Il fantasma dell'Opera: cent'anni di successi
Autore: Paola PaolettiLun, 24/05/2010 - 11:50
Di Paola Paoletti
Gaston Leroux e Il fantasma dell'Opera
Quest'anno cade il centenario de “Il fantasma dell'Opera”, romanzo poliziesco e fantastico scritto da Gaston Leroux. È uno tra i romanzi più imitati e con il maggior numero di trasposizioni cinematografiche e teatrali.
La storia di Erik, l’inquietante ombra che si aggira per il Teatro dell'Opera di Parigi, ha attratto da sempre numerosi lettori e scrittori. Che cosa ha creato di speciale Gaston Leroux per cui questo fantasma in carne ed ossa continua a influenzare il nostro immaginario?
Con grande abilità ha ideato una serie di ingranaggi per cui il motore del romanzo funziona senza inciampi. La nostra mente è conquistata fin dalle prime pagine, quando ci presenta l'episodio come fatto di cronaca, miscelandovi poi, piano piano i misteri e le forze occulte. Lascia così il lettore in sospeso tra il reale e il fantastico fino alla fine. Leroux nella prefazione dice più volte che l'episodio narrato è realmente accaduto, fornendo dettagli come in una cronaca e alla fine del romanzo ci informa che Erik, il fantasma, è morto. Inizia e finisce con dei dati reali, mentre al suo interno, in tutto il corpo del romanzo, Leroux ha creato un ambiente pieno di simboli che evocano in noi emozioni lontane. Il racconto richiama uno spettacolo interiore che risveglia, dal profondo magazzino della memoria, antichi fantasmi. La sua forza è di mettere in scena il rito dell'iniziazione: mito che ha una grande presa sul nostro immaginario. Erik è il mostro in senso archetipo, evoca immagini simboliche e mitiche. È l’angelo della musica, l’uomo dalle capacità divine e dall'intelligenza superiore; aspetti questi che affascinano e incantano la giovane soprano Christine Daaé, ma è anche l’assassino spietato, crudele e perverso. È evidente in lui il segno del sacro, nella sua accezione ambivalente e nella sua qualità terrificante, negativa e mortale. È l’angelo della musica e l’ombra della morte, che inizia al canto Christine e che nello stesso tempo la rapisce e la porta nella sua dimora sotterranea, protetta da un fiume anch'esso infero. Ma in fondo non è questa la morte degli iniziandi?
Il motore primo del romanzo è il rito d'iniziazione e quattro grandi ingranaggi lo avviano: 1) l'interscambio tra il corpo del fantasma e i luoghi del teatro; 2) la musica; 3) l’amore; 4) la maschera. Introducendo il primo punto, è da notare come tutto segua la volontà di Erik: i suoni, gli spazi, gli specchi, i direttori, i macchinisti, le botole, i palchi, i camerini, le scenografie. Egli ha fatto dell'edificio dell'Opera un immenso scheletro, che prolunga il suo insieme alle proprie brame e alla propria volontà. Erik, con la sua terribile e sublime potenza, vive dentro ad un corpo-teatro, dove ha creato e contaminato un universo: dal lago che scorre nel sottosuolo alla lira d’Apollo sul frontone. Le luci che si offuscano, le botole che nascondono, lo specchio che ammalia non sono solo una metafora, ma anche superfici che si trasformano grazie a complessi ingranaggi. E il lettore si trova di nuovo sospeso tra la scienza e le forze occulte. James Hillman scrive in “Storie che curano”: “Il racconto, quando ha capacità evocative, agisce su di noi fino a farci rituffare nello stato originale dell’anima. Ed è attraverso la narrazione simbolica che facciamo esperienza della nostra interiorità e del vissuto nostro e dell’umanità.”
Studiandone gli ingranaggi, continueremo il cammino tra le suggestioni e le immagini di questo piccolo capolavoro: “Le Fantôme de l’Opéra”.
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