“Non Sono Sidney Poitier” di Percival Everett
Autore: AnonimoMer, 27/10/2010 - 10:49
Di Sara Gamberini
“Non Sono Sidney Poitier” di Percival Everett (Nutrimenti, traduzione di Marco Rossari)
E si ricordi: sia se stesso. A meno che non le venga in mente qualcuno di meglio.
Chiunque abbia dovuto occuparsi con accanimento e per destino della propria identità amerà questo libro.
Chiunque abbia avuto un'infanzia malandata, abitata da genitori adorabili e balordi si commuoverà con questo libro.
Chiunque galleggi indignato nello spaesamento d'occidente aderendo, con sottile disperazione ma pur sempre con stile, a questo o quell'altro movimento di ribellione troverà in questo libro un insegnamento prezioso.
Personalmente sto reagendo alla lettura di Non Sono Sidney Poitier impossessandomi dell'identità di Percival Everett (il personaggio e non lo scrittore), filosofo dell'assurdo, vero scompaginatore di dialoghi, maestro del non senso e nemico del buon senso. Passerà ma questo è un libro che non si dimentica.
Dopo due anni di gestazione, una gravidanza isterica che si risolve con un vero parto, nasce il protagonista. La madre, Portia Poitier, donna stravagante e determinata, in un gesto cinico e ben poco materno lo battezza Non Sono Sidney Poitier. La donna muore quando Non Sono Sidney ha undici anni e gli lascia in eredità una fortuna. Lungimirante e intelligente, Portia Poitier aveva investito tutti i risparmi nelle azioni di una società televisiva emergente, la Turner Communications Group che più tardi sarebbe diventata la Turner Broadcasting System. Ted Turner in persona, nominato tutore di Non Sono Sidney, accoglie il ragazzino in casa affidandolo alle cure di babysitter e maestre profumatamente stipendiate. Follemente ricco, al protagonista non resta che occuparsi di sé per un tempo immenso lungo tutta una vita. Eliminate le cornici di circostanza l'autore consente a Non Sono Sidney di concentrarsi solo su ciò che sta a cuore al romanzo: l'identità, il contrasto tra buon senso e non senso, i cliché. Non Sono Sidney, per non avere grattacapi, si compra il diploma, la patente, l'ammissione al college. Grazie alla lettura del libro di Anton Franz Fesmer, Manipolazione telepatica, il protagonista viene anche dotato di poteri speciali: usando l'ipnosi nei momenti di difficoltà si salva da botte, umiliazioni e situazioni a vicolo cieco anche se questa tecnica non sempre funziona.
Con le donne Non sono Sidney ha non pochi problemi; molte lo cercano per denaro, viene sedotto dall'insegnante di storia che poi lo boccia e usato da Maggie, una coetanea, per fare imbestialire i genitori perbenisti. La famiglia di Maggie, afroamericana, è appassionata di teoria dei colori nell'ambito di una precisa gradazione, tanto da soppesare le tonalità cutanee degli ospiti: la pelle nera, nera cacao, nera cioccolato al latte, nera latte macchiato.
“Ma è così nero”, ha detto Ruby.
“È ricco sfondato, cazzo, ecco cos'è”. (…) “C'era qualcosa in lui che mi piaceva, lo sapevo”.
“È così nero”.
“Bisognerà passarci sopra. E poi dai: assomiglia a Sidney Poitier”.
“Quello sì”, ha detto Ruby. “Ma la nostra bambina... È così chiara”.
Invitato alla cena per la festa del Ringraziamento, meraviglioso rifacimento del film Indovina chi viene a cena interpretato da Sidney Poitier, Non Sono Sidney Poitier scompagina l'ordine delle cose facendo vacillare l'impostazione tutta superficie e conformismo della famiglia Larkin.
La somiglianza di Non Sono Sidney Poitier con l'attore Sidney Poitier, primo attore nero a ricevere un oscar, è così evidente da costringerlo all'uso della negazione in termini di identità.
“Allora come ti chiami?”, ha domandato.
“Non Sono Sidney”, ho detto.
“Non Sono è una parte del nome di Non Sono Sidney”, ha spiegato Maggie.
“Nonsono?”, ha chiesto?
“Non Sono”, ho precisato […]
“Anche Non Sono sono io. Sono Non Sono. Non sono solo Sidney”.
Una madre folle e al contempo lungimirante che ha lasciato in eredità al figlio molti soldi e l'obbligo di interrogarsi sulla propensione tutta occidentale a voler definire qualcuno per quello che non è. A ben guardare, un grande gesto d'amore.
Tra benpensanti, opportunisti e sadici di cuore Non Sono Sidney trova a suo modo conforto in Percival Everett, docente di Filosofia dell'assurdo che semina confusione nei pensieri degli studenti e a cui è affidato il motivo d'ispirazione dell'autore: la passione per il principio di identità e la constatazione che niente può essere identico a se stesso. Così se A è anche non-A o se non posso affermare e negare al contempo, se Non Sono Sidney Poitier viene al mondo portando il fardello di una negazione, se i neri cioccolato al latte disprezzano i neri cacao, se la trama perde il senso, se all'inverosimile viene affidato il messaggio del romanzo, la logica d'occidente ne esce genialmente a soqquadro.
Divertentissimo? C'è poco da ridere.
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