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Come si fa l’amore con i ricordi? Rileggendosi a distanza di anni – parte 3

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Di Morgan Palmas

Dopo avere letto Storia d’O di Pauline Reage o Lolita di Nabokov, i Tropici di Miller o Emmanuelle della Arsan, Le età di Lulù della Grandes o qualche opera di De Sade – ma ce ne sono molti altri che non ho letto –, prendi in mano Cento colpi di spazzola prima di andare a dormire di Melissa P. e provi semplicemente noia, nel senso che non riesci neppure ad “eccitarti” e già stai russando… per una persona che conosce poco la letteratura erotica la ragazza siciliana potrebbe apparire una novità rivoluzionaria, ma lei, forse senza accorgersene, trova le radici assai lontano nel tempo. Stupisce magari che lei sia così giovane, ma non voglio entrare nella questione se sia stata Melissa a scrivere il libro o se sia una trovata pubblicitaria. In sostanza, il best seller ha avuto non solo una buona dose di marketing, ma un elemento legato all’età dell’autrice (l’aspetto letterario mi sembra da non considerare, da un lato, perché Melissa non ha inventato nulla, dall’altro, giacché il libro è scritto abbastanza male, non ci sono insomma grandi ricchezze che la faranno rientrare fra qualche anno nella storia della letteratura italiana).
Ho deciso così di non vedere il film perché se tali sono i presupposti, credo che vedere alcune immagini che alludono a… sia poco interessante. Questo non significa che il film non possa esserlo, io, come ho spiegato, ho ragionato sulla base dei miei parametri. Se il libro non mi ha stupito perché dovrei vedere una pellicola basata su quelle pagine?
Piuttosto rileggo i classici della letteratura erotica che mi hanno dato buone sensazioni.
Inoltre, per maggiore chiarezza, ho visto un’intervista fatta dalle Iene a Melissa P. e in tutta franchezza ha confermato la noia che avevo provato verso il suo libro. Una ragazza che ride come un’oca, che afferma che un adolescente sia un essere pensante (che scoperta…), che fa quasi coincidere la sua realtà con le sue fantasie, ecc.
Però, le mie sono solo impressioni, magari in futuro cambierò idea, e sono d’accordo con Voltaire quando diceva: – Il dubbio non è piacevole, ma la certezza è ridicola. Solo gli imbecilli sono sempre sicuri di ciò che fanno e dicono –. Forse sono nella fase dell’imbecillaggine, vedremo…

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Ho iniziato a leggere Un anno sull’Altipiano di Emilio Lussu, fondatore del Partito Sardo d’Azione e antifascista. Due elementi s’incontrano con dolcezza: era d’origine sarda, come il sottoscritto – lo sono da parte di padre – e il suo periodo nel Vicentino – terra che mi ha accolto per anni -. La grande guerra è scomparsa dai dibattiti pubblici, purtroppo, quella che il mio bisnonno Tato ha fatto con onore. Asiago non dista molto da Lugo di Vicenza, dove ancora vive la mia famiglia, e molte volte ci sono andato, a volte anche in bicicletta. È un luogo pregno di ricordi e sensazioni, l’ossario turba ed emoziona. Ero nei pressi di quel monumento circa due mesi fa, mi sono commosso nel vedere quelle foto e quei documenti. La memoria è una cosa fondamentale che i giovani d’oggi hanno seppellito. Leggerò la testimonianza di Lussu con interesse e spero di comprendere ancor più le sofferenze e i valori di quel tempo così lontano, ma tuttora presente nei ricordi della mia famiglia.

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Sto ascoltando musica classica che mi dà energia e non so perché la associo al Concerto di dame del Tintoretto che, se non sbaglio, dovrebbe trovarsi in un museo della città di Verona. Ricordo di quell’opera creativa una delle donne che soffia nell’organo: elegante e sensuale, acremente enigmatica. Il dinamismo dell’artista e il contrasto dei colori mi portano con leggerezza a sensazioni diverse dalle precedenti, quasi un volgere verso l’inquieto mondo del vizio, non suggellato dallo spirito musicale delle dame, le quali, immerse nella produzione artistica, appaiono a chi le guarda più fredde che appassionate. Contesa fra realtà e immaginazione, un duro e crudo scontro che permea confusione nella maggior parte dei casi. Ecco, credo che nell’arte non si debba pensare a ciò che si capisce, ma soltanto a ciò che si percepisce: sensazioni ed emozioni. Per tale ragione a volte non riesco davvero a comprendere il ruolo della critica, si vuole applicare razionalità all’irrazionalità.

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