BINARI (3) – Trascendenza in Grazia Deledda e Michela Murgia
Autore: Giovanni TuriVen, 16/04/2010 - 09:28
Di Giovanni Turi
Viviamo in un tempo laico, sempre più immemore (quando non matricida) nei confronti della storia che l’ha preceduto e plasmato: ecco uno dei tanti motivi per leggere Canne al vento di Grazia Deledda e Accabadora di Michela Murgia. Le due scrittrici, entrambe di origini sarde, dimostrano una levità stilistica che incanta prima ancora di emozionare e ci restituiscono a colori l’immagine sbiadita del passato rurale della loro isola; un passato in cui la fede era indissolubile dalla superstizione, ma foggiava ogni gesto e ogni riflessione, con esiti non sempre prevedibili…
Grazia Deledda è stata l’unica donna italiana a essere insignita del Premio Nobel per la letteratura (1926): sarebbe già una condizione sufficiente per imporsi di riprendere tra le mani i suoi tanti scritti, magari iniziando proprio da Canne al vento (1913). Perno ideale della narrazione è l’umile e fedele Efix, al servizio delle decadute sorelle Pintor; è incomprensibile la rassegnazione con la quale accetta la miseria e ogni sciagura che segna una nuova ruga sul suo volto raggrinzito, incomprensibile se non la si considera in rapporto al suo rispetto per il volere divino e al senso di colpa per un antico misfatto commesso.
“Specialmente nelle notti di luna tutto questo popolo misterioso anima le colline e le valli: l’uomo non ha diritto a turbarlo con la sua presenza, come gli spiriti han rispettato lui durante il corso del sole; è dunque il tempo di ritirarsi e chiuder gli occhi sotto la protezione degli angeli custodi.
Efix si fece il segno della croce e si alzò: ma aspettava ancora che qualcuno arrivasse. Tuttavia spinse l’asse che serviva da porticina e vi appoggiò contro una gran croce di canne che doveva impedire ai folletti e alle Tentazioni di penetrare nella capanna.” (Grazia Deledda, Canne al vento, Mondadori)
Quanti pensano che sia prematuro, o addirittura azzardato, accostare alla Deledda una scrittrice emergente come Michela Murgia, probabilmente non hanno letto Accabadora: un romanzo che pur ritraendo la Sardegna arcana di inizio ‘900 riesce a essere straordinariamente attuale e che supera brillantemente il paradosso di tradurre in parola la memoria orale di questa terra. Uno dei nodi affrontati dall’opera è quello dell’eutanasia, ma la morte dispensata dall’accabadora è dettata da necessità, e non da pietà; altrettanta rilevanza ha il tema della maternità, intensa e innegabile persino quando adottiva e non di sangue. Anche in queste pagine, infine, si affresca una realtà contingente intrisa di spiritualità.
“Le anime ci conoscono, sono dei nostri parenti, e quindi non ci faranno del male, perché gli abbiamo cucinato anche la cena. Andría Bastíu a questo pensava, mentre si preparava alla notte del primo di novembre nella sua stanza. Si tolse le scarpe che usava in campagna, ma rimase vestito, che di dormire non aveva nessuna intenzione. L’anno precedente la madre lo aveva fatto stancare apposta tutto il giorno a raccogliere patate, e a sera si era addormentato senza volerlo, tradito dal corpo. Ma stavolta non l’avevano fregato, era sveglio e avrebbe visto le anime mangiare e prendere il tabacco trinciato lasciato sulla tavola, dove la mattina si trovavano impressi i segni delle dita. Così avrebbe saputo cosa rispondere a Maria, quando diceva che le anime non andavano in giro a tormentare nessuno, che la misericordia di Nostro Signore Gesù Cristo non lo permetteva. Se Nostro Signore Gesù Cristo aveva permesso che suo fratello perdesse una gamba, figurarsi se non permetteva ai morti di mangiarsi due culurgiones.” (Michela Murgia, Accabadora, Einaudi)
Giunti al XXI secolo è forse tempo di distinguere la fede dalla superstizione, senza pretendere però di ricondurre la religione a quest’ultima; ma soprattutto non si condannino all’oblio le opere letterarie che hanno segnato il nostro ‘900, e quelle che nell’odierna immensa produzione editoriale hanno la voce autentica dell’Arte.
Speciali
- Corso online di Scrittura Creativa
- Corso online di Editing
- Corso SEC online (Scrittura Editoria Coaching)
- Lezioni di scrittura creativa
- Conoscere l'editing
- Scrivere un romanzo in 100 giorni
- Interviste a scrittori
- Curiosità grammaticali
- Case editrici
- La bellezza nascosta
- Gli influencer dei libri su Instagram – #InstaBooks
- Puglia infelice – Reportage sulle mafie pugliesi
- Letture di scrittura creativa
- Consigli di lettura
- L'Islam spiegato ai figli
- Interviste a editor e redattori
- Interviste a blog letterari
- Interviste a giornalisti culturali
- Interviste a docenti
- Come scrivere una sceneggiatura
- Premio Strega: interviste e ultimi aggiornamenti
- Premio Campiello: interviste e ultime novità
- Premio Galileo: interviste
- I nuovi schiavi. Reportage tra i lavoratori agricoli
- La Webzine di Sul Romanzo
Archivio Post
Più cercati
- Quanto fa vendere il Premio Strega? I dati reali
- Che tipo di lettore sei?
- I 20 consigli di scrittura di Stephen King
- Test di grammatica italiana, qual è la risposta giusta?
- Classifica dei libri più venduti di tutti i tempi nel mondo
- Come scrivere un romanzo: 15 modi utili
- 11 consigli per trovare la tua writing zone
- 13 cose che gli amanti dei libri sanno fare meglio di tutti
- 7 posti che tutti gli scrittori dovrebbero visitare almeno una volta
- Carlos Ruiz Zafòn ci racconta il suo Cimitero dei libri dimenticati
- I 10 film più divertenti di tutti i tempi
- I consigli di scrittura di 11 scrittori
- La reazione di Cesare Pavese quando vinse il Premio Strega
- Le 10 biblioteche più grandi del mondo
- Marcel Proust pagò per le prime recensioni di “Alla ricerca del tempo perduto”
- Perché uscire con uno scrittore? 10 motivi validi