal ciclo bretone di Re Artù: l’isola di Avalon, dove fu forgiata la spada Excalibur.
In “the Misty Mountains” l’unico riferimento risiede nel titolo stesso, in quanto questa catena montuosa è citata in più di una opera dello scrittore inglese.
“Stairway to Heaven” nasce invece dalla ossessione di Page per l’occulto e la lettura di Plant del libro di Lewis Spence, “The Magic Arts in Celtic Britain”.

Questo non vuole che essere un breve riassunto con la speranza di essere stata in grado di solleticare la vostra curiosità e spingervi a ricercare quante più citazioni all’interno dei testi dei Led Zeppelin. Non mi resta che augurarvi buon viaggio.
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