Intervista a Poesia 2.0
Autore: Morgan PalmasMar, 19/10/2010 - 11:23
Di Morgan Palmas
Poesia 2.0, poesia e rete
Quando è nato il progetto Poesia 2.0 e per quali ragioni?
Galeotto fu il post e chi lo scrisse. Tutto nacque una serena domenica di maggio quando, sul blog Blanc de ta nuque, a Stefano Guglielmin – gestore del suddetto blog e, oggi, membro di Poesia 2.0 – venne l’idea di scrivere un articolo intitolato Idee per la poesia in rete.
Da quel giorno – dopo agguerrite e infuocate discussioni – le domeniche non sono state più le stesse. Speriamo accada la stessa cosa con la poesia.
Chi sono i fondatori?
Domanda difficile. Poesia 2.0 è nata un po’ come quegli amori che sbocciano inaspettatamente e che restano senza date di anniversario perché nessuno ricorda quando e come tutto veramente ha avuto inizio. Ciascuno ha fatto la propria parte e ad ognuno va data la paternità del portale.
Giusto per fare alcuni nomi (in una successione che si limita a seguire la cronologia degli eventi): a Stefano Guglielmin per aver postato il fatidico articolo e aver dato modo alla discussione di svilupparsi; a Luigi Bosco per aver aperto il forum di discussione divenuto oggi la “sala riunioni” della redazione; ad Alessandro Assiri che si è unito subito al gruppo portando con sé l’idea di territorialità.
E poi ancora: Anila Resuli, Francesco Terzago, Margherita Ealla, Giovanni Catalano, Mario Bertasa, Massimo Orgiazzi, Antonella Pizzo, che si sono uniti fin da subito o quasi al gruppo partecipando e contribuendo alla costruzione di quello che oggi è diventato Poesia 2.0, assieme ai nuovi collaboratori Roberto Cogo, Sebastiano Aglieco, Marco Giovenale, Giulio Marzaioli, Fabio Teti, Alessandro Ansuini che stanno anch’essi contribuendo alla crescita del progetto.
Mi sembra importante, però, non dimenticare i padri indiretti di Poesia 2.0, in primis gli organizzatori e partecipanti dei due eventi tenutisi a Vimercate (Poesia nella rete) e a Verona (C’era una volta la poesia online) dove si è cominciato a ragionare seriamente e in maniera strutturata sulle nuove esigenze della poesia. Dall’elenco non vanno esclusi neppure tutti coloro che hanno partecipato alla discussione con le loro critiche, i loro giudizi e le loro perplessità: un contributo da non sottovalutare.
In ultimo: Poesia 2.0 non è il nostro progetto o il progetto di qualcuno in particolare. Poesia 2.0 è un progetto che appartiene a tutti coloro che condividono la necessità di creare una comunità attorno alla poesia. Di conseguenza, per sua propria natura, è destinato ad avere molti genitori. Un figlio viziatissimo.
Quali sono i cavalli di battaglia del sito?
Struttura, approfondimento, diffusione, territorio.
Ogni volta che si parte, c’è bisogno di un punto da cui partire, da lasciarsi alle spalle proseguendo sempre in avanti, senza per questo dimenticarlo. Nel nostro caso, prima di partire, tutto questo ha significato chiederci in che punto fossimo, come ci fossimo arrivati, per poter individuare il nuovo percorso da fare. Indispensabili, a tal fine, le sezioni perennemente in fieri dedicate all’archivio di Poesia Contemporanea e ai Saggi ed alla critica.
Ma la struttura non è tutto: fatti i pilastri, bisogna affondarli in un terreno solido, cosa che speriamo di poter fare attraverso le varie rubriche ed iniziative del sito (presto tutte attive), ognuna specifica su un determinato argomento, cercando di coinvolgere in questo lavoro anche figure come quelle dei critici e degli editori, spesso tenute al margine del discorso sulla poesia che dovrebbe invece includerle per poter essere davvero completo.
Per evitare che tutto crolli a causa della fragilità di un terreno troppo “friabile”, la diffusione del nostro lavoro e una forte presenza territoriale sono obiettivi che vanno assolutamente di pari passo a tutto il resto che, altrimenti, sarebbe fine a se stesso.
Per quanto riguarda la diffusione, internet (con tutti i suoi strumenti e le sue possibilità) e le relazioni umane divengono indispensabili: far conoscere il nostro progetto allo stesso tempo coinvolgendo chi ci circonda ci sembra un buon modo per diffonderlo ed ingrandirlo.
Uno dei nostri obiettivi a tal proposito è quello di costituire un network di referenti che possano garantire una certa capillarità divulgativa del progetto, responsabilizzando le diverse realtà territoriali con l’incarico di diffonderlo. Dunque, il portale web, i social network, i video, gli audio, gli ebook, ma anche una presenza concreta nel reale, nel quotidiano.
Ha ancora senso oggi parlare di poesia? E se sì, perché online?
Una risposta universale a questa domanda noi non la abbiamo: con il tempo vedremo se avrà ancora senso parlare di poesia oppure no.
Per quel che ci riguarda direttamente, invece, la risposta è ovviamente: si, ha ancora senso parlare di poesia. Soprattutto oggi. Poiché pensiamo che la poesia sia uno dei pochi strumenti capaci di interrompere l’eterna autoriproducibilità del reale, senza per questo rischiare di scadere troppo facilmente nel mero entertainment della finzione (funzionale) che sembra aver intaccato altre arti più direttamente esposte a questo rischio (pensiamo, per esempio, a certo cinema ed a certa letteratura contemporanei).
È per noi importante sottolineare la molteplice natura del progetto Poesia 2.0, nato su internet ma totalmente proiettato verso il territorio reale. Partire da internet è stato quasi d’obbligo: le potenzialità che il mezzo offre, la rapidità di scambio di informazioni, l’abbattimento delle barriere geografiche, l’economicità della gestione (sia in termini di danaro che di logistica) sono tutte evidenze innegabili. Ma, così come siamo consapevoli dei pregi di questo strumento, non ci nascondiamo i suoi difetti. Per questo consideriamo internet ed il portale un mezzo piuttosto che un fine. Di conseguenza, come per qualunque altro strumento, cercheremo di utilizzarlo consapevolmente.
State sviluppando soltanto i mondi virtuali oppure avrete anche contatti con reading ed eventi sul territorio?
Continuando il discorso della risposta precedente: le nostre intenzioni sono quelle di infiltrarci capillarmente a livello territoriale. Il “mondo” virtuale che stiamo costruendo ci serve solo come base di appoggio, trampolino da cui fare il salto nella realtà. Oltre a reading, eventi ed incontri “classici”, ci stiamo sforzando di progettare altri modi di intaccare la realtà arrivando alla gente. Ma qui mi fermo perché è tutto ancora in fieri: stiamo lavorando per voi!
Viviamo un’epoca in cui un pensiero scritto si confonde spesso con una poesia, come alzare il livello medio di consapevolezza nelle persone?
I primi risultati di un sondaggio rivolto ai lettori, che abbiamo preparato in occasione dell’apertura ufficiale del portale, sembrano dare ragione all’affermazione implicita a questa domanda. La poesia viene comunemente vista come un mero slancio lirico, fatto di sentimentalismi eccessivi e spesso patetici. Crediamo che ciò sia dovuto alla cristallizzazione di un atteggiamento liceale o comunque adolescenziale che, per diverse ragioni, non è stato portato ad un livello di maggiore maturazione. Per poter alzare il livello medio di consapevolezza è necessario che le persone raggiungano nella poesia un livello di maturazione almeno pari a quello che si suppone abbiano raggiunto nei confronti di altri argomenti. Per far maturare il lato “poetico” della gente, pensiamo sia indispensabile agire da un punto di vista educativo, sfruttando l’“impatto mediatico”. Da un lato per creare coscienza critica e dall’altro per creare presenza costante.
Non è che, senza ipocrisie, la vera poesia è stata e sarà sempre elitaria?
La domanda è molto molto complessa e non riguarda, a nostro avviso, solo la poesia. Limitandoci però solo a questa e volendo essere concisi nel rispondere, diciamo che più che la poesia in sé è il suo accesso che è diventato elitario – dove per accesso intendiamo comprensione appoggiata da un forte senso critico. Ma se ciò è vero, ci pare evidente che ad essere elitaria non sia solo la poesia.
La narrativa era inizialmente elitaria – se si pensa solo allo scoglio dell’analfabetismo del secolo scorso o, peggio, di quelli ancora precedenti, già possiamo avere un’idea dell’elitarismo del romanzo. Oggi però non è così, per una serie di ragioni storiche, sociali ed economiche. Gli anni d’oro della borghesia hanno rotto gli argini in cui molta gente era costretta a vivere, l’analfabetismo è quasi scomparso, il livello economico si è innalzato. Ma, come spesso accade, non è tutto oro ciò che luccica. Se, infatti, si guarda a molta della produzione narrativa contemporanea, essa ha tutte le caratteristiche proprie di un prodotto qualsiasi destinato al consumo, strumento di intrattenimento per riempire i buchi temporali (il tempo “libero”) lasciati dal meccanismo sociale meglio conosciuto come lavoro. In questo senso, si potrebbe dire che la poesia (almeno “certa” poesia) ha spesso cercato di non farsi coinvolgere dal torrente dell’evoluzione sociale, anche se ciò ha comportato eccessi di solipsismo e di autoreferenzialità innegabili. C’è bisogno di lavorare su questo e se ne avremo le capacità e le opportunità cercheremo di farlo.
Potete anticipare una vostra prossima iniziativa?
Oltre a numerose nuove rubriche e ad un certosino lavoro di mappatura delle attività poetiche – sia in rete che su territorio, che richiederà molto lavoro e tempo – ci sarà un incontro a Verona il 23 ottobre presso la libreria Bocú. In più, stiamo progettando un intervento sul territorio che coinvolga scuole ed università. Riveleremo più particolari quando i tempi saranno più maturi.
Grazie.
Grazie a te per averci ospitati e ai tuoi lettori per averci dedicato il loro tempo.
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