Lettore in 3D
Autore: Morgan PalmasGio, 04/02/2010 - 11:10
Di Roberto Orsetti
Qualche tempo fa, discutendo con un amico sul "come leggere", venni definito scherzosamente "un lettore 3D".
Mentre leggo, immagino luoghi e personaggi, sento musiche di sottofondo che abbino a scene o dialoghi, sono circondato da mille possibili distrazioni e disturbi.
Sarà che in questa mia vita piena di multimedialità subita, vissuta anche in maniera inconsapevole, non posso fare a meno di avere o fare più cose contemporaneamente.
Già da ragazzo, ai tempi delle medie, studiavo e facevo i compiti con la radio o la televisione accesa.
Così, anche adesso quando leggo, succede sempre qualcosa intorno a me.
Musica, news, clienti in negozio, figli che giocano alla playstation. Un caos?
No. Semplicemente il mondo.
Un mio amico, invece, ha bisogno del silenzio, dell'isolamento. Non riuscirebbe mai a leggere un libro in treno. Forse un quotidiano, ma nulla di più.
Le mie considerazioni vanno al metodo di lettura.
Come si dovrebbe leggere un libro?
Serve concentrazione, metodo o semplicemente voglia?
Una volta a casa di un conoscente, vidi la moglie che leggeva. Seduta sul divano: il plaid, un grande paralume e il libro. Una foto da copertina di Harmony.
Mi disse che la lettura è un piacere, come i piedi nello scaldotto, la cioccolata calda con i savoiardi.
Mi morsi la lingua. A me, abituato a leggere mentre il Milan prendeva il solito goal su calcio piazzato, erano forse precluse le gioie della lettura?
Eppure sono convinto che l'arte di accostarsi alla lettura varia da persona a persona, sempre verso la meta finale con identico risultato.
Ci sono persone che leggono tutto d'un fiato, altre che leggono dieci pagine ogni sera prima di addormentarsi. Qualcuno legge più di un libro per volta. Qualcuno fa dipendere il successo di una lettura dal primo capitolo. Altri si devono isolare o essere in particolari situazioni logistiche.
Credo di essere disordinato nella lettura, disordinato più che creativo.
Mi vengono sempre in mente queste parole:
“La tua casa, essendo il luogo in cui tu leggi, può dirci qual è il posto che i libri hanno nella tua vita”.
Io leggo ovunque e comunque: che vorrà dire?
Sono andato in giro per il web per saperne di più sull'argomento.
Come sempre: di tutto... di più, anche troppo.
Mi sono imbattuto parecchie volte in un termine che avevo rimosso ultimamente, vittima delle famose lamentele del mio post precedente: il Lettore Professionista.
Ora, direte voi, che cosa c'entra?
C'entra eccome, perché nel seguire un link dopo l'altro, sono arrivato a quelli che, come molti Lettori Professionisti, insegnano a leggere.
Non anticipate la reazione: non sto parlando della maestra di vostro figlio o della vostra insegnante delle elementari.
Sto parlando di quelli che fanno corsi, tengono lezioni sull'argomento “saper leggere un libro”.
Così ho trovato corsi di Lettura Dinamica, di Lettura Interpretativa, di Lettura Espressiva, di Lettura Veloce. Ho scelto l'ignoranza di non conoscerne, a prescindere, la definizione. Così vivrò pensando che quello per la Dinamica ti insegna a leggere correndo, quello Interpretativa e Espressiva facendo i vari personaggi con voci e visi diversi mentre leggi, quella Veloce trasformando parole in codici fiscali.
Lo so che adesso, come sempre, qualcuno di voi si sentirà tirato per la manica. Tra di voi ci sarà sicuramente chi vi ha partecipato, o magari anche tenuto corsi di simile natura.
Ma io sono molto dubbioso. Molto. Gli stessi dubbi che ho quando vedo in TV corsi di sesso e che invece non ho quando seguo "Pesca per tutti".
Sono andato come sempre fuori dal seminato, per saltare il fosso con queste ultime righe.
Francesco Dimitri nel suo blog definisce il Lettore Professionista così:
"Esiste tutta una categoria, quella dei lettori professionisti, che non ha nessuna voglia di creare qualcosa di completamente nuovo, ma che vive predando creazioni altrui."
Marco Cavalli, Lettore Professionista, critico e che gestisce corsi di lettura, scrive invece per elogiare i corsi di lettura:
"Costretto a leggere anche quando non vuole, soprattutto quando non vuole, l’italiano si rifà considerando la lettura un’esperienza sapienziale, intellettualistica, legata allo sviluppo dell’intelligenza, non all’affinamento del gusto. Al contrario dei demagoghi più o meno organici allo Stato, trovo normale la generale disaffezione della gente per la letteratura d’autore: nemmeno io riuscirei ad accostarmi a un romanzo se ogni volta dovessi chiedermi perché lo faccio."
Condivisibile, certo, ma chi me lo spiega? E io, a chi spiego cosa è un “Lettore 3D”?
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