Melissa P e la sua nuova sottiletta "Tre", edito da Einaudi
Autore: AnonimoMar, 19/10/2010 - 11:59
Melissa P e forse che sì forse che no
Abbiamo deciso di scherzare, tentando di rispondere a un’intervista di Melissa P, pubblicata di recente da Einaudi con il suo nuovo romanzo “Tre”, convinti che l’ironia sia il pudore dell’umanità, come sosteneva Jules Renard. Troverete alla fine del post il video dell’intervista.
Testo di Melissa P.
In verde le parole di Angelica Gherardi.
In blu le parole di Morgan Palmas.
***
Hai visto questo libro quanto è venuto grande? (ecco, appunto). Quando ci lavoro dico: adesso questo verrà enorme (Freud che cosa ne pensa?) e poi viene sempre la solita sottiletta (sia lodato il dio della letteratura) (E anche Belzebù direi, tutti a parlare di par condicio, ma quando si parla di bene e male…). Sono sintetica.
Sono nata a Catania nel 1985, non ho mai preso il diploma perché a 17 anni ho pubblicato il mio primo libro 100 colpi di spazzola prima di andare a dormire (grazie di averci ricordato il titolo di un’opera che stavamo cercando di dimenticare) (grazie di averci ricordato che era un libro) e non sono riuscita a prendere il diploma (e quale sarà mai la relazione di causa ed effetto? Non la capirebbe neanche Crozza). Mi sono trasferita a Roma otto anni fa (ho un fremito alla schiena nel pensare che per tre anni l’ho avuta a qualche chilometro di distanza), ho scritto altri due libri, e l’ultimo è appena uscito. (Tre sottilette in otto anni, peggio che lavorare in miniera, ovvio che non sia riuscita a diplomarti. Chiellini, che gioca in serie A da sei anni e forse è un attimo più impegnato, si è appena laureato a 26 anni in Economia e Commercio) (io sto leggendo il terzo, dopo avere letto gli altri due, sono a pagina 19 e già mi fa vomitare) (Sì va be’ ma pure tu Morgan, lo so che lo fai per lavoro, però sei masochista) (lavoro?! No, per piacere estetico lo leggo).
Non mi soffermo mai a pensare quello che amo da quello che non amo, (e noi non ci soffermeremo sulla sintassi di questa frase, che magari se ti diplomavi…) io dico sempre che vivo come se dovessi morire il giorno dopo (scopri l’acqua calda, Wittgenstein ne era ossessionato) per cui cerco di vivere tutto in maniera molto intensa, senza lasciarmi scappare niente quindi è chiaro che nell’intensità c’è sempre una forma d’amore, nelle cose che faccio, nelle persone con cui sto. (oh, sembri quasi seria).
Il sesso è comunicazione (e qui la folla chiede a gran voce una laurea honoris causa in originalità) tra le persone (anche fra gli animali suppongo), è il linguaggio dell’essere umano (ne saranno contenti gli antropologi), non esiste linguaggio più preciso di quello sessuale perché è solo attraverso il sesso che le persone interagiscono in maniera onesta sincera senza maschere (mai sentito parlare di finzione dell’orgasmo vero?) (no no, ti assicuro che con le maschere si possono organizzare festini fantastici) (Ah sì, e quella scena estremamente suggestiva di Eyes wide shut, tutti mascherati).
Questo romanzo vuole dire, la sperimentazione sessuale non è mai… e… diversificata da una sperimentazione (cioè hai pure dovuto rifletterci su per trovare la parola “diversificata” che è quella sbagliata) sentimentale cioè anche quando si parla di semplice sesso, di puro sesso, in realtà si sta anche sperimentando emotivamente, sentimentalmente, quindi per me le due cose non sono mai separate (devo cambiare pusher perché non c’ho capito niente).
Per me il corpo non è un corpo e basta, il corpo è come dire, no, un’energia sua (è o ha? E tu ci sei o ci fai?) io parlo di quell’energia che viene sprigionata dal corpo nell’atto sessuale che può essere promiscuo (sì, se non è promiscuo si definisce onanismo, o “pugnetta”), che può essere estemporaneo che gode di una forma di energia non sentimentale del termine (?) (?) ma anche interiore, non solo esteriore (meglio che qui stia zitto, ci sono signore per bene che leggono questo dannato blog).
Forse mi hanno fatto più crescere le esperienze sessuali io penso che soltanto il corpo può dire delle cose come dicevo prima. L’amore spesso può essere illusorio (raccontalo a Kierkegaard e vedi come ti mena), è sincero la maggior parte delle volte però spesso l’amore tra gli esseri umani è illusorio, perché non si può mai raccontare l’amore l’unica forma per raccontarlo è appunto il corpo (prego tutti i professori di letteratura, morti e viventi, di non mettersi a piangere dalla tristezza, e i grandi scrittori che nel corso dei secoli hanno raccontato splendidamente l’amore di non rivoltarsi nella tomba).
L’aneddoto è un aneddoto un po’ maialo (aggettivo maschile singolare) quindi non mi va di dirlo. (lo sapevo che in fondo in fondo, ma in fondo, sei timida).
Il triangolo amoroso e sessuale l’ho sperimentato ed è stato un esperimento molto positivo perché una donna che sta con due uomini si sente un po’ una regina (condizione necessaria alla sublimazione dell’egocentrismo) (timida, lo dicevo). Io sono una persona molto gelosa, quindi in un triangolo la mia gelosia si moltiplica anche perché si sentono poi autorizzati ad andare con altre donne perché dice (sentono, dice, soggetto plurale o singolare?) come tu hai due uomini, io posso avere due donne. Per me non è concepibile, cioè per me il triangolo dev’esserci ma dev’essere esclusivo. (chissà che cosa pensa Carfagna delle pari opportunità…).
L’unica cosa che mi aspetto da un rapporto uomo/donna è uno scambio paritario di fluidi, corporei e non corporei che rende il rapporto più sano e appunto paritario senza che l’uno o l’altro si aspetti qualcosa reciprocamente. (Mi astengo per bon ton dal commentare sullo scambio “paritario” di fluidi corporei) (esclusivo e paritario, chiaro, tutto torna)
Per me l’atto sessuale è un atto contemplativo (nel senso che osservi il soffitto?) (nel senso che preghi?), per me appunto non è ginnastica, come banalmente si dice (scusa, chi lo dice?) (Angelica, lo dice la Tamaro, non lo sapevi?) (No, non lo sapevo, io per fortuna non sono obbligata a leggere anche la Tamaro, o pensavi di affibbiarmi la recensione del suo prossimo capolavoro?), anche quando viene consumato con uno sconosciuto in un bar è comunque un atto contemplativo (ah! Qui si tratta probabilmente dell’osservazione ammirativa del muro delle toilette delle donne), un atto di conoscenza, anche quando non è conoscenza dell’altro perché non ti frega niente dell’altro è una conoscenza di sé (sei un genio fanciulla!). Il sesso non è intelletto, (se il sesso fosse intelletto, o perlomeno solo quello, tu saresti ancora vergine) (ah no?! Lo sapevo che non ho mai capito un poffarbacco del sesso) perché sennò ci annoieremmo (parliamone…), almeno io mi annoierei immediatamente se fosse intelletto (appunto). L’intelletto poi lo applico su altre cose (illuminaci, quali?) (Angè, nello scrivere i suoi libri, ovvio) (Ah, scusa Morgan, mi ero distratta), non sul sesso, per me il sesso è corpo, tutto ciò che il corpo può produrre (i famosi fluidi corporei? Sudore? Escrementi?), può dare, e la mente non esiste in quel momento (negli altri momenti sì?). Però esiste la contemplazione (un’altra volta) (ridaje) quindi esiste, come dire, è come se il nostro corpo fosse una spugna di tutto ciò che intorno a noi sta avvenendo (e che c’entra la spugna con quello che chiami erroneamente contemplazione?) (si sentirà sporca Angè, non mi dire che non hai mai visto il film Biancaneve e le sette spugne…).
Le cose per cui vale la pena vivere: l’insegnamento come educazione all’istintualità (sic!) (brrr che freddo!), all’essere ciò che si è senza problemi (ma sì dai, diamo libero corso ai nostri più bassi istinti). Al secondo posto metto la comprensione dell’universo in senso astrologico (per un attimo ho pensato che dicessi astronomico… stavo già per scendere in cucina alla ricerca di un coltello), cioè come sia importante capire che noi viviamo in un mondo circondato da altri mondi e questi mondi danno ognuno di loro delle influenze sulla nostra vita (complimenti per la sintassi. Non mi soffermo sul contenuto perché sarebbe come sparare sulla Croce Rossa. Però sia per la sintassi che per l’esprimere le proprie idee con termini adeguati e senso logico consiglierei di rivolgersi al Cepu per il diploma di cui sopra). No la terza è l’amore senz’altro (lo diceva anche Renato!), la quarta ah! per il sogno, per arrivare alla sera, addormentarsi e sognare e ricordarlo il giorno dopo è una cosa bellissima a cui non rinuncerei mai. La quinta cosa a cui non so rinunciare, le sigarette.
Io ho letto poco amore nei romanzi (Tu hai letto poco. Punto) (quel “poco amore” significa che frequenti la letteratura erotica?). Marquéz. Marquéz però non L’amore ai tempi del colera, ma Cento anni di solitudine (complimenti, un autore e due suoi libri li hai saputi citare) (Se l’era preparata a casa questa).
C’è un rito di cui mi sono resa conto pochissimo tempo fa ma che ho fatto per anni: io prima di scrivere mi trucco (vedi i casi della vita, io mi strucco di solito quando mi metto a scrivere). Quando sono molto… eh… magari ho molta volontà quel giorno, mi sento abbastanza… nel mood mi metto il rossetto rosso, non so perché (forse per immedesimarti nella parte?).
Ma, allora, il successo l’ho gestito semplicemente allontanandolo dalla mia vita, non mi sento una donna realizzata (meno male!), perché il mio libro ha venduto un tot copie, mi sentirei una donna realizzata se facessi altre cose (triangoli non esclusivi?) ma non mi sento neanche realizzata come scrittrice (sapessi quanto ci sentiamo poco realizzati noi come lettori) alla fine perché non è il numero di copie che sancisce il successo (ti confondi: il numero di copie sancisce effettivamente il successo, quello che non sancisce è il valore letterario). Il successo lo gestisco perché semplicemente non sento che esiste il successo. Non lo percepisco proprio (la modestia mi disarma).
Non avrei mai voluto essere nessuna donna, nessun’altra donna, sicuramente non sarei voluta essere un uomo, ma neanche nessun’altra donna, no.
Melissa P. ha trovato da un po’ di tempo a questa parte la sua adatta collocazione nella società: ospite fissa di Victor Victoria su La7 per leggere i tarocchi agli ospiti. Be’, qualcosa doveva pur saper leggere.
Melissa P. ha trovato da un po’ di tempo a questa parte la sua adatta collocazione nella società: ho riempito la mia camera di suoi poster.
Ecco il video.
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