Intervista a Costantino Margiotta - editor Zero91
Autore: Morgan PalmasGio, 18/02/2010 - 10:39
Di Morgan Palmas
Buongiorno, vorrei anzitutto chiederle qual è stato il percorso professionale che l’ha portata a divenire editor in una casa editrice.
Buongiorno a voi. Sono diventato editor della zero91 dopo aver studiato a livello professionale scrittura creativa e sceneggiatura e, soprattutto, dopo aver maturato dieci anni di esperienza come story editor della fiction televisiva di Mediaset.
Esistono un percorso standard o canali privilegiati oppure ritiene che vi siano più possibilità per diventare un redattore?
In generale, non credo che vi sia una canale standard valido per tutti. Personalmente, credo sia importante avere una buona base di studi umanistici, la voglia di approfondire la materia editoriale e - soprattutto - la determinazione e la disponibilità a fare tutte le esperienze possibili sul campo (anche quelle che, all’inizio, potrebbero apparire poco gratificanti).
Com’è in concreto la sua giornata lavorativa? Quali sono le sue specificità imprescindibili?
Non avendo abbandonato le mie consulenze televisive, mi divido faticosamente tra la selezione della miriade di proposte che arrivano alla nostra casa editrice e il più complesso lavoro di editing dei testi di cui si è decisa la pubblicazione. Per fortuna, all’interno della zero91, Manuela Pincitore divide con me oneri o onori di questo impegno.
Nel mondo editoriale vede più merito rispetto al “sistema” Italia o reputa invece che il pensiero comune dell’amata raccomandazione sia purtroppo la via più comune? Quale percentuale fra le due?
Non credo che l’editoria faccia eccezione rispetto al “sistema Italia” ma sinceramente non so quantificare in che percentuale. Aggiungo però che vale anche la regola commerciale per cui romanzi - o, più generalmente, libri di scarso valore contenutistico - arrivino comunque in libreria perché scritti (o, a volte, solo firmati) da personaggi molto famosi che potrebbero garantire un risultato importante in merito alle vendite. È una logica forse anche condivisibile e che, a volte, può sancire la sopravvivenza di una piccola casa editrice. In ogni caso, posso garantire che, all’interno della zero91, non c’è spazio per le raccomandazioni. Come tutti, ci esponiamo alla possibilità di commettere qualche errore di valutazione ma non abbiamo mai pubblicato né mai pubblicheremo un autore perché segnalato da un’eminenza grigia.
Se crede nel merito, quali sono le sue azioni quotidiane per favorirlo?
Tutti i nostri collaboratori sono stati selezionati e, molto spesso, anche ricusati secondo un criterio strettamente meritocratico. Come già anticipato, applichiamo la stessa modalità selettiva per le storie da pubblicare. Sono i lussi di una piccola casa editrice che rischia in proprio senza aiuti né contributi.
Che cosa stima in uno scrittore esordiente e cosa invece detesta?
Stimo la generosità narrativa e la disponibilità a fare un lavoro di squadra. Un esempio per tutti: Paolo De Lazzaro e il suo romanzo “Quello che manca”. Scritto con lo schema narrativo di un “giallo” tradizionale, vira verso un mistero sentimentale con una commistione di genere e con salti temporali ben congegnati. Dopo un lavoro di revisione molto complesso (ma condiviso pienamente), il risultato è stato un libro che, partito in sordina, ha poi guadagnato l’onore di una ristampa e la scrittura in corso di un sequel. Ci sono però dei casi in cui il confronto editoriale viene svilito se non vanificato dall’indisponibilità, da parte degli autori, nel mettere in discussione il proprio lavoro. Non sopporto l’arroganza soprattutto se argomentata dal consenso di amici e parenti che - quasi sempre - vedono nel loro congiunto un talento ancora ingiustamente incompreso. Ecco perché, in questi casi, non si arriva mai alla pubblicazione del libro.
Quali sono le qualità di zero91 e quali le sue prospettive?
Ci riconosciamo una grande attenzione per le storie che, prive di orpelli inutili, abbiano un forte potenziale visivo. Molti nostri romanzi sono stati scritti da sceneggiatori o, in altri casi, hanno poi ispirato una trasposizione cinematografica o televisiva. Mi riferisco, ad esempio, ad “Hotel Babylon” di Imogen Edward Jones che, in Inghilterra, è diventata “la fonte” di una pluripremiata fiction per il piccolo schermo. Sono molto fiero di aver insistito con l’amministratore della zero91 per diventare gli editori italiani di “Un padre” di Pedro Ugarte, già vincitore del premio letterario spagnolo Lengua de Trapo, e di cui, attualmente, stanno girando l’adattamento cinematografico. Ma se oggi devo scegliere un libro che, più degli altri, rappresenta l’identità e forse anche la romantica incoscienza della zero91, non posso non pensare ad “Eudeamon” di Erika Moak: un romanzo americano molto coraggioso, fuori dagli schemi e di grande nitore narrativo e che noi abbiamo pubblicato, contro ogni logica commerciale, in anteprima mondiale. Quindi, chi vuol leggere questa storia straordinaria… lo può fare solo in italiano e grazie alla nostra casa editrice. Dopo un lento passaparola durato quasi un anno, oggi si parla di “Eudeamon” come di “un libro culto” (La Repubblica). Questa nostra attenzione per le storie “dal mondo” procede comunque parallelamente al nostro impegno nel promuovere il lavoro di esordienti italiani di talento. Ci piace, in generale, l’idea di un percorso condiviso in cui crescere insieme. Le prospettive, dunque, vanno tutte in questa direzione. Ci auguriamo di poter fare sempre meglio e di più, conquistando progressivamente una riconoscibilità consolidata tra i lettori.
Che cosa pensa delle case editrici a pagamento?
La zero91 è promotrice di una campagna contro l‘editoria a pagamento che, pur essendo moralmente riprovevole, purtroppo è ancora legale nel nostro “Sistema Italia”. Sul nostro sito – www.zero91.com – troverete traccia della nostra iniziativa a cui stanno aderendo molti colleghi editori per una certificazione di serietà e trasparenza. Chi chiede un contributo agli autori, non è – a mio avviso – una casa editrice ma una sorta di malcelata agenzia di servizi che abbatte ignobilmente il rischio imprenditoriale speculando solo sulle illusioni degli autori e, di conseguenza, inquinando un mercato già saturo e quasi inaccessibile. Se non si trova un editore disposto a pubblicare un romanzo senza il contributo economico di chi l’ha scritto, per un autore è sempre preferibile la soluzione del “print on demand”. Si paga molto meno acclarando il fatto di avere tra le mani un libro fai da te comunque di buona fattura che potrà essere veicolato tra amici e parenti o che utilizzato come “demo” per continuare la ricerca di un editore più sensibile. Un consiglio a tutti gli scrittori: diffidate dalla case editrici a pagamento!!!
Un consiglio a chi vorrebbe intraprendere l’attività di editor.
Il mio consiglio è di leggere molto per affinare la propria capacità di analisi e, in seconda battuta, di esercitare la scrittura delle note. Dovranno essere chiare, supportate da argomenti convincenti e sempre nel pieno rispetto delle intenzioni della materia narrativa che si sta analizzando. Solo in questo modo si rende un buon servizio alla storia e a chi vi ha affidato il manoscritto. Ho come linea guida nel mio lavoro il “non sovrapporsi mai all’Autore nella revisione del suo romanzo”. Credo che l’editor che deroghi a questo principio sia, legittimamente, qualificabile come uno scrittore frustrato che, non trovando credito letterario, si sfoga sul lavoro degli altri. Infine (e chiudo per non essere tacciato di pedanteria) un consiglio diretto: non cercate una collaborazione presso case editrici a pagamento a cui, di fatto, non serve il vostro lavoro.
In bocca al lupo e non mollate!
La ringrazio e buon lavoro.
Sono io a ringraziarvi per la vostra attenzione e per la qualità del blog: un ottimo esempio di informazione e un’occasione preziosa per uno scambio di idee e opinioni.
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