Spam: la letteratura nell'epoca dei bit
Autore: Morgan PalmasMar, 26/01/2010 - 11:24
Di Roberto Orsetti
In principio era lo spam. Arrivavano mail in continuazione, da qualunque parte e di qualunque genere.
Poi qualcuno ha dato un giro di vite. Ci sono i programmi antispam che qualcosa pur faranno. La mia casella spam di Yahoo è sempre piena, anche se ogni tanto ci trovo un messaggio di mia cugina o qualche comunicazione che non c'entra nulla.Ma adesso sono invaso, oltre che dalla solita vendita di Viagra, da mail che mi offrono corsi, manuali, edizioni a buon mercato dove pubblicare i miei scritti.Sembra una catena di S. Antonio.
Dopo il manuale di Morgan Palmas "Scrivere un romanzo in 100 giorni", che considero ancora il migliore, sono in balia degli eventi.La mia mail trabocca, Facebook mi assale con pubblicità, messaggi e richieste di amicizia.Discussioni, note, post, trattati, manuali. Tutto sul come scrivere, sul come pubblicare, come sopravvivere agli editori cattivi.Guide alle case editrici, quelle che pubblicano e quelle che non lo fanno. Quelle che chiedono soldi e quelle che non li danno.Quelli che pubblicano quaderni o riviste, quelli che cercano un nome per una collana, quelle che con FB si fanno solo pubblicità.
Concorsi! Tanti, troppi. Con iscrizione gratuita, a pagamento. Poi un nuovo metodo per me: manda una mail che ti rimando il bando. Da società segreta... Ma non può mettere il bando sul sito? No, perché devo scoprire che nel bando c'è una richiesta in moneta per l'iscrizione. Se me lo diceva subito, non lo richiedevo di certo, e l'organizzatore sembrava saperlo.
E i commenti? Un esercito di scrittori incazzati, insoddisfatti, traumatizzati e traumatizzanti. Tra loro sicuramente gente capace e brava. Quanti?Leggo di tutto sull'argomento, ma... poche righe, poche battute sul "perché".
Perché dobbiamo pubblicare, perché vogliamo pubblicare?
E adesso perché io non sopporto più questa piega che hanno preso tutti i discorsi che mi girano intorno? Quando uno che scrive affronta l'argomento, spesso la considerazione che viene fatta è sempre la stessa.
"Lo dici perché sei in crisi e non scrivi più, o perché nessuno vuole pubblicare quello che hai. O peggio, non credi in quello che fai."
Già una volta mi sono occupato di altre editorie e il mio pensiero non è cambiato.Forse sta cambiando il mio rapporto con il mondo della scrittura. Mi verrebbe da dire... quello con la "esse" minuscola.Adesso sento i mugugni, le ire, le imprecazioni, le dissertazioni sulla "esse" maiuscola e sulla "esse" minuscola.
Cosa è uno Scrittore e cosa ha di differente uno scrittore con la esse minuscola?
Ma io penso che non basta un grande editore per fare un grande scrittore. Il contrario sì, quello può accadere.Però un grande editore può far grande lo scrittore.Ma qual è il discorso che sto cercando di fare? Questo: sono stanco, in definitiva, di gente che si lamenta.
Pensate se ci fosse un X-Factor per scrittori. Pensate che tutti quelli che si presentano a X-Factor siano bravi a cantare? No, di certo. Pensate che tutti quelli che si presentano a un editore siano bravi? No, di certo.Ma noi lo siamo. Come tutti quelli che si presentano a X-Factor e che pensano di saper cantare.
Io già da tempo ho deciso, ma sia chiaro che sono stato io che ho deciso, di gestirmi in tutto e per tutto. Lo facevo nel 1978, quando pensai il mio primo spettacolo, la mia produzione su cassetta, poi su vinile, poi su cd... Dopo dieci anni dalla prima cassetta, si decise di chiamarle "autoproduzioni", ma noi lo facevamo da anni. In pratica pagavamo per esprimerci, ma non pagavamo nessuno.
Poi arrivò anche la Mail Art e anche in quel caso ci autotassavamo per mandare in giro per il mondo il nostro pensiero.
Perché dunque non farlo anche adesso, che è molto più facile e meno costoso?E allora basta con le accuse, le strumentali discussioni sugli editori più o meno bravi nel valutare il nostro lavoro. Perché mi sembra sia questo il metro di giudizio per un editore: se mi legge e mi accetta o non mi considera...Mi faccio sempre più spesso questa domanda: se fossi un piccolo editore? Se io avessi una piccola casa editrice? Se io decidessi di metter su dal nulla una mia Edizioni dei Poveri Scrittori? Se assumessi uno di voi a valutare racconti e romanzi, dandovi come unico vincolo la bontà di un bilancio che almeno non preveda perdite dopo aver adeguatamente retribuito i collaboratori? Proviamo a fare due conti?
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