Intervista a Edoardo Valsesia - editor Asengard Edizioni
Autore: Morgan PalmasSab, 10/04/2010 - 09:50
Di Morgan Palmas
Buongiorno, vorrei anzitutto chiederle qual è stato il percorso professionale che l’ha portata a divenire editor in una casa editrice.
Il mio è un percorso un po’ particolare, visto che il ruolo di editor coincide con quello di fondatore e responsabile della casa editrice, e sicuramente differente da quello di chi lavora esclusivamente come editor all’interno di una casa editrice. Per questo motivo, quella che posso portare è solo una piccola esperienza.
Esistono un percorso standard o canali privilegiati oppure ritiene che vi siano più possibilità per diventare un editor?
Escluderei i percorsi standard, nonostante esistano master, specializzazioni o semplici corsi che possono aiutare a livello di curriculum. Anche se, a conti fatti, sono molto più importanti le capacità rispetto ai titoli.
Come è in concreto la sua giornata lavorativa? Quali sono le sue specificità imprescindibili?
Ogni giornata è molto varia e, a parte i momenti di “rush” durante i quali si è fissi su un compito, difficilmente il lavoro è ripetitivo, poco vario o lascia il tempo di annoiarsi. Rimanendo nell’ambito più stretto dell’editor, e quindi limitandosi al lavoro fatto sui testi, il tempo va diviso fra la lettura degli inediti e il lavoro sui testi da portare in pubblicazione, rimanendo “sbilanciati” sul secondo a causa di tempistiche da rispettare con autori, tipografie e distributori.
Nel mondo editoriale vede più merito rispetto al “sistema” Italia o reputa invece che il pensiero comune dell’amata raccomandazione sia purtroppo la via più comune? Quali percentuali fra le due?
Faccio parte di una realtà troppo piccola per avere la presunzione di sapere come vanno le cose da altre parti, e sinceramente la cosa non mi interessa. Per quanto mi riguarda, la scelta dei collaboratori l’ho sempre fatta a partire da quanto hanno saputo dimostrare “sul campo”.
Se crede nel merito, quali sono le sue azioni quotidiane per favorirlo?
Al momento Asengard collabora con diverse figure professionali, persone con le quali ci siamo messi direttamente in contatto dopo averne apprezzato le capacità (e parlo sia di autori, sia di professionisti che hanno la loro parte nel processo di “creazione” del libro). E visto che “collaborare”, in questo senso, è sinonimo di “dare lavoro”, credo che la risposta alla domanda venga da sé.
Che cosa stima in uno scrittore esordiente e che cosa invece detesta?
Sicuramente apprezzo la costanza e la volontà di rimanere ore ed ore (per giorni e giorni!) al computer a stendere, correggere e rivedere le pagine di un libro. Quanto al “detestare”, in via generale, niente; alcuni autori risultano essere un po’ troppo spocchiosi e sicuri di sé, tanto da essere convinti di aver scritto il-libro-che-cambierà-il-mondo, altri sono troppo insistenti, ma non c’è nulla di identificabile come “detestabile” in generale.
Quali sono le qualità della sua casa editrice e le prospettive?
Alla prima parte della domanda non credo di dover rispondere io: se fino a oggi abbiamo lavorato bene, probabilmente qualcuno sarà in grado di notare qualche buona qualità di Asengard. Quanto a prospettive, di sicuro quella di continuare “a esserci” grazie a scelte corrette e a un buon lavoro; tutto il resto, credo, verrà di conseguenza.
Che cosa pensa delle case editrici a pagamento?
Il termine inglese “Vanity press” dice tutto. Ma finché ci saranno persone che, pur di vedere il loro nome sulla copertina di un libro, continueranno a foraggiarle, non ci dobbiamo stupire se queste “case editrici” continueranno a esistere, magari piangendo miseria perché “nell’attuale panorama italiano è impossibile fare gli editori senza chiedere soldi agli autori”.
Un consiglio a chi vorrebbe intraprendere l’attività di editor.
Uno solo? Scelgo il più “noioso”, ma forse il più utile: i manuali di scrittura esistono, alcuni sono buoni, altri meno, ma siccome leggere e correggere sarà il vostro pane quotidiano, iniziate con questi fondamentali strumenti. Vi annoierete al quinto, visto che di massima le nozioni più importanti sono riportate in ogni manuale, ma il tutto vi tornerà più utile di quanto crediate. Un po’ come – e lo ricorderà chi non ha più vent’anni da un paio di lustri – il celeberrimo “dai la cera, togli la cera”: noioso, ripetitivo e apparentemente inutile. Ma, imparato a cosa serve, evita delle grandi batoste!
La ringrazio e buon lavoro.
Grazie a voi!
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