“Contro la letteratura” di Davide Rondoni
Autore: Astrid FatakiVen, 29/10/2010 - 09:54
Di Astrid Fataki
"Contro la letteratura" di Davide Rondoni (Il Saggiatore)
«Facoltativo. Se dici questa paroletta, vien giù un sistema. Facoltativo, cioè libero.
Lo vorrei così l'insegnamento della letteratura nella scuola superiore. Per far saltare, con leggerezza di un gesto di danza o di un colpo d'ali di farfalla, il sistema che sta uccidendo la letteratura tra i nostri i ragazzi. E non ditemi che non è vero. Lo dico, lo ripeterò: non ce l'ho con la scuola, né con i professori in generale. Troppo facile. Ma è che amo certi capolavori, che sono poi capolavori «nostri». Ce l'ho con chi li tratta male. Con la mite prof dagli occhi da killer. E siccome mi fido del fatto (perché l'ho veduto) che la bellezza dei capolavori interessi e parli anche ai nostri figli e al loro spirito fantastico, voglio puntare tutto sulla loro libertà. E la libertà degli insegnanti.
Chiamatela pure. Folle, allegra stima nei confronti di ragazzi e insegnanti.
Perché la letteratura ha a che fare con la libertà. Leggere non può che essere un atto libero. Una specie di amore.
E dunque ad una certa età, da quando ci si avvia a uscire dall'obbligo scolastico (e ci s'incomincia a innamorare sul serio) a quattordici, quindici anni, partiti per la grande avventura dell'adolescenza, si deve uscire dalla letteratura come obbligo. Si entra nel momento in cui si legge perché persuasi che farlo sia bello, sia un piacere, un bene».
“Contro la letteratura” di Davide Rondoni, ediz. Il Saggiatore.
La letteratura, materia d'insegnamento, amata e odiata. Davide Rondoni, non perde tempo a lanciare una proposta, quella di rendere facoltativo lo studio della letteratura, affinché lo studente possa farlo in piena ed assoluta libertà. La nostra amata letteratura, ereditata da grandi scrittori come Manzoni, Leopardi, Dante, oggi snobbata perché considerata noiosa, inutile.
Una provocazione che tocca l'istruzione obbligatoria e gli addetti ai lavori. Rondoni fa un'aspra critica ai professori il cui ruolo dovrebbe essere determinante, ma che molto spesso vede questi ultimi più disinteressati degli alunni, limitati ad una lettura sterile della poesia, che farebbe annoiare anche Dio.
Che cosa è cambiato nella società e nella scuola?
I giovani e non solo, non leggono più, a meno che, è ovvio, non si tratti di libri commerciali che narrano le vicende di vampiri o di maghi. Guai a suggerire loro un compendio di prose o poesie, guai a voler proporre giornate dedicate alla lettura dei grandi maestri. Leggere è libertà, leggere è lasciarsi cullare dal suono delle parole, abbandonarsi nella profondità dei significati. È riscoprire l'animo dello scrittore, le sensazioni, i sentimenti. Proporre nella scuola un progetto per l'approfondimento della poesia sarebbe oggi un disastro. Da un lato ci sarebbero i docenti pronti ad ostacolarlo, dall'altro i giovani che lo diserterebbero. Possono contarsi sulle dita gli insegnanti propensi a tali idee e che cercano tra mille difficoltà di realizzare piani di lavoro interessanti a favore della letteratura morente. Di certo nella realtà odierna è più facile per un ragazzo sapere chi è Alessandra Amoroso, cosa canta, e non sapere nulla di un Manzoni o Dante.
Allora, smettiamola di stupirci quando veniamo a conoscenza del fatto che il 90% degli studenti, i laureati, e non solo, non sanno scrivere l’italiano. Se dinnanzi a un libro di narrativa seria, si preferisce uno stupido talk show, o i soliti aridi reality, cosa dobbiamo aspettarci ancora?
Ad una proposta di un programma televisivo letterario, i dirigenti di qualsiasi rete, storcerebbero il naso, perché non produrrebbe audience. Si otterrebbe, invece, l'effetto contrario se la proposta riguardasse programmi squallidi, vuoti e senza senso. Un libercolo, come suole nominarlo Rondoni, come sfida. Una provocazione contro una società la cui tendenza è di impoverire la propria cultura, affossando l'arte, la storia, e la letteratura.
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