"Scompartimento per lettori e taciturni" di Grazia Cherchi
Autore: AnonimoLun, 22/03/2010 - 08:26
Di Sara Gamberini
Il peso delle recensioni sull'acquisto dei libri resta scarso, quando non irrilevante: il pubblico di lettori pare infatti aver individuato il vizio di fondo dei critici militanti, cioè il loro essere, nella gran parte, alle dipendenze dell'industria culturale. Si spera di non sentirli più proclamare con l'aria di aver fatto una grossa scoperta: c'è di che ululare dalla noia.
Scompartimento per lettori e taciturni (Feltrinelli, 1997), è una raccolta di articoli, ritratti, interviste di Grazia Cherchi, editor e critica letteraria dalla penna affilata, famosa stroncatrice e appassionata lettrice.
Il libro sorprende prima di tutto per la sua attualità o forse, a ben vedere, fa disperare per l'attualità delle riflessioni che contiene e rende chiaro come in questi tredici anni nulla sia cambiato.
Grazia Cherchi fu tra i primi collaboratori di Piergiorgio Bellocchio, fondatore dei Quaderni piacentini, rivista letteraria e politica che, tra le altre cose, ha ospitato il dibattito dei nascenti gruppi studenteschi del Sessantotto. Dal 1984 decide di occuparsi solo di letteratura; scrive per Panorama, l'Unità, Linus e il Manifesto e collabora come editor con Mondadori, Rizzoli, edizioni E/O, Feltrinelli.
Critica militante, una delle ultime intellettuali umaniste, non risparmia i propri aspri giudizi all'industria libraria per la quale lavora e ne condanna l'attitudine a privilegiare il mercato a discapito dei progetti editoriali di qualità. Quando il gruppo Fininvest acquista Panorama, giornale per il quale scrive da anni, Grazia Cherchi rinuncia alla collaborazione.
Drastica nelle scelte quanto nei giudizi, ha a cuore unicamente la sorte di libri e letteratura; non condivide il lagnoso e improduttivo lamento del mondo culturale che, cinico e immobile, piange per il declino dei libri e per il disinteresse crescente dei lettori. Lei i libri li ama e dedica loro la vita; in una scelta così netta non c'è posto per lo sterile piagnisteo mugolato nei salotti dell'élite intellettuale. Grazia trova il modo di rendersi utile alla letteratura scegliendo di essere una critica indipendente, di non risparmiare in giudizi e verità, di raggiungere con chiarezza il nodo centrale del romanzo analizzato, senza indugiare in vuote e consolatorie premesse.
In due articoli apparsi su Panorama e presenti nel libro (Criticate e venderete e Stronca che ti passa) Grazia Cherchi si occupa dell'arte di recensire. Inizia spiegando che esistono tre tipi di recensione: accademica, pubblicitaria, d'autore. La prima la considera noiosissima e la liquida in poche righe; la seconda, al servizio dell'editore e dell'autore, ignora del tutto il lettore in una misteriosa negazione, davvero poco lungimirante. Sulla recensione d'autore si pronuncia schietta e pungente: La compilano in genere romanzieri e poeti specialisti in preamboli. Nei quali discettano di sé, dei propri stati d'animo, di qualsivoglia argomento che prima o poi (chissà quando) finirà con l'avere una qualche attinenza con il libro da recensire. [...]L'unica indicazione utile, in queste recensioni d'autore, è data dal corsivo sotto la firma, in cui finalmente si capisce di che libro ci si sarebbe dovuti occupare, di chi è, prezzo, editore.
Grazia Cherchi si dichiara a favore di una critica tradizionale, forse un po' vecchiotta, ma capace di stare dalla parte del lettore con il preciso intento di orientare e consigliare.
Una recensione, scrive, deve sempre riportare la trama dell'opera, altrimenti il critico rimarrà l'unico a sapere di cosa si stia disquisendo, un esperto al quale il lettore è chiamato a credere sulla fiducia.
L'arte del recensore sta nella scelta delle citazioni che, riportate nell'articolo, danno la possibilità al lettore di capire quanto di personale ci sia nel giudizio del critico. Si tratta, inoltre, di un gesto generoso compiuto da chi non è intenzionato a far sentire unicamente la propria voce ma avverte una sorta di obbligo verso l'autore del libro a cui dà la possibilità di farsi ascoltare in prima persona.
Un'ultima prescrizione per aspiranti recensori indipendenti: [...] il giudizio sarà, inevitabilmente, impressionistico, dettato dall'intuito, dal gusto e dall'esperienza [...] Il tutto scritto in modo chiaro, non certo da addetti ai lavori che ammiccano tra di loro per l'infelicità dei più.
Grazia Cherchi suggerisce di operare drastiche selezioni dei testi di cui scrivere, senza paura di prendere una posizione personale, indipendente. Si stupisce di come molti critici si vogliano occupare di uno stesso libro appena uscito solo se ritenuto di grande interesse. Del libro in realtà interessa a tutti poco o niente ma il desiderio di arrivare primi scatena spesso il pollaio dell'industria culturale. È banale, ma non superfluo, dire che molti libri meritevoli, editi da case editrici piccole e poco potenti si devono spesso accontentare di miseri trafiletti in cui viene citato titolo, autore, editore: una recensione siffatta non si capisce in che modo possa dare voce all'opera. Di queste piccole realtà, di questi autori che non scrivono di adolescenti, di pedofilia e che magari nemmeno fanno ridere, spesso si occupa il passaparola dei lettori, strumento certo da non sottovalutare anche se spesso soggetto a fuorvianti rituali modaioli.
Scompartimento per lettori e taciturni è un libro che consiglio a chi si occupa di letteratura perché ha il dono di rendere chiaro, netto, il limite tra critica letteraria e pubblicità. Grazia Cherchi ritiene indispensabile il ritorno ad un tipo di critica tradizionale dove l'attenzione è rivolta al libro e la recensione è dedicata al lettore. Si tratta di indicazioni ricche di utili spunti per affrontare con meno sconforto l'attuale periodo narcisistico-promozionale della cultura. Conosciamo tutti le recensioni-pubblicità, quelle che cavalcano l'onda editoriale del momento, che corteggiano le case editrici più quotate, che elogiano le novità più in vista. Altrettanto bene conosciamo la critica letteraria narcisistica che cita con ostinazione, fa parallelismi impossibili, si consegna al flusso di coscienza, strizza l'occhio a metafisiche e poetiche sconosciute. Io o tu?
E chi ancora teme, esprimendo il proprio giudizio, di perdere occasioni e favori noti come la carriera di Grazia Cherchi sia stata appagante e ricca di importanti collaborazioni pur non avendo lei mai dovuto elemosinare visibilità attraverso falsi giudizi, tiepide opinioni, scelte ammiccanti, stroncature ad effetto.
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