Il post terremoto a L'Aquila: letteratura o realtà?
Autore: Morgan PalmasMer, 07/07/2010 - 08:03
Di Morgan Palmas
I confini diafani nelle comunicazioni
Sul Romanzo tenta di recepire dalla rete quanto vi può essere d'interessante. I nostri tempi sono invasi di parole, arduo talvolta riconoscere i confini fra mondi fittizi e verità. Oggi, senza avere la pretesa di orientare il lettore, proponiamo un documento che sta girando da qualche giorno nelle bacheche dei social network e nelle caselle di posta elettronica, convinti che ognuno di noi sia dotato di un filtro per valutare con intelligenza.
Nell'ascoltare i tg nazionali sembrerebbe che la situazione sia uno sprecarsi di successi del Governo e della Protezione Civile, non passa settimana che una nuova lode non sia dedicata a tale Ministro o tale scelta politica, eppure, dal basso, attraverso canali di comunicazione meno importanti, esistono altresì migliaia di piccole voci di protesta.
E per chi non vive a L'Aquila, come il sottoscritto, non è facile comprendere. Di comprensione si sta parlando, non di condannare o approvare una parte politica. Non si comprende se la gente colpita dal terremoto abbia migliorato la propria condizione di vita quotidiana; non si comprende se la città sta rinascendo davvero; non si comprende quale sia il limite fra serenità e dolore; non si comprende se una parte della popolazione che protesta dopo un anno pretenda troppo e subito oppure se rivendica un "minimo sindacale" giusto e legittimo; non si comprendono altre cose. Non si comprende il confine fra vita reale e letteratura comunicativa.
*****
Di Maria Teresa dei Dolci Aveja dall'Aquila
Oggetto: Loro non scrivono..... voi FATE GIRARE.
Ieri mi ha telefonato l'impiegata di una società di recupero crediti, per conto di Sky.
Mi dice che risulto morosa dal mese di settembre del 2009.
Mi chiede come mai. Le dico che dal 4 aprile dello scorso anno ho lasciato la mia casa e non vi ho più fatto ritorno, causa terremoto. Il decoder sky giace schiacciato sotto il peso di una parete crollata.
Ammutolisce.
Quindi si scusa e mi dice che farà presente quanto le ho detto a chi di dovere, poi, premurosa, mi chiede se ora, dopo un anno, è tutto a posto.
Mi dice di amare la mia città, ha avuto la fortuna di visitarla un paio di anni fa. Ne è rimasta affascinata. Ricorda in particolare una scalinata in selci che scendeva dal Duomo verso la basilica di Collemaggio, mi sale il groppo alla gola.
Le dico che abitavo proprio lì. Lei ammutolisce di nuovo. Poi mi invita a raccontarle cosa è la mia città oggi. Ed io lo faccio.
Le racconto del centro militarizzato.
Le racconto che non posso andare a casa mia quando voglio.
Le racconto che, però, i ladri ci vanno indisturbati.
Le racconto dei palazzi lasciati lì a morire.
Le racconto dei soldi che non ci sono, per ricostruire.
E che non ci sono neanche per aiutare noi a sopravvivere.
Le racconto che, dal primo luglio, torneremo a pagare le tasse ed i contributi, anche se non lavoriamo.
Le racconto che pagheremo l'i.c.i. ed i mutui sulle case distrutte e ripartiranno regolarmente i pagamenti dei prestiti. Anche per chi non ha più nulla.
Che, a luglio, un terremotato con uno stipendio lordo di 2.000 euro vedrà in busta paga 734 euro di retribuzione netta. Che non solo torneremo a pagare le tasse, ma restituiremo subito tutte quelle non pagate dal 6 aprile.
Che lo stato non versa ai cittadini senza casa, che si gestiscono da soli, ben ventisettemila, neanche quel piccolo contributo di 200 euro mensili che dovrebbe aiutarli a pagare un affitto. Che i prezzi degli affitti sono triplicati. Senza nessun controllo.
Che io pago, in un paesino di cinquecento anime, quanto Bertolaso pagava per un appartamento in via Giulia, a Roma.
La sento respirare pesantemente. Le parlo dei nuovi quartieri costruiti a prezzi di residenze di lusso.
Le racconto la vita delle persone che abitano lì. Come in alveari senz'anima. Senza neanche un giornalaio o un bar.
Le racconto degli anziani che sono stati sradicati dalla loro terra lontani chilometri e chilometri. Le racconto dei professionisti che sono andati via.
Delle iscrizioni alle scuole superiori in netto calo. Le racconto di una città che muore e lei mi risponde, con la voce che le trema.
"Non è possibile che non si sappia niente di tutto questo. Non potete restare così. Chiamate i giornalisti televisivi. Dovete dirglielo, chiamate la stampa. Devono scriverlo."
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