ANobii: gruppo letterario globalizzato a dosi massicce di web 2.0
Autore: Morgan PalmasLun, 08/02/2010 - 13:02
Di Morgan Palmas
Plenis velis direbbero i latini per il web 2.0, vele spiegate, di più nel caso di aNobii, il social network dedicato ai libri più celebre al mondo.
Creato nel 2005 a Hong Kong, può vantare cifre da capogiro: tradotto nelle sue funzioni in circa quindici lingue, raccoglie titoli per quasi diciassette milioni di libri. C’è chi ne parla come se fosse una droga, chi invece lo tratta né più né meno come altri social network, l’importante è esserci, fa tanto geek o nerd, a seconda dei gusti.
Il sottoscritto, dopo avere esitato per lungo tempo, ieri è saltato dentro a piedi pari e si è messo subito all’opera per capirne i funzionamenti, si accede (username e password) e ci si ritrova in un mondo virtuale che soltanto in apparenza sembra un piccolo cortile, poi, si inizia a comprendere che le piazze di discussioni sono numerosissime. Certo che l’idea di possedere una propria libreria virtuale facendo interagire i propri titoli con le librerie e le opinioni degli altri utenti è davvero geniale.
ANobii deriva da Anobium Punctatum, il tarlo del legno, ma che in un’accezione di lingua inglese sta a significare chi trascorre parecchio tempo sui libri. E fra lettori forti ci si intende verrebbe da dire, giacché aNobii permette pure di scoprire il grado di compatibilità rispetto alle librerie di altri iscritti, grazie a una percentuale. Non è tutto qui e non intendo togliervi la sorpresa di scoprire tutte le funzionalità web 2.0.
Centinaia di migliaia di persone che si osservano grazie alle loro librerie virtuali e, fatto curioso, gli italiani sono fra i più dipendenti e numerosi di questo social network.
Vivete dispersi in un piccolo paese e la prima biblioteca a 20 km di distanza
dove poter parlare con qualche appassionato di lettura?
Bene, scordatevi il Medioevo, entrate in aNobii, avete il mondo intero con cui parlare di libri, c’è solo l’imbarazzo della scelta.
Qualche accademico ha iniziato a parlare di “long tails”, fenomeni che si possono ricondurre alla coda lunga; gli opinion leader sono e saranno sempre più i lettori/consumatori, smagando non certo di soppiatto un ruolo che prima apparteneva in toto agli intellettuali o ai librai, o forse si stanno semplicemente modificando i rapporti di forza. È chiaro tuttavia che un impetuoso passaparola è in atto nel mondo editoriale, con flutti e virate prima impossibili nei limitati scambi fra le persone fuori dalla rete.
Di recente la Rizzoli ha ben pensato di raccogliere 600 recensioni e di farne un libro: “Il tarlo della lettura”. E non sarà di certo l’ultimo della medesima salsa, dato l’enorme successo che sta vivendo aNobii. Non è un caso che quest’ultimo abbia siglato un accordo con IBS, per chi non lo conoscesse stiamo parlando di un sito che viaggia sul 30% della vendita di libri on line. Il patto è stato chiaro: tu mi fornisci il tuo catalogo di titoli e poi io li rimando da te così la gente se li compra.
Idea intelligente
più funzione pratica
uguale business.
Ai posteri non serve la sentenza, i fatturati già esultano.
La critica letteraria che cosa pensa di questo fenomeno dal basso? Inutile sostenere che sentirsi travolti dal passaparola di massa è come essere seduti con uno tsunami a dieci metri di distanza, l’impatto è poco piacevole. A meno che, questo sarà tutto da vedere, non vi sia qualche critico letterario che conosca e fruisca dei nuovi mezzi che permette la rete, allora essere un esperto diventa un quid inestimabile, l’autorevolezza la si conquista giorno per giorno, i titoli e i dott. contano poco o nulla.
E voi che mi state leggendo, non siete ancora entrati su aNobii? Forza!
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