Scuole di scrittura creativa: intervista ad Antonella Cilento
Autore: Morgan PalmasMar, 09/02/2010 - 10:58
Di Morgan Palmas
Buongiorno, vorrei anzitutto chiederle qual è stato il percorso professionale che l’ha portata a insegnare teoria e tecniche di scrittura.
Ho iniziato a insegnare scrittura perché intorno ai vent'anni ho fatto alcune esperienze molto formative: imparare a gestire i gruppi con terapeuti reichiani e specializzati in psicologia transpersonale, tenere laboratori di teatro e fare teatro, seguire i corsi universitari di semiologia e narratologia di una bella stagione napoletana, per la facoltà di Lettere, con gli allievi di Eco, con grandi professori oggi scomparsi come Giancarlo Mazzacurati e seguire, a mia volta, un piccolo corso di scrittura con una signora molto gentile che ogni tanto ancora ne tiene, Gabriella Ventrella. Fu l'occasione, nell'arco di un quinquennio formativo, dalla fine del liceo alla laurea, per capire che quel che facevo già da alcuni anni, cioè scrivere e pubblicare racconti, poteva diventare un'esperienza condivisa con altri. Con il tempo ho poi sviluppato un mio metodo didattico che ha trasformato il piccolo laboratorio dei primi due o tre anni di attività in una vera e propria scuola. Da allora Lalineascritta Laboratori di Scrittura ha compiuto 17 anni di attività, io sono diventata un'insegnante migliore e anche la mia scrittura ha trovato una voce più forte e definita. Da molti anni, ormai, insegno e formo persone di ogni genere, insegnanti e studenti nelle scuole, professionisti della scrittura che lavorano per giornali o presso editori, persone curiose di conoscersi meglio o di leggere meglio e di più, ma anche alcuni gruppi professionali (nelle ASL ad esempio) o, più raramente, fasce delicate, pazienti psicotici, ad esempio. La scuola di scrittura si è ingrandita, ci sono sempre i nostri canonici corsi di primo e secondo livello con una media di cinquanta iscritti annui, poi ci sono stages residenziali in diverse città d'Italia, workshop e incontri di lettura aperti al pubblico, come le Strane Coppie che realizziamo in collaborazione con gli Istituti di Cultura europei in città (Goethe Institut, Instituto Cervantes, Institu Français de Naples) e poi corsi on line e altre attività che fanno riferimento al nostro portale (www.lalineascritta.it).
Perché una persona potrebbe o dovrebbe imparare tali tecniche?
Ci sono diverse ragioni: da quelle più personali, l'approfondimento del proprio strumento di scrittura per auto-conoscenza o per leggere con occhio diverso i libri, a quelle legate al mondo del lavoro, come accade agli insegnanti che replicano in classe la metodologia che insegno. E poi, naturalmente, l'aspirazione a professionalizzare la propria scrittura per accedere al mondo dell'editoria, del cinema, della televisione. L'utilità valida per tutte queste categorie di bisogno è però profonda ed essenziale: per varie ragioni in Italia scuola e università non curano l'uso della forma scritta, non insegnano tecniche di narrazione e non danno spazio alla conoscenza degli strumenti per accedere alla letteratura contemporanea, alla produzione che è oggi in libreria o a quella degli ultimi decenni. Sotto certi aspetti, una scuola di scrittura ben fatta propone percorsi di ri-alfabetizzazione o di alfabetizzazione alla lettura e alla scrittura, alla creazione e alla fruizione dell'arte in genere. Perciò, molte più persone di quanto non si sospetti ne sentono la necessità e vengono a seguire i corsi, non solo, come si può credere, gli aspiranti scrittori.
Quanti suoi allievi sono riusciti poi a pubblicare una loro opera?
Non pochi, secondo i miei standard: Rossella Milone ha pubblicato finora due libri, Prendetevi cura delle bambine (Avagliano), La memoria dei vivi (Einaudi), lo stesso Massimiliano Virgilio (Più male che altro, Rizzoli e Porno ogni giorno, Laterza), Giusi Marchetta (Dai un bacio a chi vuoi tu, Terre di Mezzo e a breve in uscita con ikl suo secondo libro di racconti), Antonella Del Giudice (La papessa, Avagliano, e L'acquario dei cattivi, Alet), Bruno Galluccio nella "bianca" di poesia Einaudi con Verticali. C'è poi Viola Rispoli che è story editor per La Squadra e molti altri che hanno fatto piccole sortite con editori minori. Ogni tanto, cum grano salis, pubblichiamo un'antologia dei nostri autori con editori più piccoli (l'ultima s'intitola Fughe ed è uscita a Natale per Giulio Perrone) ed è un modo per fare il punto sui più promettenti. Spero nei prossimi mesi di avere almeno un'altra buona notizia per Eduardo Savarese, fra i più talentuosi degli ultimi anni di corso a Napoli.
Crede che per pubblicare con una grande casa editrice conti più il merito o la “conoscenza” di “qualcuno”? Quali percentuali fra le due?
La conoscenza semmai serve per farsi leggere, vista la mostruosa quantità di manoscritti che arrivano alle case editrici. Così, avere un agente o essere segnalati da una scuola di scrittura può evitare che il manoscritto finisca nel mucchio e non venga mai letto. Personalmente, segnalo pochissime persone e solo quando sono davvero convinta, perché mi sembra che il mercato editoriale italiano abbia preso negli ultimi anni una via tutt'altro che alta qualitativamente. La questione è se un libro e chi lo scrive vale, ovvero ha cose da dire e una voce, uno stile, o se rientra in una moda più o meno fuggevole. Spesso quest'aspetto prende il sopravvento, così come adesso sembra che se non si è meno che trentenni o appena ventenni non si possa esordire con le case editrici maggiori... Un libro e via, se il giovane autore regge bene, se no si passa al prossimo. Una macelleria senza sangue.…
Se crede nel merito, quali sono le sue azioni quotidiane per favorirlo?
Numerose. Seleziono molto, prometto poco, incoraggio sempre e con amore la scrittura di tutti ma faccio capire molto bene che si può essere bravi o bravini, ma la scrittura, la vocazione di una vita, è cosa davvero di pochi. Di certo non usciranno mai dai miei laboratori fenomeni da media, semmai persone che conoscono la fatica, la pazienza e spesso l'umiliazione dell'attesa.
Che cosa pensa della scuole di scrittura creativa italiane se riflette in termini di qualità?
Che certo ce ne sono di serie, le più antiche lo sono, ma che molti corsi e corsetti improvvisati lasciano il tempo che trovano. Poi ogni scuola ha il suo metodo e anche i suoi obiettivi, che spesso differiscono.
Ritiene che blog come Sul Romanzo possano essere utili in tale senso e quali sono i rischi all’orizzonte per le proposte on line?
Un blog fatto con serietà divulga letteratura ed è uno strumento utilissimo. Pone domande, ricerca. Un'ottima cosa che sostituisce, sia pur con meno prestigio, le riviste letterarie oggi in Italia quasi estinte. Sono meno entusiasta dei blog personali, in genere, quelli dove si raccontano i fatti propri: spesso chi li tiene non si accorge che la scrittura auto-edita grazie alla rete non ha fatto alcuna trafila di crescita e non è un oggetto letterario bensì un fenomeno di auto-esposizione. Vengono da me molti bloggers che poi non sanno scrivere un racconto... Qui l'editoria ha molte colpe, esaltando scritture senza spessore di giovani bloggers che non hanno alcuna consapevolezza artistica.
Escluso lei, ci indichi qualche nome di insegnante di scrittura creativa in Italia che reputi professionale e originale.
Fra quelli che conosco personalmente e di cui ho seguito le lezioni apprezzo molto Giulio Mozzi, Maria Attanasio (che insegna mirabilmente poesia), Ivan Cotroneo, straordinario docente di sceneggiatura per il cinema e per la tv, ma sono certa che molti altri che non ho ancora avuto il piacere di ascoltare siano altrettanto bravi.
Quale consiglio darebbe a una persona che sta decidendo come valutare la serietà di un corso di scrittura creativa?
Leggersi con attenzione le proposte, badare alla durata e alla continuità didattica, alla storia di chi insegna, magari dare un'occhiata ai libri che chi insegna ha pubblicato e anche chiedere in giro a chi ha già frequentato, di solito è una buona controprova.
La ringrazio e buon lavoro.
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