10 motivi per partecipare ai concorsi letterari
Autore: Morgan PalmasVen, 15/01/2010 - 10:29
Di Simone Marzini
Oggi non avevo molta voglia di fare quindi riciclo un argomento precedentemente trattato, come fanno da sempre su Studio Aperto. Solo che qui non troverete topless e gossip.
Ma considerazioni sui concorsi letterari.
Parliamo dei concorsi letterari per inediti. Sono quelli che interessano agli esordienti. Solitamente sono per racconti e poesie, raramente romanzi.
Io ho partecipato a diversi concorsi letterari, un po' come la casalinga di Voghera partecipa alle raccolte punti.
Premesso questo, vi chiederete: ma dove li trovi tutti questi concorsi?
Principalmente su questi due portali:
Io ammetto di guardare solo i concorsi che non richiedono tassa di iscrizione. Ce ne sono talmente tanti di gratuiti che spendere 10 o 20 euro di iscrizione mi sembra di buttare via i pochi soldi che ho. Piuttosto me li spendo per comprare un libro.
Ora, veniamo al nocciolo della questione: perché partecipare?
Ci sono diversi motivi, più o meno intelligenti, che andrò a elencare in rigoroso ordine sparso: sta a voi poi creare una sorta di classifica personale.
E adesso a grande richiesta ecco i dieci motivi per cui dovreste partecipare ai concorsi letterari:
1- Avere una valutazione più oggettiva di quella di amici e parenti sul valore di quello che scrivete. Solitamente, poi dipende a seconda del concorso, è presente una giuria di qualità composta da addetti al settore, scrittori, giornalisti. Non so voi, ma io mi fido più di un loro giudizio rispetto a quello dei miei amici (che per la cronaca hanno dei soprannomi tipo Virus, Il Pirata, Prostata, La tigre del ribaltabile, Brutney, Zecca, Il caso Umano, Filini, il Reverendo, ecc.).
2- È collegato al primo. Se qualcuno di questi giurati rimane colpito dal vostro stile, o comunque vi premia, è più facile (ma non automatico) che sia disposto a leggere un vostro romanzo prima che la carta ingiallisca o che possa darvi qualche dritta su dove inviarlo.
Quindi nella scelta dei concorsi valutate anche la geografia: se siete di Bolzano magari al Premio Aspromonte non è il caso di partecipare. Anche perché in caso di vittoria la vostra presenza alla serata di premiazione è quasi d'obbligo: sia per il vostro ego, con i cinque minuti di celebrità garantiti, che per conoscere persone che hanno i vostri stessi interessi.
3- Si possono vincere bigliettoni. Non in tutti ma ci sono concorsi che vi permetteranno in caso di vincita di cambiare il pc, come ce ne sono altri in cui si vincono premi non in denaro ma in buoni acquisto, in copie omaggio, o la pubblicazione gratuita nell'antologia del premio letterario.
4- Avere uno scopo. Una scadenza di un concorso può darvi un obiettivo che per alcuni può essere uno sprone a scrivere e a non lasciare le cose nel cassetto o le mani in tasca.
5- Avere qualcosa da scrivere sul vostro curriculum letterario.
6- Per rimorchiare le ragazze. (Per rimorchiare i ragazzi basta la minigonna).
7- Non rubare.
8- Per vantarsene con gli amici trogloditi.
9- Fare esercizio e capire leggendo le opere dei vincitori cosa passa nella mente della giuria (alle volte sono ettolitri di vino).
10- Pubblicità.
Altro discorso sono i concorsi letterari, sempre più frequenti, indetti dalle case editrici.
Ce ne sono diversi, alcuni chiedono una tassa di lettura, altri l'acquisto di copie di libri come tassa di iscrizione, altre non chiedono nulla se non un briciolo di serietà in chi manda le opere.
Solitamente nel primo caso sono previsti premi in denaro. Queste, se devo essere sincero, non mi piacciono molto, alle volte c'è scritto: se non verranno selezionate opere meritevoli il premio non sarà assegnato. Ma non si parla della restituzione dei soldi di iscrizione.
Per l'acquisto di libri è una prassi che sta diventando sempre più comune, e che trovo abbia una sua etica, come già affermato.
Sul terzo caso non c'è niente da commentare.
Nei concorsi indetti dalle case editrici vengono frequentemente accettati anche romanzi, e spesso sono usati per selezionare opere attinenti alla linea editoriale.
Mettetevela via, che non è facile fare centro al primo colpo. Alle volte neanche il secondo, al terzo, al quarto, al cinquantesimo.
L’importante in certi casi è partecipare e imparare da quello che si è fatto.
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