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Come scrivere un romanzo in 100 giorni

Tecniche di seduzione per lettori disinvolti

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Di Giovanni Ragonesi

Diversi anni fa, credo fosse di settembre, mi trovavo seduto sulla panchina di un parco di Londra. Ero disoccupato e afflitto, ma quel giorno lo sciopero della Tube mi confortava nell’ozio, motivo per cui mi dedicavo al meno affascinante dei romanzi di Jane Austen, Mansfield Park.
Finii la giornata a cena con un piacevole e non preventivato incontro che aveva avuto luogo proprio su quella panchina. Alcuni giorni dopo mi ritrovai ad un’altra cena, stavolta con la compagnia aggiunta dello scrittore John Keats (solo un omonimo ovviamente), a commentare le gesta dell’imperitura e fortunata Lady Bertram da lui ritenuta la chiave di volta della narrativa austeniana.
Da lì mi ritrovai a prendere in considerazione il potere di seduzione di una buona lettura, o a volte di una semplice lettura appropriata alle circostanze.
Che i libri abbiano un valore aggiunto, si sa. Che facciano compagnia e titillino i desideri perduti è la considerazione che ha reso ricca Barbara Cartland. Che arredino è oltremodo risaputo anche al di fuori degli studi dei designer. Che aiutino a vivere meglio è ancora oggetto di qualche discussione. Ma pur nella versatilità delle considerazioni è assioma taciuto che i libri aiutino a flirtare.
Orson Wells, all’inizio de La signora di Shangai, approccia Rita Hayworth offrendole una sigaretta e si chiosa commentando: quanti incontri non ci sarebbero stati se non fossero esistite le sigarette…
Bene: è giunto il momento di ammettere che il giusto romanzo consente la stessa chance di approccio di una sigaretta offerta in un’elegante scatoletta d’argento.

Una mia conoscente alcune settimane fa è tornata da un weekend rivierasco con un libro. Il suo flirt del sabato sera aveva avuto il suo epilogo la domenica pomeriggio con quel dono e lei, con stupore degli astanti, per una settimana intera ha messo da parte i suoi settimanali di gossip e s’è totalmente immersa nelle pagine di Ammaniti per poi, col sopraggiungere del nuovo fine settimana, ripercorrere la strada in direzione della riviera ansiosa di riferire che aveva ultimato la lettura e per discuterne tutta la notte.
In altra occasione, credo fosse una cena, ho visto un boreale risveglio dei sensi illuminare le espressioni di una commensale nell’udire il nome di Agota Kristof pronunciato da un timido ragazzo dal pelo rosso che sino a quel momento aveva ricevuto le stesse considerazioni delle stampe affisse sulla parete alle sue spalle.
La mia gelataia di fiducia, B., esperta lettrice di sopraffina letteratura erotica, dopo avere scoperto il saggio sull’immaginazione pornografica della Sontag attraverso gli amorevoli consigli di C., ha ritenuto opportuno abbandonare la fantasia di sposarsi con un redattore della casa editrice ES rendendosi conto – quasi con sorpresa – che non era l’unica cultrice di Bateille e Una Chi.
Io stesso mi sono visto crollare più di un’illusione romantica trovandomi davanti ad una snella scaffalatura Castorama addobbata con qualche fantasy e poesie francesi in edizione Acquerello. Ma ho anche visto nascere in me una non indifferente perturbazione nell’avvistare nell’atrio di un cinema un volume di Grillparzer stretto da notevoli dita da violoncellista.

È dunque il caso, dopo essersi guardati un po’ attorno, fare alcune considerazioni, sempre tra il serio e il faceto, la cui utilità è però ineccepibile:

1. buona parte delle donne sono affascinate da un uomo che legge;
2. gli uomini sono meno suscettibili a questo genere di affascinazione ma sanno cogliere subdolamente l’occasione se gli si presenta dinnanzi;
3. i libri dicono di noi più di quanto si sia disposti ad ammettere e più dell’acconciatura/taglio presi dall’edizione autunno/inverno di Vogue Italia, e, per chi è interessato anche a certi fattori, un’attenta osservazione riesce a dirci, con approssimazione, anche lo scaglione Irpef in cui si è rientrati la scorsa primavera;
4. un libro tenuto tra le mani si presta come poche altre cose al mondo alla rottura del ghiaccio per un approccio occasionale nella meno studiata e probabile delle situazioni;
5. ogni circostanza può necessitare il suo libro, così come ogni scarpa necessita di una sua cintura e una borsa Hermes del giusto cappotto;
6. una buona disposizione della propria biblioteca rende l’appartamento più ricco della nostra personalità, così come, d’altro canto, lo studio di una altrui biblioteca ci suggerisce interpretazioni più solide sull’oggetto delle nostre attenzioni;
7. se gli oroscopi vengono spesso veicolati al fine di scambiarsi i rispettivi numeri di cellulare, state sicuri che invece con un libro di Jodorowsky si passa direttamente a fissare un appuntamento per cena, verosimilmente in settimana;
8. la condivisione di gusto per un genere letterario, vuoi che sia il noir vuoi che siano i romanzi di Joyce Carol Oates, incoraggiano, senza l’aggiunta superflua di patemi d’animo, la programmazione di un week end a Praga, ma attenzione a non dimenticarsi di tributare i dovuti omaggi a Kafka;
9. le categorie di mainstream e indie, oltre che al cinema e alla musica, possono essere agevolmente impiegate anche in questioni di libri, in maniera superficiale, ovvio, ma sufficientemente rilevanti per quel che concerne il posizionamento radical di potenziali partner;
10. marxianamente ci ripetiamo che “l’uomo non è ciò che dice di essere ma ciò che fa”, ne consegue che, dato la natura attiva della lettura, per estensione del concetto, l’uomo è in parte ciò che legge.

Se poi volessimo proseguire su questo interessante crinale e usare un bagaglio esperienziale che conserva la sua dignità filantropica senza forzature pseudoscientifiche, ci possiamo trovare a constatare, magari accompagnati da un tumbler colmo di un delizioso e fresco cocktail, che: i lettori di Marcuse hanno uno speciale brio tra le lenzuola, mentre di contro, chissà perché, le lettrici di Erica Jong spesso lasciano delusa più di una aspettativa; un buon metraggio di Einaudi sugli scaffali legittima qualche illusione, invece un eccesso di Adelphi spesso cela il passaggio di un architetto o vaniloqui esoterici; una disposizione per ordine alfabetico, suo e nostro malgrado, ha sempre qualcosa di naïf, nell’animo; troppi russi non di rado si trasformano in caparbietà erotica (e qui ognuno fa i suoi conti a seconda del gusto), mentre i francesi che dicono tutto e il contrario lasciano libera l’interpretazione ma sono garanzia di joie de vivre che è sempre un bel punto di partenza; più di cinque titoli Minimum Fax in genere suggeriscono di cominciare a pensare se un eventuale presente è il caso di sceglierlo da Tiffany o se Morellato può andare bene (purché pezzo unico, s’intende).

Insomma è un gioco, come lo sono gli approcci, gli incontri fortuiti, gli scambi determinati dal caos cosmico e spesso le stesse relazioni, e tutti noi sappiamo che i giochi vanno arricchiti il più possibile e che nel gioco si azzarda ed è concesso sbagliare.
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