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“Troppo piombo” di Enrico Pandiani

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Di Cristina Orlandi

“Troppo piombo” di Enrico Pandiani (Instar Libri)

Chi sarà l’efferato criminale che sta uccidendo tutte le giornaliste della redazione di Paris 24h, noto quotidiano parigino?
E soprattutto, quale sarà il movente che lo spinge a questi delitti spietati, che comprendono l’uccisione dopo una lenta e crudele tortura?
Sarà il commissario Mordenti, della squadra di polizia soprannominata “Les Italiens” a risolvere questo mistero, con l’aiuto dei suoi validi collaboratori.
Una “storia gialla” a tutti gli effetti, a cui non mancano i momenti di tensione e di vera “suspense”, una vera “chicca” per gli appassionati del genere, anche per i lettori più esigenti, che vogliono la loro dose di crimini efferati e sanguinari, di mistero in cui il cattivo sembra buono, di brividi di paura per i momenti in cui il cattivo insegue la vittima, di sfida a capire chi e perché.
Un giallo impeccabile sotto tutti gli aspetti, lo stile narrativo è scorrevole eppure elegante.

Ma questo libro non è solo una storia gialla, è come una matrioska, con tante storie una dentro l’altra, con tanti temi affrontati e sviluppati.

C’è la storia d’amore tra il nostro intrepido commissario Mordenti e la bella giornalista Nadége; una storia difficile, in parte ostacolata dallo stesso protagonista, che vorrebbe evitare di mescolare lavoro e affetti, ma si trova suo malgrado coinvolto in qualcosa di assolutamente spontaneo, naturale, che dà a questo incontro tra persone adulte e sincere, senza imbarazzi, tabù e falsi pudori, un tono candido e innocente, come la nevicata senza sosta che fa da sfondo allo svolgersi degli eventi.

C’è l’interessante, continua introspezione dello stesso Mordenti, che vive ogni evento con un oscuro senso di colpa; questo è il lato vulnerabile di tutte le persone generose, che vivono su di sé ogni fatto negativo, rischiando ogni minuto di farsi annientare dal loro stesso senso di responsabilità.
Gran cosa, il senso di responsabilità. Chi lo sente è ammirato come persona “affidabile”, che “trasmette tranquillità e sicurezza”; permette inoltre di compiere tante belle azioni, utili per l’umanità. Ma alla fine è corrosivo per chi lo sente a oltranza e ad ogni costo, perché porta a colpevolizzare senza nessuna possibilità di perdono, o di poter alleggerire il peso.
Chi “si sente responsabile” dubita continuamente del proprio operato e, se è vero che solo gli sciocchi non dubitano mai, è vero anche che non è giusto comunque sentirsi colpevoli di ogni cosa.
Meno male che Nadège tutto questo lo sa.

Un altro tema trattato che colpisce, nel senso che non ci si aspetta di trovarlo in un giallo è quello del mobbing da ufficio, sviluppato però non nel modo più visto e rivisto, cioè il capo che tormenta la povera segretaria, costringendola a orari impossibili e a vere acrobazie lavorative, sottoponendola per di più a rimproveri ingiusti e angherie di ogni tipo: no, niente di tutto ciò. Il mobbing qui descritto è altrettanto crudele, altrettanto deleterio per chi lo subisce, ma come tema ancora poco trattato dai media, anche se tristemente reale: è il mobbing perpetrato dalle colleghe.
Le donne che popolano gli uffici sono vipere. Non strisciano, hanno imparato a camminare indossando perfino scarpe con i tacchi, indossano anche vestiti eleganti.
Hanno assunto sembianze umane, paiono donne a tutti gli effetti, ma sono serpenti velenosi.
Mordono all’improvviso, approfittando di un attimo di distrazione, e il loro veleno è mortale.
Spesso attaccano in gruppo, e in questo caso non mordono nemmeno, ma tendono trappole altrettanto letali.
Si servono di poteri acquisiti in modi spesso illeciti, che comunque ben poco hanno a che vedere con meriti lavorativi.
Generalmente i mariti delle impiegate non credono all’esistenza delle vipere da ufficio, e alla moglie che rincasa dal lavoro in lacrime danno una leggera pacca di incoraggiamento, accompagnata dal saggio consiglio di cercare di essere meno nervosa e paranoica; ma sappiamo tutte che esistono, esistono eccome.
Che succederà nel nostro “troppo piombo” alle vipere da ufficio? Bisogna leggere il libro, e gustarlo e assimilarlo in tutti i suoi molteplici aspetti per saperlo.

Il finale, subito dopo una serie di scene adrenaliniche, è sorprendente, dolcemente sorprendente.

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