Case editrici, queste sconosciute...
Autore: Daniela NardiSab, 30/01/2010 - 11:31
Di Daniela Nardi
Chi di noi, almeno una volta, non ha aperto la pagina di Google e si è lasciato affascinare dall’ennesima sedicente casa editrice che pubblica esordienti, per poi scoprire che è solo un meccanismo truffaldino per spennare polli? E chi, invece, nell’affannosa ricerca dell’editore “giusto”, non ha mandato la sua preziosissima opera alla Casa Editrice Tal Dei Tali pubblichiamo gratis, senza neanche controllare se ha un distributore, quanti titoli ha in catalogo, quanti ne pubblica l’anno e soprattutto, dove si trova?
Mettiamo che la suddetta Tal Dei Tali abbia sede ad Udine e che voi abitiate a Pizzo Calabro e che venga pubblicato il vostro lavoro; se non è una diretta concorrente di Mondadori o di Bompiani è piuttosto difficile che abbia un distributore così capillare e una risonanza tanto vasta presso i rivenditori, da far arrivare il vostro romanzo alla libreria sotto casa. Per non parlare poi delle presentazioni: non v’illudete, la Tal Dei Tali non verrà mai a Pizzo Calabro a fare la prima presentazione, casomai sarete voi a dovervi sciroppare il viaggio fino a quel di Udine, ambiente meglio conosciuto e più “protetto” per la casa editrice.
Lo scrittore esordiente deve scrollarsi dalla mente l’idea romantica del piccolo/medio editore un po’ genio e un po’ eroe (sulla falsariga di Einaudi per intenderci) che si districa tra i manoscritti con Natalia Ginzburg come segretaria e Cesare Pavese come impiegato, e che col suo inestimabile sesto senso e il fiuto da letterato, aspetta proprio noi per tirar fuori il capolavoro del secolo.
Le case editrici sono imprese. Punto. Come tutte le imprese hanno bisogno, per stare sul mercato, delle TRE C, ossia Capitale, Competenze, Conoscenze (qui ci metterei anche Culo nel senso di fortuna, se mi passate il termine).
Cominciamo con il Capitale, importantissimo motore della macchina impresa, necessario sia per il pagamento delle spese vive, sia a titolo di rischio per le possibili necessità finanziarie (cioè, pubblicazione, presentazione ecc.).
Poi ci sono le Competenze. In pratica, l’editore deve saper fare l’editore, organizzare il lavoro perché la sua impresa sia competitiva, ma soprattutto conoscere bene il settore librario e quello letterario in modo che un libro non sia pubblicato solo perché “gli piace” ma anche perché risponda alle esigenze di mercato.
Infine le Conoscenze, le Public Relation, quella rete di relazioni tra distributori, librai, mezzi d’informazione senza la quale l’editore non riuscirebbe a divulgare nemmeno i biglietti del tram.
Va da sé che, come negli altri settori, anche in quello dell’editoria ci sono grandi imprese in grado di muovere capitali molto consistenti (vedi sempre Mondadori & C.), con capacità organizzative da Corazzata Potemkin e medie/piccole imprese che adeguano le proprie aspettative e soprattutto i propri servizi al capitale a disposizione.
Il rapporto piccola impresa/risorse e servizi limitati è la naturale conseguenza.
Meno naturale è che chi è a capo di questo tipo d’impresa sia un incompetente.
Tutto quello che ho detto potrebbe apparire noioso, ma è d’importanza ‘vitale’ per il nostro romanzo.
Scegliere un editore non è come andare al mercato e comprare un po’ qui e un po’ lì quello che costa meno.
Bisogna tener conto di alcune condizioni, legate appunto alle capacità finanziarie e organizzative delle case editrici.
La vicinanza. Una casa editrice vicina al proprio luogo di residenza facilita i rapporti e riduce le incomprensioni; è più semplice ottenere qualcosa, per esempio la famosa presentazione sotto casa, quando puoi chiederla vis-à-vis all’editore.
Capacità di effettuare una buona distribuzione. Se il romanzo si trova in poche librerie, magari irraggiungibili da parenti e amici che sono i primi supporter, ci sono scarsissime possibilità che le copie vengano vendute e allora, addio ristampa!
Possibilità di organizzare presentazioni. Altro punto dolente. Fare una presentazione a centinaia di chilometri da casa, completamente sconosciuto ai più, è un salto nel buio. Peggio ancora se si è costretti a mendicare un posticino in tutte le librerie che ci capitano a tiro, già sature di presentazioni Mondadori, Bompiani, Rizzoli ecc.
Contattare i mezzi pubblicitari. “La pubblicità è l’anima del commercio” recita un vecchio adagio. Se l’editore è in grado di far apparire solo un trafiletto nella pagina culturale del giornalino parrocchiale, il nostro romanzo è già bell’e spacciato.
Riepilogando, bisogna scegliere una casa editrice che sia possibilmente di media grandezza (non meno di 150 titoli in catalogo), abbastanza vicina, in grado di organizzare e distribuire, che non sia a pagamento e che di conseguenza ricerca la novità e la qualità perché ogni volta che decide di stampare qualcosa rischia.
Quante probabilità ci sono di pubblicare utilizzando questi parametri? Probabilmente meno dello 0,001%!
Perché continuiamo a scrivere e a provarci, nonostante tutto?
Forse perché siamo dei fantastici, egocentrici presuntuosi, sicuri che quello 0,001% siamo proprio noi, perché siamo dei sognatori, dei poveri illusi, siamo i miti che erediteranno la terra. Siamo il sale della terra!
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