Intervista a Robin Hobb - prima parte
Autore: Morgan PalmasLun, 20/09/2010 - 12:14
Di Carolina Venturini
Intervista a Robin Hobb – Prima parte.
La seguente intervista è stata realizzata in occasione del tour italiano di Robin Hobb, acclamata autrice fantasy, svoltosi nel mese di giugno 2010. Le tappe principali sono state il Parma Fantasy Festival e la presenza dell’autrice a Roma, con due eventi organizzati da Fanucci Editore, casa editrice che divulga la sua opera italiano. Quanto leggerete di seguito è la prima parte di un lungo incontro “virtuale” con Robin Hobb.
Buongiorno, Robin, grazie per aver accettato di rispondere a qualche domanda via mail. Inizio subito con il porle la classica domanda: quali sono i libri della letteratura mondiale che maggiormente hanno influito nella creazione della sua opera?
Temo che la risposta alla sua domanda sia l’unica che molti scrittori fantasy della mia età possano dare. “Il Signore degli Anelli” fu una scossa di terremoto per me. Per anni ho amato tutte le forme del fantasy, ma questo fu il primo incontro con un libro capace di prendere così seriamente il mondo e i personaggi. Mai prima d’ora ho visto un mondo con una così completa storia e dei personaggi essere così profondamente un prodotto del loro mondo. Anche a distanza di anni, questo libro rimane fra i miei favoriti, una pietra miliare di cosa il fantasy possa essere.
Il Mito e la psicologia sono strumenti del suo lavoro?
Mito e psicologia sono strumenti di lavoro che ogni scrittore fantasy usa, ma credo che alcuni li usino deliberatamente di più. Quando sto scrivendo un personaggio, faccio una pausa e mi chiedo: “Questo personaggio ha un senso, psicologicamente?”. Per esempio se un personaggio è trattato duramente da bambino, crescendo senza l’affetto degli adulti, può diventare una persona capace di fiducia e d’amore? Penso sia importante che i personaggi siano veri nelle loro fondamenta.
Nel suo lungo percorso per diventare una scrittrice affermata, c’è stato un momento, un evento, una manciata di anni che si sono rivelati fondamentali nel suo essere donna e scrittrice? Questi momenti hanno arricchito il suo stile con nuove conoscenze, intensità e sensibilità?
Ho già menzionato che “Il Signore degli Anelli” è stato un punto di svolta per me nel pensare al fantasy. Da quando lo lessi la mia ambizione di diventare una scrittrice crebbe ulteriormente. La mia strada per diventare una scrittrice è stata molto lunga. Mi sposai a 18 anni, prima di completare il college. Quindi il mio viaggio per diventare una scrittrice non dipese dallo studio e dal diploma in scrittura, ma semplicemente perché attaccai a scrivere storie. Ho venduto la mia prima storia a un giornale per ragazzi quando avevo 18 anni! Fu un momento davvero trionfante. Ma ci sono stati molti altri anni di scrittura e invio di storie e un denso file di racconti rifiutati prima che il mio scrivere diventasse da hobby a prospettiva di carriera. Non mandai un romanzo prima dei 30 anni! Dodici anni sono un periodo di apprendistato veramente lungo! Durante questi lunghi anni, ci furono molte volte in cui gli editori vollero mettere delle note ai pezzi rifiutati, un suggerimento a ciò che avrei dovuto fare. Ricordo che scrivendo una lettera a Fritz Leiber, gli chiesi informazioni sulla storia che avevo scritto. Si prese il suo tempo e mi rispose, mi disse che come scrittrice dovevo mettere in dubbio i miei personaggi, metterli in difficoltà e farli crescere con la loro esperienza. Non troppo tempo dopo la sua lettera ho venduto il mio primo libro.
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