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Intervista a un editor: Armando D'Amaro (Fratelli Frilli Editori)

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Di Morgan Palmas

Buongiorno, vorrei anzitutto chiederle qual è stato il percorso professionale che l’ha portata a divenire editor in una casa editrice.

Ho iniziato come autore. Dopo studi classici e laurea in giurisprudenza, ho alternato l'attività accademica a quella forense. Provato per un fatto tragico, la morte di un amico, mi sono sfogato scrivendo un breve noir che, giunto per mano di un amico alla Frilli, è stato pubblicato nel 2007 con il titolo Delitto ai Parchi, seguito “a raffica” da La controbanda (stesso anno) e La farfalla dalle ali rosse (2008). La casa editrice mi ha nel contempo nominato sul campo lettore di gialli inediti e selezionatore di racconti (sostanzialmente alla ricerca di nuove “penne”) e conseguentemente curatore della raccolte Incantevoli Stronze (2008), Donne, storie al femminile (2009) ed altre, di prossima pubblicazione.
A “caccia” finita è diventato conseguenziale mantenere i rapporti con l'autore, cercare di supportarlo, se necessario, nel rendere il suo manoscritto costruito al meglio, conforme alla collana noir ed in linea con gli standard qualitativi della Frilli...insomma assicurarsi, per quanto più possibile, che il libro giunga ad essere gradito al lettore, spesso affezionato e comunque giudice ultimo. Oggi sbagliare un “titolo” è pericoloso, infilare due o tre flop di seguito potrebbe portare sull'orlo del fallimento.

Esistono un percorso standard o canali privilegiati oppure ritiene che vi siano più possibilità per diventare un editor?

Basandomi non solo sul mio percorso, breve e forse anomalo, ma anche su quelli di ben più illustri colleghi, penso proprio non esistano né percorsi standard né canali privilegiati. “Le vie del Signore sono infinite”, ma non credo possa essere un buon editor chi non possegga solide basi di conoscenza, possibilmente umanistica...vi rivelo un piccolo segreto: quando all'università gli esaminandi (poco più giovani di me), mi consegnavano il libretto, non verificavo i voti sudati su altre materie, ma il titolo precedentemente acquisito. L'aver studiato al liceo classico era trovarsi già buona parte della porta aperta. Una forma di razzismo? L'essersi rotto la testa sui tragici greci o sui poeti latini vuol dire non farsela più cicatrizzare: rimane aperta, pronta ad assorbire, elaborare e digerire qualsiasi cosa sia stata scritta dopo.

Come è in concreto la sua giornata lavorativa? Quali sono le sue specificità imprescindibili?

Talvolta mi sembra di essere un operatore addetto alla raccolta differenziata, si deve preliminarmente sempre e comunque selezionare materiale, che si tratti di posta, di manoscritti o inviti a manifestazioni. Centinaia di mail, decine di manoscritti, alcuni eventi da verificare giornalmente. Io mi occupo esclusivamente (e la Frilli quasi) di noir, eppure nelle caselle, sfrondate rapidamente da ciò che appare come spazzatura a prima vista, rimangono proposte di pensionati che offrono emozionanti autobiografie, di bambini dell'asilo che hanno già quasi finito di comporre una saga horror-fantasy-erotica, di poetesse che “avrebbe potuto raccomandarmi la buonanima di Rossano Brazzi, era amico della cognata di una mia vicina”: tutto viene scartato senza esitazioni e senza pietà. All'inizio, preso da una sorta di educato fervore, rispondevo a tutti, perdendo tempo in sterili spiegazioni e concludendo con un “il suo elaborato non sarebbe inseribile in alcuna delle nostre linee editoriali”, risposta comunque non accettata e seguita da un “beh, glielo mando lo stesso!”.
Smaltita la posta elettronica inizio ad aprire le buste contenenti i manoscritti, quasi sempre accompagnati da una sinossi, che spesso fa storia a sé: avendone il tempo se ne potrebbe ricavare un libro tragicomico. Poi comincia la lettura, le prime due o tre pagine sono spesso sufficienti a valutare un testo: se la qualità della scrittura, sintassi e grammatica comprese, è buona, si salta qua e là, per sondare la solidità della trama...se il testo “sembra” pubblicabile (raramente), lo metto da parte, nella pila di quelli da riguardare, il resto si butta. Ma talvolta (eccezionalmente) capita di rimanere con gli occhi incollati alle righe, davanti ad un testo realmente avvincente...ed una volta finito, di andare a recuperare la lettera di accompagnamento e telefonare all'autore per un appuntamento:

“Ciao, sono Armando, della Frilli, ho appena finito di leggere...”.
“Ma l'ho spedito pochi giorni fa, non credevo che...”.
“Non importa, quando puoi fare un salto a firmare il contratto?”.
E, dall'altro capo del filo, sempre, quasi un minuto di tumultuoso silenzio!

Inoltre, approfittando dell'interruzione provocata dall'ennesima telefonata, faccio un salto a studiare una copertina con la grafica o in redazione per verificare una sinossi o limare un comunicato stampa...o, più spesso, a sondare la disponibilità verso un caffè/sigaretta del gran capo Marco Frilli: non rifiuta mai!

Nel mondo editoriale vede più merito rispetto al “sistema” Italia o reputa invece che il pensiero comune dell’amata raccomandazione sia purtroppo la via più comune? Quali percentuali fra le due?

Per “nel mondo editoriale” a quale figura intende riferirsi? Per diventare editor non c'è raccomandazione che tenga: come dicevo all'inizio dell'intervista se oggi sbagliare un “titolo” è pericoloso, imbroccare due o tre insuccessi di fila potrebbe significare fallimento. Invece, per gli aspiranti scrittori, una “parolina” da parte di un autore affermato o della nostra agente per l'Italia può significare essere letti subito, canale preferenziale riservato “di diritto” solo ai purosangue della nostra scuderia.

Se crede nel merito, quali sono le sue azioni quotidiane per favorirlo?

Quando rimetto le mani sulla pila dei manoscritti che prima facie mi erano sembrati da non scartare, ne estraggo uno, lo rileggo e ne contatto il padre talvolta, non sempre, iniziano le sofferenze. Mi piace rapportarmi con gli autori e sono sempre disponibile, forse perché scrivo a mia volta. Ma il rapporto con l'esordiente può diventare conflittuale, se non comprende che, a torto o a ragione, l'editor insiste per modifiche al testo non per volontà di dominio, ma, come dicevo prima, per cercare che il prodotto finito giunga al lettore nella forma migliore, ad iniziare da titolo e copertina. Io cerco di essere meno invasivo possibile: suggerisco ma non impongo. Se il testo rivisto funziona, bene (certe volte mi torna tra le mani uguale o addirittura peggiorato), altrimenti raggiunge il macero. Non mi piace, come so succedere in altre realtà editoriali, trasformare un elaborato in qualcosa di molto diverso dalla prima stesura: che senso avrebbe?

Che cosa stima in uno scrittore esordiente e che cosa invece detesta?

Apprezzo gli esordienti che vedono l'editor come un amico e non come un antagonista, se comprendono che una storia ben costruita, credibile, corretta ed accurata nei dettagli è interesse comune, di come sia importante collaborare, magari confrontandosi, ma assumendosi fatiche e responsabilità. Detesto supponenti, millantatori, saputelli, ipocriti e saccenti, insomma chi soffre di presunzione, figlia prediletta dell'ignoranza. Ma, come dice un buon amico, la madre di certe persone è sempre incinta...

Quali sono le qualità di Fratelli Frilli Editori e le prospettive?

Fratelli Frilli Editori, nata a Genova nel marzo del 2000, è giovane e dinamica. Si è fatta conoscere, quasi prima a livello nazionale che sul territorio di appartenenza, con la forza dei suoi libri di grande valore documentale e testimoniale sulla malasanità e sui “fatti” del G8.
A distanza di dieci anni, con centinaia di titoli in catalogo, ha acquisito una ben definita fisionomia ed ha articolato la propria produzione in più collane, tra le quali spicca indubbiamente, per autori e titoli, quella noir: i dati di vendita e le continue acquisizioni da parte di editori esteri stanno a dimostrarlo. Certo che la crisi che attraversa il mercato ha colpito anche noi, ma nonostante le difficoltà continuiamo il nostro lavoro con l'entusiasmo che ci contraddistingue:
“Gli editori più grintosi di Genova sono attivi in tutta Italia” come titolava recentemente un articolo.

Che cosa pensa delle case editrici a pagamento?

È sufficiente fare un “giro” su internet per valutare gli sfoghi di chi si sente deluso per essere stato preso in giro da una casa editrice a pagamento. Lo smisurato ego dell'aspirante scrittore convinto di aver composto un capolavoro lo trasforma in un bel pollo (o gallina) che, prima esaltato (“...il romanzo che mi ha inviato...che prosa innovativa, che trama avvincente!”), quindi eccitato (“...sono stato fortunato ad essere stato contattato da Lei: pubblicheremo il libro dell'anno!”), viene spennato (“...credo Lei pretenda la perfezione, no? Per l'editing: un piccolo contributo.”), lesso (“...dobbiamo presentarlo in una sede prestigiosa: un piccolo contributo.”), arrostito (“...serve un buon tam-tam pubblicitario: un piccolo contributo.”), fatto in umido (“...non Le piacerebbe comparire in televisione? Un piccolo contributo.”) e così via.
Risultato finale? Il sedicente editore si garantisce, oltre alla totale copertura delle spese, anche un bel guadagno netto. Al novello romanziere un centinaio di copie da vendere ad amici compassionevoli, che mettono mano al portafoglio più malvolentieri di quando comprano un pacco di fazzolettini da un mendicante (almeno quelli sono utilizzabili in caso di emergenze...).

Un consiglio a chi vorrebbe intraprendere l’attività di editor.

Inserirsi umilmente in una realtà, magari minuscola ma in pieno fermento, spaziando al suo interno in interessi e competenze, dopo aver letto, letto e ancora letto, naturalmente buoni libri. Una volta iniziato il mestieraccio ci sarà poco spazio per gli esempi positivi, ma non bisogna disperarsi: si impara di più da testi che quasi non si riescono a guardare per quanto scritti male che da quelli buoni. Ci illuminano sul come non si deve scrivere, ci insegnano a sforzarci nel trovare alternative per dire le stesse cose in modo più corretto e meno contorto. Pertanto, come si diceva prima, né percorsi standard né canali privilegiati, ma curiosità legata ad impegno e costanza...in più, perché no, una botta di fortuna!

La ringrazio e buon lavoro.

Grazie a Lei per la richiesta di intervista, mi ha “costretto” a guardare in me stesso e fare il punto della situazione. Conclusione? Che s'adda fa pe' campà!


Armando D'Amaro, editor presso Fratelli Frilli Editori, è anche autore. 

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