Come fare soldi con la letteratura? - parte 1
Autore: Morgan PalmasVen, 08/01/2010 - 10:57
Di Morgan Palmas
Sarà la recente pubblicazione del mio libro, sarà la crisi economica che ahimè continua, sarà la disperazione e la precarietà di taluni, non poche persone negli ultimi mesi mi hanno più o meno chiesto: - Ma secondo te si possono fare soldi con la letteratura? -. In sostanza, la domanda è se la letteratura possa permettere di generare la mesata.
È chiaro che interessandomi da anni alla scrittura tale quesito abbia sfiorato la mia mente in non poche occasioni. Bisognerebbe intendersi sulla quantità di soldi: 100 euro, 500 euro, 2000 euro, quanti? E sotto quale forma all’interno del mondo letterario?
Mi piacerebbe rispondere subito, senza dubbi, desidero tuttavia condividere con voi alcune riflessioni per focalizzare la tematica.
Le domande che mi sono state poste non riguardano il redattore o il correttore di bozze, soltanto per fare due esempi, benché sia chiaro che pure loro potrebbero fare soldi con la letteratura, no, il senso che si desidera consegnare al quesito è se vi sia la possibilità di scrivere un romanzo, una raccolta di racconti, una silloge di poesie o un saggio e percepire di conseguenza la mesata.
Qualcuno sorriderà, gli sembrerà una domanda banale, con risposta ovvia. No, quest’approccio lo ritengo sbagliato. Chi scrive per esempio un romanzo (da questo momento in poi dirò sempre “romanzo”, includendo tuttavia anche le altre forme prima citate) non conosce il più delle volte le dinamiche editoriali, non ha le idee chiare sui diritti d’autore dal punto di vista economico, inoltre, circolano tantissime leggende che confondono ulteriormente le idee.
Il mio eventuale profitto non dipende soltanto da ciò che io ho prodotto, ma dal modo in cui lo produco e lo diffondo. Mi spiego. Avere un romanzo in mano – sia esso perfino un capolavoro – non dice alcunché del profitto, poiché esso riguarda i gusti dei lettori e il loro favore, la stampa, la pubblicità, il mercato editoriale, il network di persone che si conoscono e che potrebbero influire sulle vendite, ecc. La qualità del romanzo non ha nulla a che fare con gli altri elementi, ma senza di loro quella stessa qualità non respirerà nel mondo, se non a livello debole. Ed è inutile affermare che un caso eccezionale su un milione non sia la regola.
Quindi, primo punto: pensare che il proprio romanzo sia sufficiente per guadagnare soldi con la letteratura è un grave errore. Chi spera di fare della propria scrittura un secondo lavoro redditizio o addirittura un primo lavoro, dovrebbe considerare con la necessaria cautela tutto ciò che concerne il contesto entro cui avviene la pubblicazione (prima e dopo).
Fermi!
Mi sembra già di scorgere la direzione dei vostri pensieri: ‘È tutta una questione di conoscenze, bisogna essere machiavellici’, cioè il fine giustifica i mezzi, in altre parole, vuoi vivere di letteratura? Benissimo, inizia a conoscere la gente giusta, frequenta scrittori, editor, redattori, ecc.
Nessuno qui sostiene che sia sbagliato, accade in ogni luogo del mondo e per altre professioni: un biologo dovrà necessariamente frequentare biologi se desidera attirare l’attenzione dei colleghi sulle proprie ricerche; un cuoco parteciperà a manifestazioni dove saranno presenti altri cuochi al fine di stupirli con i suoi piatti prelibati.
Nonostante ciò l’idea generalizzata in Italia è che il nodo della questione cada sempre negli aspetti più turpi del comportamento, come a dire, conosco Tizio non per condivisione amicale di tempo e spazi, ma con l’unico scopo di sfruttare le sue competenze o altre persone a lui riconducibili. Ecco, questo pensiamo spesso nel nostro paese. Non è secondo molti la persona in sé che dovrebbe incuriosire, ma il suo mondo di conoscenze e di professionalità, banalizzando, il tornaconto.
Proprio pochi giorni fa una persona mi ha detto di essere venuta a sapere da fonti attendibili che una cantante famosa ha ottenuto il successo perché è stata la fidanzata del direttore di una grande etichetta discografica. A dire il vero, c’è stato anche qualcuno di molto importante che ha consigliato a una ragazza di sposare suo figlio per risolvere i problemi lavorativi ed economici, battuta di spirito? Sì, certo, ma la mentalità italiana è nella maggior parte dei casi come la battuta del Presidente del Consiglio.
Io non vorrei che si finisse con liquidare la questione in tali termini. C’è ben altro e ne parlerò già domani.
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