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Lettere e frasi d'amore

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Di Roberto Orsetti

Ho già scritto in passato della bellezza, della nostalgia delle lettere. Quelle lettere fatte di carta e penna, si intende.
La gioia di scriverle, e di leggerle, ormai è negata ai più.
La scorsa settimana, nel mettere ordine tra le mille scatole della mia vita passata, ho ritrovato alcune lettere che scrissi, ormai più di trent'anni fa.
Lettere d'amore.
Quanti di voi hanno scritto o ricevuto lettere d'amore? E chissà quanti ne scrivono e ne ricevono ancora. O lo vorrebbero...
Adesso magari si usa una mail. Un contatto su Facebook mi ha detto che quando scrive alla sua ragazza abbrevia tutto come se stesse mandando un SMS. I ragazzini scrivono le loro lettere d'amore con il cellulare. Anche mio figlio, credo. Ho scoperto che vi sono sui telefonini, frasi e piccole lettere già pronte.
Ma io scrivevo lettere d'amore, quelle vere.
Grandi autori, scrittori e poeti, musicisti e politici, si sono cimentati con il tema dell'amore. Per conquistare, ribadire, ritrovare l'amore.
Ci sono lettere di grande impatto e suggestive, se penso a E.M.Remarque che scrive a Marlene Dietrich, a J.London che scrive a Anna Strunsky, o a Napoleone che scrive a Giuseppina.
Lettere di una bellezza disarmante, nella loro immediatezza, nello loro semplicità. Esporre il proprio stato d'animo, quello di innamorato in preda a chissà quali turbinii di emozioni, non è facile.
Se avete provato a scrivere una lettera d'amore, pur senza essere famosi o importanti o scrittori, sapete a cosa alludo.
Ci si apre e si fanno scorrere le parole. Poi ci si domanda, sempre o quasi, le stesse cose: sarò stato troppo scontato? Troppo distaccato? Troppo mieloso?
Scrivere "Ti amo" su un bigliettino a volte è già una impresa, figuriamoci se dopo un paio di pagine.
Se fate la solita ricerca su internet, alla frase "Come scrivere una lettera d'amore", usciranno molti siti che vi permettono di copiarne qualcuna. Ma anche consigli su come avvicinarsi al problema.
E qui ci si sbellica dalle risate, perché il consiglio più frequente è: "Sii te stesso!".
Se lo avessero consigliato a Baudelaire, il risultato sarebbe assicurato, come nelle lettere alla bella Duval.
Ma ben diverso se lo facciamo noi.
Ripenso a lettere come quelle del Foscolo che dice: "Non importa: noi ci amiamo, e lealmente, ardentemente: non basta?".
In una frase tutta una vita di intenti.
Che dire dello splendido epistolario con cui Goethe manifesta il suo amore a Charlotte Von Stein o delle lettere che Gabriele D'Annunzio scrive a Barbara Leoni?
Non posso poi dimenticare il libro di Violeta Parra che contiene le sue ultime lettere d'amore.
"Vorrei stare con te per curarti... Dove è il tuo pensiero? E ora, questo mal d'ossa, non posso prendermi cura di te", scrive a Gilbert Favré, musicista svizzero di quasi vent'anni più giovane di lei.
Italo Calvino scrive a Elsa De Giorgi lettere che vengono considerate tra le più belle del Novecento. Un Calvino inaspettato, per certi versi, ma ugualmente grande tra letteratura, politica e sentimenti liberati.
Ma per me restano insuperabili alcune pagine di John Keats che scrive parole incredibili alla sua fidanzata Fanny Brawne.
In una di queste, l'apertura è "Mia cara ragazza" e la chiusura "Tuo per sempre".
Parole che sembrano scontate e ovvie, ma che racchiudono poesia pura, capace di esplodere nelle righe, in ogni riga, della lettera.
Si capisce la differenza tra noi e loro. Anche se i sentimenti ci accomunano e ci elevano in misura uguale.
Così rileggo quello che mi rispose una delle sfortunate a cui scrissi queste parole: "Ti amo. È tutto quello che so."
"Sei scontato, prevedibile... come sempre senza fantasia."
E ripenso che quella frase l'avevo presa da Dylan Thomas...
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