I libri da leggere in treno
Autore: Morgan PalmasGio, 18/03/2010 - 10:22
Di Roberto Orsetti
La settimana scorsa, un amico in partenza per Bologna, mi ha detto:
"Consigliami un libro da leggere in treno, dammi uno dei tuoi..."
Sono rimasto a pensare per qualche minuto, più che alla lettura da proporgli, alla domanda che mi era stata posta.
Considerazioni a catena.
Una frase di Oscar Wilde che mi è subito venuta in mente è: "Bisognerebbe sempre avere qualcosa di sensazionale da leggere in treno."
Vero.
Ma qualche giorno prima avevo trovato sul web un breve racconto di Stelvio Mestrovich, che in "Romolus" scrive: "É noioso leggere in treno, ti saltano righe e concentrazione."
Vero anche questo.
La cosa che mi fa pensare maggiormente, però, è la classificazione delle letture.
Libri da viaggio, libri da ombrellone, ecc.
Quindi anche libri da caminetto, da sala da tè, da biliardo, da camera da letto, da bagno con vista.
Chissà perché ci sono queste classificazioni.
Perché queste vengono anche esportate in altri ambienti, oltre alla letteratura. Penso alla programmazione delle sale cinematografiche o dei palinsesti televisivi. Sembra che qualcuno ci dica quando fare certe cose o cosa fare in quelle occasioni.
Allora dovrebbe far sensazione che una signora sotto il casco della parrucchiera legga Proust?
Se vai in treno devi leggere qualcosa di leggero, scandito dalle fermate nelle stazioni?
Nel nostro lettore MP3 non ascolteremo certo musica classica, ma "musica da viaggio". Immaginate Riccardo Muti che va in treno da Roma a Milano e ascolta un cd della Pausini, perché qualcuno è convinto che Verdi mal si sposa con il ritmo delle traversine.
Torniamo alla lettura.
All'edicola della stazione di partenza ci sono normalmente letture da viaggio. Harmony, romanzi rosa e azzurri, best seller della narrativa mondiale. Nelle stazioni più grandi ci sono le librerie, a volte anche grandi. In quelle, se vi avvicinate alla cassa per pagare un Baudelaire, sapranno che non siete in partenza, ma in arrivo!
Quanta stupidità! Quanta presupponenza da parte di chi fa queste classificazioni. Quanta stolta accettazione in noi che le subiamo.
In estate dobbiamo leggere un romanzo stupido, un giallo non violento. In inverno lo stesso giallo potrebbe prevedere squartamenti e ammazzamenti con torture. Forse per non turbare la nostra già accaldata persona.
La classificazione è così radicata che si serve di pubblicità costruita appositamente, recensioni massificate su questi concetti, che se non vogliamo considerare sbagliati, almeno appaiono obsoleti.
In un sito, la mia cattiva abitudine di verificare in rete le mie considerazioni ormai la conoscete, ci sono anche consigli sull'argomento.
Esempio: "Il libro deve essere leggero da trasportare, perché il piacere di un paio d’ore di lettura non sia offuscato dalla prospettiva di accollarsi per giorni e giorni un peso supplementare eccessivo."
Grande consiglio. In pratica, andando a comprarlo scegliete in base al peso, al volume occupato, meglio se con copertina morbida.
Altro esempio: "Deve consentire di non perdere il filo alla fine di ogni viaggio, perciò meglio evitare storie con troppi personaggi dai nomi magari esotici, complicati e malignamente simili".
Senza parole.
Io che ho letto "Il signore degli anelli" in una settimana sulla spiaggia di Viareggio in agosto non so se ho fatto bene. Dopo più di trent'anni ne porto ancora i segni.
Vengo meno, continuando a leggere su un altro sito che molti sarebbero a disagio per "le occhiate incuriosite di chi vi siede accanto e si intromette nella sfera intima che contiene voi e il vostro libro per sbirciare cosa leggete."
A meno che non leggiate una rivista di annunci escort, ma fa parte della libertà di ognuno leggerla, non credo che si dovrebbe provare imbarazzo nel far sapere che si sa leggere.
Comunque questo sito consiglia con un tutorial come realizzare una sovracopertina in stoffa colorata e portapenne incluso, da poter riutilizzare su molti libri diversi.
Penso che ci sono paesi dove le letture estive si dovrebbero fare tutto l'anno. Penso a Santo Domingo, dove nessuno può permettersi di portare libri come il Baudelaire citato in precedenza.
Ho bisogno di un minuto di silenzio, per raccogliere la risposta che devo al mio amico.
"Passa da casa, prima di partire."
Quando suona alla porta, gli passo il secondo volume dell'enciclopedia Universo. Un tomo di qualche chilo e un formato A4 abbondante.
Mi guarda, pensando a uno scherzo.
"No, è quello giusto. Da ASU a DIN. Asu, nel dialetto del mio paese natale significa Asino."
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