Il romanzo rosa finta cenerentola
Autore: Daniela NardiVen, 17/09/2010 - 10:40
Di Daniela Nardi
I lati nascosti del genere rosa
I lati nascosti del genere rosa
“Non esisteva nient'altro a parte Dora, lì, finalmente tra le sue braccia. Tutto quello di cui era stato certo fino a quel momento, tutto quello a cui aveva dato importanza nella sua vita, adesso gli sembrava banale, sciocco. Cosa c'era di più importante di lei?” (Il profumo dell’anima, S.Z. Summers)
“Gli occhi di Luke erano del puro colore del mare, senza alcun accenno di verde o grigio. «Come possono i vostri occhi essere così azzurri?» Gli toccò il volto con cautela. «È un azzurro... talmente bello.»
Lui abbassò le folte ciglia. «Dio mi aiuti, Tasia; se ve ne andrete porterete con voi anche il mio cuore.» (Cuore a Cuore, L. Kleypas)
“Attraverso la seta sottile della vestaglia, le sue mani sentivano il calore della pelle di lei ancora umida del bagno, le curve dei fianchi, la vita sottile. I seni morbidi premuti sul suo petto, la fragranza dolce del sapone…”(Settembre, R. Pilcher)
Chi arriccia il naso leggendo questi passi, pensando che si tratti di uno zuccheroso prodotto della sottocultura destinato a poche decine di lettori sdilinquiti, si sbaglia di grosso!
Anzi rischia di essere bollato come uno snob irrimediabilmente provinciale e disinformato.
Di queste “perle” infatti son pieni romanzi venduti, solo in Italia, in centinaia di migliaia di copie al mese, con un giro d’affari che supera i 20 milioni di euro.
È il romanzo rosa, Cenerentola letteraria, ma solo di nome.
Questo genere ha per protagonista la donna, anzi La Donna, descritta e analizzata in molteplici sfaccettature: allegra, triste, spiritosa, emotiva, romantica, materialista, profonda, superficiale, ordinata, pasticciona e soprattutto innamorata, anche quando non sa di esserlo.
Il suo fine ultimo: sposarsi certo, ma le sta bene anche una storia d’amore inusuale, traballante, incasinata, purché le permetta di trovare se stessa.
Va da sé che le trame si somiglino un po’ tutte (Lei, Lui, e mille avversità!), però ognuna ha delle varianti, degli scenari introspettivi, dei risvolti sapientemente manipolati, che rendono la lettura godibilissima, emotivamente avvincente.
Non a caso, dietro titoli come Il profumo di timo, Passione sotto la cenere, La regina e il gitano, Disperatamente Giulia, Mia per sempre, si nascondono (non più di tanto) vere regine del romanzo rosa come Rosamunde Pilcher, Barbara Cartland, Sveva Casati Modignani, Maria Venturi, che grazie alla loro sapiente maestria nel maneggiare le emozioni, hanno reso famosissimi i loro lavori, attraverso anche la trasposizione sul più accattivante, affascinante, stregonesco mezzo di comunicazione di massa: la televisione.
A questo proposito, è opinione di molti che il romanzo rosa moderno sia un’evoluzione delle telenovelas.
Niente di più errato! Mentre la telenovela trova la sua genesi nel romanzo popolare, il genere rosa ha salde radici nella letteratura inglese di fine secolo. Infatti è proprio la Gran Bretagna, a dispetto del clima uggioso, poco favorevole ai paesaggi romantici, il paese più prolifico dal punto di vista autorale. Geogette Heyer è la regina del romance inglese insieme a Constance Heaven. In particolare la Heyer ne è considerata la progenitrice; nomi noti s’incontrano anche in Francia: dalla moderna e sofisticata Christine Angot e Camille Laurens alla prolifica capostipite Delly, pseudonimo dei fratelli Jeanne-Marie e Frédéric Petitjean de la Rosière che con i loro cento e passa romanzi hanno venduto milioni di copie tradotte in innumerevoli lingue.
Di gran lunga però la più produttiva scrittrice in assoluto è stata Barbara Cartland: ben 700 titoli! Ha dilagato e dilaga tutt’ora nel mondo, facendo conoscere il Romance americano, più spregiudicato e cinico di quello inglese. Dalla Cartland in poi, c’è una lunga scia di autrici dagli stili più disparati (Gothic, Historical, Fantasy, Thriller, Erotic, perfino Social-politic.) ma dalle vendite a sei cifre.
Danielle Steel, Nora Roberts, Taylor Bredford, tanto per citarne alcune, hanno fatto la loro fortuna sfornando storie di pulzelle belle e determinate a conquistarsi un posto al sole nell’universo dell’amore.
Fenomeno rosa dunque, così universalmente riconosciuto e apprezzato che la Harlequin americana in Joint-venture con la Mondadori, ha creato la celeberrima Harmony, un gigante dell’editoria di genere, presente da più di vent’anni in 109 paesi, in grado di vendere più di McDonald’s; si calcola che nel mondo si acquista un libro della serie ogni minuto e mezzo, mentre per preparare il Big Mac di minuti ne occorrono almeno tre!
Per comprendere bene le proporzioni di questa macchina editoriale basta sapere che in Ungheria nel 1992 la Harlequin ha stampato e venduto con successo circa 11 milioni di libri su una popolazione di appena 5,5 milioni di donne e che in genere pubblica nel mondo circa 120 titoli al mese.
Qual è quindi il meccanismo che consente ad un genere sottostimato di non boccheggiare in momenti di crisi nera per l’editoria?
Principalmente la comprensione dei meccanismi di mercato, una capillare distribuzione del prodotto, attraverso 30.000 edicole in Italia, senza contare le classiche librerie, cartolerie, centri commerciali, persino tabaccai.
La profonda conoscenza del proprio target di lettori, quasi esclusivamente femminile tra i 14 e i 90 anni, di qualunque estrazione sociale, dalla parrucchiera alla radical-chic, dall’attivista superimpegnata alla velina con velleità artistiche, che ha permesso la nascita di venti categorie diverse di romanzo Harmony, ognuna creata per soddisfare le esigenze di ogni tipologia di lettrice, da quella romantica (Blue Moon, Destiny,) alla raffinata (Premium, Grandi Saghe) alla smaliziata (Passion, Temtaption).
Ultimo arrivato tra i generi rosa ma riconosciuto fenomeno nelle vendite, il Chick-lit (letteralmente letteratura delle pollastrelle) disinvolto e post-femminista nato negli anni novanta dalla penna di Helen Fielding con Il diario di Bridget Jones e di Candace Bushnell con Sex and the City per il quale l’onnipresente Harmony ha creato la collana Red Dress Ink.
Anche in questo caso la protagonista è una donna tra i venti e i quarant’anni, non necessariamente bella o equilibrata, anzi spesso in difficoltà coi sentimenti, incapace di riconoscere l’uomo dei sogni e di tenerselo stretto, perfettamente integrata in una società frenetica ed edonistica che rende complessi e complicati i rapporti umani attraverso manie e frustrazioni, raccontate con smaliziata e irriverente ironia. Come sottolinea Laura Donnini, direttrice della Harmony Italia: Abbiamo evoluto il lieto fine da storia d’amore a “Sto bene con me stessa.”
Evoluzione che è evidente anche dal modo di percepire il romanzo rosa: non più infatti lettura di compensazione, ma di svago intrinsecamente gradevole.
Proprio questo è il punto fondamentale: la letteratura rosa non è impegnativa, non lascia dietro di sé un senso di inquietudine esistenziale, come potrebbe accadere per altri generi definiti “alti”, ma coglie la superficie, rassicura, conferma, avendo in se stessa uno degli elementi fondamentali della massificazione: l’omologazione.
Ogni donna infatti, in qualche modo coglie nelle protagoniste una parte di se stessa, in quanto i personaggi sono stereotipi di modelli femminili, con pretese neanche tanto nascoste di sociologia spicciola, facendo l’occhiolino anche a situazioni pruriginose.
Della serie: per trovare l’uomo giusto, fate così.
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