Intervista a Francesca Mazzucato - editor Historica
Autore: AnonimoMer, 24/03/2010 - 12:41
Di Morgan Palmas
Buongiorno, vorrei anzitutto chiederle qual è stato il percorso professionale che l’ha portata a divenire editor in una casa editrice.
Non sono propriamente un editor (anche se mi capita di farlo all’occorrenza). Sono consulente editoriale e direttore di collana. Rivesto quindi un ruolo ben preciso nel campo editoriale. Il percorso è importante. Quello accademico e di studi sembra, a volte, una superflua appendice ma io non lo penso affatto. Sono laureata in lettere e ho un master in biblioteconomia preso al Parlamento Europeo. Ho cominciato a scrivere e pubblicare nel 1995 e da allora ho sempre lavorato nell’editoria in varie forme. Ho scritto sedici romanzi, saggi brevi, racconti pubblicati in antologie, ho collaborato e collaboro a magazine e portali web. Sono anche una traduttrice, avendo fatto il liceo linguistico e diversi corsi di specializzazione, in Italia e all’estero. Ho tradotto romanzi, opere teatrali, saggi, e lo faccio tuttora. Di recente, pur restando una scrittrice, e avendo libri e traduzioni in uscita, si è allargato il mio ruolo: credo che sia necessario per un professionista mettersi alla prova, accettare sfide, provare a realizzare delle cose che diventino realtà tangibili. Sono diventata consulente, editor anche, limitatamente a come può esserlo uno scrittore (ritengo non sia facile, si rischia - ed è un rischio in agguato spesso - di far prevalere la propria voce su quella del testo che si ha davanti). Lo faccio per varie case editrici e, nello specifico, ho creato e dirigo la collana Cahier di viaggio per la casa editrice Historica. È una casa editrice che esiste da non molto (il fondatore e direttore editoriale, Francesco Giubilei, è stato definito “l’editore più giovane d’Europa” ma lui non tiene particolarmente a queste definizioni anagrafiche che poco vogliono dire se si parla di qualità e professionalità, è interessato a fare buoni libri e un lavoro serio). L’attività della casa editrice è iniziata con una rivista letteraria, evolvendosi rapidamente con libri prima allegati e poi venduti autonomamente. Ho collaborato fin dagli inizi e se guardo indietro penso che sia stata fatta davvero molta strada. Historica ha diverse collane al suo attivo, un sito internet, http://www.historicaweb.com/ dove, oltre al catalogo e alle indicazioni riguardanti come ordinare e trovare i libri, si leggono le basi fondanti del progetto editoriale che sono sostanzialmente queste:
“Non siamo un editore a pagamento, non millantiamo chissà quali servizi e una distribuzione nazionale, non inganniamo autori esordienti.
Vogliamo essere chiari fin da subito.
Siamo una casa editrice indipendente senza padroni sia finanziari che editoriali, estranei alle logiche di mercato.
Attraverso il nostro lavoro cerchiamo di diffondere opere di autori dimenticati dalla critica ma di grande spessore letterario, siamo con la piccola e media editoria, siamo per la piccola e media editoria di qualità e di progetto….
Siamo talent scout in cerca di nuovi autori, valorizziamo il lavoro dei letterati del nostro tempo, odiamo le marchette di ogni genere e lo scambio di favori.
Prediligiamo la narrativa ma affrontiamo anche la critica letteraria, il cinema e la storia, con precisi richiami all’attualità.
Pubblichiamo anche racconti, sperimentazioni e tentativi letterari.
Ci proponiamo di fondere elementi eterogenei insiti nella cultura italiana e di dare una prospettiva storico-letteraria al nostro paese.”
Mi è parso il “luogo” ideale dove potesse trovare dimora un progetto che avevo da tempo, quello dei cahier di viaggio. E devo dire che Francesco Giubilei si è dimostrato molto ricettivo, disponibile e da sei mesi lavoriamo con una sinergia che si regge su un perfetto equilibrio. Lui, nonostante l’età ha una mentalità imprenditoriale, sa essere diplomatico, attento, considera con attenzione meticolosa i pro e i contro. A volte frena quelle che possono essere le mie intemperanze caratteriali e lo fa con garbo e amicizia. Fin da subito mi ha dato carta bianca nelle scelte per quello che riguarda la collana, anche se, come è ovvio, i libri che scelgo li legge tutti, e non vorrei mai che non fosse così. Ma l’ultima parola spetta a me. È nata in questo modo una collana internazionale (pubblichiamo anche autori stranieri, che rintracciamo dopo un attento scouting attraverso i social network, ma non solo), un blog, che è parte integrante del progetto, http://cahierdiviaggio.blogspot.com perché non si limita a riportare recensioni, o segnalazioni, ma offre articoli, contributi multimediali, reportage inediti. Questa collana ci piace definirla visionaria e onirica, ed è composta da libri di dimensione normale, con appendice fotografica a colori, in fondo, e quelli che chiamiamo “petit cahier”, mini libri che costano 3 euro e 50, brevi spizzichi di storie in luoghi che si fanno causa e pretesto per una narrazione. Più del luogo scelto, mi interessa l’occhio di chi guarda, il punto di vista dell’autore. I risultati avuti fino ad ora sono estremamente lusinghieri.
Esistono un percorso standard o canali privilegiati oppure ritiene che vi siano più possibilità per diventare un editor?
Come le ho detto io ho un percorso piuttosto “eretico”, pero penso che, siccome sta nascendo molta editoria di progetto, ci siano delle possibilità, e, con tutto l’amore per la carta, anzi il senso di sacralità che tutti noi proviamo verso il libro stampato, occorra attrezzarsi a diventare ebook editor e a considerare un certo tipo di editoria digitale che è inevitabilmente destinata a prendere piede. Inoltre molto importante è il web marketing, attraverso il sito, il blog, i social media e secondo me Twitter. Trovo che sia uno strumento duttile e validissimo per fare arrivare link e informazioni in modo veloce, sobrio e poco vischioso, come certe altre forme di networking che producono poi una considerevole dispersione di tempo.
Come è in concreto la sua giornata lavorativa? Quali sono le sue specificità imprescindibili?
Ho il privilegio, essendo free lance e lavorando comunque nella zona “ufficio” della mia casa, di potermi gestire il tempo. Quindi posso lavorare a orari impossibili o concedermi piccole dilazioni. Ma la cosa ha i suoi pro e contro, perché è purtroppo facile, in questo modo, mancare una scadenza o non valutare bene i tempi. Occorrono consapevolezza e disciplina.
Nel mondo editoriale vede più merito rispetto al “sistema” Italia o reputa invece che il pensiero comune dell’amata raccomandazione sia purtroppo la via più comune? Quali percentuali fra le due?
Ancora una volta devo dirle che il mio caso è stato piuttosto fortunato, e, oltre a Historica, anche nel rapporto con le altre case editrici con cui collaboro non c’è stata necessità di raccomandazione. Ma tenga conto che c’era una conoscenza pregressa che nasceva dalla mia attività di scrittrice e di collaboratrice di magazine e portali web, di persona che aveva già una sua notorietà in partenza.
Se crede nel merito, quali sono le sue azioni quotidiane per favorirlo?
Per quello che riguarda il mio lavoro per Historica, credo esclusivamente nel merito. Nel merito e nel mio fiuto. Non a caso abbiamo pubblicato una scrittrice macedone, Biljana Petrova, che ha scritto, compiendo un piccolo miracolo linguistico, il testo direttamente in italiano, un libro di Graziano Cernoia, musicista, fonico storico dei Modena city Ramblers, artista poliedrico alla sua seconda prova narrativa che ha già un contratto per un lavoro molto importante per un editore mainstream, “Metro Milano” di Paolo Melissi, che è andato a raccontarci Milano percorrendone le viscere e i meandri: pubblicheremo un testo di un giornalista che vive in Patagonia, Martin Trebino, Biljana Petrova continua a offrirci straordinari reportage e interventi sul blog, uscirà un diario di viaggio che si snoda fra varie zone dei Balcani con fotografie d’autrice, alcuni mini cahier su Dublino, Parigi e Tunisi, un libro del noto giornalista Salvatore Spoto che uscirà a fine anno e un testo su Roma, vista attraverso gli occhi dei graffitari e degli artisti di strada. Tutti testi da me richiesti, sollecitati spesso, andati a cercare. Anzi, mi tocca dare tempi e a volte, magari, scontentare qualcuno, ma voglio una collana che somigli a come la sognavo, a come la immaginavamo io e Francesco quando ci siamo buttati in questa avventura. E devo dire che combacia, combacia davvero coi nostri sogni. Questo per me significa “onorare il merito”. Nessuna consorteria, nessuna pubblicazione che avviene per scambio di favori.
Che cosa stima in uno scrittore esordiente e che cosa invece detesta?
Detesto i puntini di sospensione, posso dirlo? Sono islamica. Sono diventati un meccanismo di salvezza quando non si hanno “le parole per dirlo”. La sospensione, la tensione, deve arrivare dalla narrazione. Dallo stile. Dalla capacità di usare un linguaggio che emoziona. Detesto l’autoreferenzialità, la supponenza, la non disponibilità a un lavoro di squadra che invece è sempre vincente e capace di creare circoli virtuosi e carichi di energie positive per tutti.
Stimo quello che riesce a stupirmi. Il linguaggio, intanto. La cura, la dedizione, il comprendere subito che scrivere è una cosa dannatamente seria e non un’alternativa alla partecipazione al Grande Fratello. Già siamo invasi di scrittori, di libri senza senso.
Quali sono le qualità della sua casa editrice e le prospettive?
Le qualità mi sembra di averle elencate. Credo che, pur con i problemi di budget che tutti hanno, Giubilei ha saputo circondarsi di professionisti (devo per forza citare il fondamentale Sacha Naspini) e penso che, una volta raggiunta una distribuzione adeguata (a cui stiamo lavorando), penso a una prospettiva di crescita. Seria. Non banale.
Che cosa pensa delle case editrici a pagamento?
Un tempo le avrei risposto “tutto il male possibile” senza alcuna remora. Ora sono un po’ più morbida. La rete sta sdoganando quasi tutto. Tutti pensano di essere scrittori e pensano che per essere scrittori non servano competenze, non serva impegno, sudore e fatica. Penso che queste persone, se proprio vogliono vedere le loro memorie, i loro deliri ombelicali stampati, possono anche pagare. Historica NON è una casa editrice a pagamento, e questo mi fa molto piacere, però chiede un impegno agli autori, la voglia di mettersi in gioco, di partecipare, di esserci. Un libro va accompagnato lungo la sua strada, la storia non finisce dopo la pubblicazione. Ma questo, ormai, lo chiedono tutte le case editrici, piccole, medie e grandi.
Un consiglio a chi vorrebbe intraprendere l’attività di editor.
Nessuno. Non consiglierei l’editoria come settore in questa specifica contingenza economica. Se proprio dovessi dire qualcosa, direi “apertura, apertura, apertura”. Niente consorterie, amici degli amici, minuetti e cose del genere, c’è bisogno di buoni libri e non di ALTRI libri. Alla base, naturalmente, un percorso formativo importante e solido, che serve comunque.
La ringrazio e buon lavoro.
Grazie a lei.
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