Festivaletteratura di Mantova: giovedì 9 settembre - Amos Oz
Autore: AnonimoGio, 09/09/2010 - 09:17
Di Alessia Colognesi
Quando la retrospettiva è un fatto letterario, Amos Oz
La retrospettiva non è solo un modo per esplorare la produzione cinematografica o l’arte visiva. Piuttosto è un modo per imparare a conoscere un artista mettendosi sulle sue orme a ripercorrere la strada del suo cammino espressivo.
Una retrospettiva letteraria è cosa inconsueta, che forse ci è capitato di vivere come esperienza intima:
“Voglio leggere tutti i suoi libri!”
Quante volte catturati dalle atmosfere delle storie del nostro scrittore prediletto, abbiamo suggellato un patto con noi stessi e ci siamo buttati a capofitto nella lettura per ritrovarlo dentro le sue stesse parole.
La retrospettiva di Mantova è davvero inconsueta, seduti nella platea dei luoghi del Festival non siamo più soltanto lettori appassionati, ma veri esploratori pronti a conoscere uno scrittore attraverso la voce dei suoi libri.
Per il secondo anno Festivaletteratura propone tre incontri sulla retrospettiva dedicandoli ad un grande nome della letteratura straniera. Amos Oz ritorna a Mantova dopo dieci anni e svela ai lettori i segreti della sua scrittura.
Tre eventi (7, 49, 66) , tre libri (Una storia d’amore e di tenebra , La vita fa rima con la morte, Scene dalla vita di un villaggio), tre storie diverse (Storie nella storia, Storie di amorosa memoria, Storie del villaggio) che parlano di vita e di un modo di essere testimone con l’arte della propria esistenza e della storia di un popolo.
Ricordo di aver letto Una storia d’amore e di tenebra nell’estate dello scorso anno, volevo ripercorrere la storia d’Israele con una storia di vita.
Sempre più, infatti, il rumore roboante delle notizie dei giornali mi allontana dai fatti d’attualità, dilatando enormemente la distanza tra me e il mondo del mio tempo.
A coinvolgermi sono le storie delle piccole cose, della quotidianità, dei sentimenti e dei legami tra le persone che abbattono i confini e creano relazioni.
Mercoledì pomeriggio alle 18.30 ho incontrato Amos Oz a Palazzo San Sebastiano, abbiamo passeggiato tra le pagine di uno dei suoi libri, il romanzo autobiografico che scrisse 63enne per narrare in una sola storia, la storia delle esistenze più importanti della sua vita.
La scrittura per Amos Oz nasce dal suo sguardo attento, un occhio curioso da uomo che osserva un altro uomo per il gusto di scoprirlo e riscoprirsi, e poi è ordine, impresso dalle parole dei suoi libri in tutto ciò che lo circonda.
Scrivere per Oz è un fatto intimo, pura seduzione tra uno scrittore e il suo lettore. Per evocare l’atmosfera di un tramonto le parole di un romanzo lasciano entrare il mondo del lettore e lo attraggono a sé in un gioco d’immedesimazione coinvolgente.
«Le storie dei miei romanzi sono la somma delle diverse voci che ho sentito bussare dentro di me», s’arresta un attimo e poi riattacca, nel suo inglese chiaro e ben scandito:
«Non posso smettere di raccontare storie, le racconto perché sogno. Non posso smettere di sognare, non ho scelta».
Una storia d’amore e di tenebra è la storia di tanti amori, alcuni finiti nel buio, come quella dei suoi genitori.
La figura di sua madre che perse a soli tredici anni, resta indelebile nei suoi ricordi. Rappacificato dalla rabbia che per tanti anni l’ha allontanato da lei, quest’uomo ormai settantenne, ne parla dolcemente e incanta la platea di Festivaletteratura.
«Quand’ero ragazzino mia madre mi raccontava storie strane in cui non erano chiari né l’inizio né la fine. Storie del buio che si muovevano nelle tenebre. Storie piene di segreti che mi affascinavano.»
Quando il tempo ha fatto scomparire il risentimento della mancanza di lei, Amos Oz ha scritto dei suoi genitori con curiosità, umorismo, affetto, empatia.
«Ho fatto la pace con la tenebra e ho scritto la storia d’amore della mia vita. Una storia d’amore e di tenebra».
AMOS OZ partecipa agli eventi: 7. STORIE NELLA STORIA, 49. STORIE DI AMOROSA MEMORIA, 66. STORIE DEL VILLAGGIO
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