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"La messa all'indice" di Zap & Ida

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Di Cristina Orlandi

"La messa all'indice" di Zap & Ida, un sacro sorriso?

Da leggere in una sorsata, proprio come una bibita fresca.
Al momento di partire per le vacanze, non può mancare in valigia una copia di questa divertente raccolta di vignette e aforismi, legati tra loro da un unico filo conduttore: lo scherzo rivolto alla Chiesa e ai vari ordini religiosi.

Per i meno religiosi quindi, ma anche per chi continua a credere nella Chiesa ma possiede abbastanza elasticità mentale da accettare che questa venga messa in discussione, o all’indice.
Perché qui non è la Chiesa che mette all’indice una particolare opera d’arte, ma il contrario.

Ironico e dissacrante, ma al tempo stesso leggero, semplice e disarmante come i dubbi esistenziali di un bambino. Per esempio “Se Dio è infallibile, allora la creazione dell’uomo deve averla data in appalto”, oppure “Se il mondo è un disegno divino, allora qualcuno dovrebbe suggerire a Dio di seguire un corso di grafica”.
Nelle vignette, infatti, sono spesso rappresentati bambini, che rivolgono al prete o frate di turno le classiche, semplici e spietate domande da ragazzi, volte a cogliere e svergognare le contraddizioni (filosofiche o di comodo? Dipende dai punti di vista) di tutto il sistema ecclesiastico.

Non mancano ogni tanto le battute, più o meno velatamente maliziose, ma senza mai trascendere nella volgarità. Che vorrà mai dire, per esempio “S. Pompeo, protettore delle bolognesi”?

Divertente quindi per la geniale semplicità delle battute, e per il “tocco magico” delle vignette: da non sottovalutare l’estrema bravura dell’autore nel rappresentare, con pochi tratti, la scenetta proprio come vorrebbe dimostrarla, senza trascurare l’espressione soddisfatta di “gatto con la pancia piena” del religioso di turno, e quella di sgomento, difficoltà, rassegnazione, dubbio dell’interlocutore che di volta in volta gli sottopone quesiti da S. Trinità.

Non c’è quindi una vera e propria trama, siamo alla filosofia delle “strips” o delle vignette alla Jacovitti, ma il libro contiene anche aforismi non illustrati, un ipotetico glossario di termini prettamente biblico religiosi. Ogni riga è una risata garantita. Un assaggio? “Kibbuz: domanda dell’ebreo che sente dei colpi alla porta” oppure “Diacono: richiesta di un cliente ad un gelataio”.

Assolutamente da leggere se, durante il catechismo domenicale, al momento del congedo dalla Santa Messa, che più o meno suona così:
- Parroco: “La Messa è finita, andate in pace”.
- Fedeli: “Rendiamo grazie a Dio”.
Avete condiviso quanto segue:
- Pensiero della dolce scolaretta: “Ma non è un po’, come dire, irriverente, ringraziare Dio che, finalmente, la Messa è finita e possiamo per un’altra settimana stare in pace?”

Da non trascurare, se capita l’occasione, di assistere alla presentazione: è un libro un po’ particolare, e anche la presentazione si discosta dalla tradizione: si tratta di un vero e proprio show da cabaret, con la lettura in tono semiserio di alcuni aforismi, e della rappresentazione di tantissime vignette in poco tempo su una lavagna da lucidi, con il commento dell’Autore in diretta ed in tempo reale; è una vera e propria prova di comicità e bravura, è uno spettacolo in tutto e per tutto.

È tutto estremamente simpatico e semplice, l’ironia è lieve, senza attacchi feroci: da far sbellicare dalle risate chi non è molto religioso e credente, ma allo stesso tempo assolutamente non offensiva per i praticanti più fervidi. Da poter allegramente dimenticare anche nello zainetto del catechismo dei figli: anche al parroco deve essere concesso farsi quattro risate, ogni tanto! Risate, innocenti risate; tranquilli, se verrete sorpresi con una copia non incorrerete nella scomunica.

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