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Come scrivere un romanzo in 100 giorni

Intervista a Elena Depaoli

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Di Morgan Palmas

Buongiorno, vorrei iniziare chiedendole a quale età si è avvicinata alla scrittura e se è stato o meno un caso fortuito.

La mia affermazione può sembrare un cliché, ma direi che ho scritto fin da piccola. I primi racconti che messo per iscritto risalgono alle terza elementare, testi che, rileggendoli adesso, mi fanno una gran tenerezza. Il mio avvicinamento alla scrittura è dovuto probabilmente al mio carattere, piuttosto introverso. Le nature timide imparano dallo scritto ciò che si vergognano a chiedere. E quando vogliono far sentire la propria voce, scrivono.

Se consideriamo come estremi l’istinto creativo e la razionalità consapevole, lei collocherebbe il suo modo di produrre scrittura a quale distanza dai due?

Una via di mezzo. Non mi pongo nessun problema a scrivere la prima stesura senza badare minimamente alle forme espressive; in quel frangente, mi lascio prendere dall’idea su cui si basa la trama e scrivo di getto, dedicando molta cura ai passaggi principali e alla storia. Poi, dopo la fase in cui mi lascio andare all’istinto creativo, subentra la razionalità dove devo rielaborare il tutto perché la scrittura sia corretta. L’ispirazione va bene, ma occorre anche la correttezza nella forma, che molto raramente si realizza senza un’accurata revisione.

Moravia, cascasse il mondo, era solito scrivere tutte le mattine, come descriverebbe invece il suo stile? Ha un metodo rigido da rispettare o attende nel caos della vita un’ispirazione? Ce ne parli.

Beato Moravia che poteva permetterselo! No, scherzi a parte, personalmente ho bisogno di momenti fissi nella giornata da dedicare alla scrittura. Quando ho idee o mi viene in mente una nuova trama posso scrivere a getto su qualunque pezzo di carta abbia sottomano, ma per elaborare il testo nella sua forma definitiva ho bisogno di tempo e tranquillità. Sarebbe fantastico potermi permettere ore seduta a un tavolo mentre scrivo, ma per il momento mi accontento di una o due ore prima di andare a dormire.

Di che cosa non può fare a meno mentre si accinge alla scrittura? Ha qualche curiosità o aneddoto da raccontarci a riguardo?

Carta. Non mi è mai riuscito di scrivere direttamente sul computer, a meno che non siano stati pezzi giornalistici. Mi servono un quaderno su cui metter giù le idee e i discorsi, una penna da rosicchiare, e possibilmente una lattina di coca-cola, la mia droga personale. Ho scoperto che anche l’ambiente che mi è più congeniale è una biblioteca, una sala studio o un bar. Dentro casa provo la sensazione che ci sia sempre qualcuno a guardare quello che faccio, mentre negli altri luoghi sono completamente rilassata. L’unico aneddoto che mi viene in mente è il mio vizio di bere un succo di frutta ogni volta che metto la parola fine a un manoscritto, che si tratti di un racconto o un romanzo. Ho cominciato a eseguire il rituale da bambina e per scaramanzia non ho mai smesso.

Wilde si inchinò di fronte alla tomba di Keats a Roma, Marinetti desiderava “sputare” sull’altare dell’arte, qual è il suo rapporto con i grandi scrittori del passato? È cambiata nel tempo tale relazione?

In quanto studentessa universitaria sto attraversando un periodo in cui trovo molto problematico il mio rapporto con i classici, perché sono obbligata a leggerli. Prima, ho sempre amato molto la lettura dei grandi libri del passato, e non dubito che una volta terminati gli studi saprò guardare nuovamente uno scritto di Carlo Emilio Gadda senza provare l’ostilità che sento attualmente nei suoi confronti.

L’avvento delle nuove tecnologie ha mutato i vecchi schemi di confronto fra centro e periferia, nonostante ciò esistono ancora luoghi italiani dove la letteratura e gli scrittori si concentrano? Un tempo c’erano Firenze o Venezia, Roma o Torino, qual è la sua idea in merito?

Non saprei dire. Considero Milano e Roma le due città dove è particolarmente alta la presenza di scrittori ed eventi editoriali, ma questo perché vi si trovano anche le sedi delle più grandi emittenti televisive del Paese, che raccolgono attorno a sé sceneggiatori e autori per creare i contenuti dei loro programmi.

Scrivere le ha migliorato o peggiorato il percorso di vita? In altre parole, crede che la letteratura le abbia fornito strumenti migliori per portare in atto i suoi desideri?

Leggere ha sicuramente reso più bella la mia vita. Quanto allo scrivere, è un istinto che provo in alcuni momenti, e la gioia che mi dà a volte però si scontra con il fatto che stendere una storia mi ha portato via molto tempo che potevo utilizzare per studiare o lavorare. È una felicità in parte smorzata. La soddisfazione che ho provato nel vedere il mio primo romanzo pubblicato però è stata indimenticabile, e ha messo da parte per un po’ i sensi di colpa che provo pensando alle ore che ho impiegato per realizzarlo. Nonostante i sentimenti un po’ contrastanti, la scrittura mi ha sicuramente fornito dei mezzi per esprimermi meglio.

La ringrazio e buona scrittura.

Grazie a voi.

Elena Depaoli, nata nel 1986, è una degli autori del sito Dols.net e ha collaborato con la rivista incentrata sul marketing Dailynet. Ha anche collaborato con alcuni articoli per Ragazza Moderna e Cioè. Il suo primo romanzo si intitola Come posso farcela, ed è edito dalla Neftasia Editore.

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