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Quale libro regalare per il Natale?

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Di Roberto Orsetti

"Quest'anno niente regali, ok?"
"Quest'anno solo regali utili... Siamo d'accordo."

Poi ti si presentano con una confezione di tazze da tè e tu odi sia il tè che la camomilla, un maglione attillato e tu porti la taglia 54, un dopobarba di marca che ha solo un difetto: tu hai la barba quasi sempre lunga e i baffi da trentacinque anni.
Accetto i regali sempre contento, il discorso non ha nulla di personale e ci tengo a dirlo.

Molti approfitteranno del Natale per regalare libri. Magari, aggiungo io.
Magari approfittando dei numerosi sconti che circolano nel settore in questo periodo.
Come scegliete i libri da regalare?
A parte quelli a cui piace vincere facile, e che hanno fatto domande precise su cosa vorrebbe ricevere il fortunato destinatario di tante attenzioni, voi come vi muovete?
Da una inchiesta che ho trovato sul web la maggior parte di noi è influenzabile dalle pubblicità e alle classifiche di vendita.
Che fortuna, non riceverete il libro del 2009 di Forattini, e può essere una buona notizia.
Ma forse quest'anno potrete ricevere l'ennesimo libro di Bruno Vespa.
E non prendetevela...
Perché se qualcuno vi regala un libro di questo tipo la colpa è solo vostra. Sì, solo vostra.
Non vi siete spiegati, non siete riusciti a farvi capire, non avete lasciato nessun segno nella vita della persona che vi porge il regalo.
In due anni ho ricevuto tre copie di un libro di Camilleri, lo stesso titolo. Non ho mai parlato con qualcuno di Camilleri, che non mi entusiasma. Non sto discutendo della sua arte, sia ben chiaro, ma i gusti sono gusti.
Se vieni a casa mia e perdi una decina di minuti a leggere i titoli della mia libreria, almeno quelli della prima fila davanti a te, non puoi regalarmi Camilleri. Se leggi quello che scrivo qua e là su internet non puoi regalarmi Camilleri.
Regalami un manuale sulla pesca, dicendomi che mi vorresti pescatore...
Allora fai un piccolo sforzo, chiedi al tuo neurone che funziona a intermittenza come le luci dell'albero di Natale di fare un piccolo sforzo.
Ecco quello vorrei che si facesse. Con testa e sentimento: un piccolo sforzo.
Troppe volte ho sentito dire: "Ma che importa... tanto a me non regalano mai niente, o mi regalano cose che non mi piacciono."
Siamo d'accordo, allora. Tu ti tieni i tuoi e io mi tengo i miei.
Ho regalato libri anche io, tanti libri.
Comincio tre mesi prima a pensare, a cercare di capire, a farmi una idea. Mi informo, se necessario.
Non si entra in una libreria "per vedere se c'è qualcosa che mi piace". "Per vedere se c'è qualcosa che mi piace" vai in un grande magazzino, in un negozio di abbigliamento... Non in una libreria!
Ma se mi compri un Camilleri accanto al banco della gastronomia al supermercato non ho parole. O meglio, le avrei, ma son tutte brutte.
Divido la scelta per il regalo di un libro in due ragionamenti.
Da una parte qualcosa che verrà sicuramente apprezzato, che rispecchia il genere o i generi preferiti dal ricevente. In pratica se chi riceve è appassionato di fantasy cerco qualcosa che sia attinente. Dall'altra parte faccio un ragionamento sul futuro del ricevente. In pratica decido invece di stimolarlo a leggere qualcosa che potrebbe in prospettiva piacergli. Rischio, certo, ma ne faccio un rischio calcolato.
Non regalo un libro di poesie se so per certo che la parola poesia gli provoca orticaria istantanea, o non regalo un libro sul golf a chi ha sempre sostenuto che gli piacciono i maglioni a collo alto.
Ma è la sfida più eccitante, questa. Dare il regalo, aspettare che lo scarti, girare il libro per leggerne titolo e autore. Sentir dire "Non lo conosco", "Ho letto da qualche parte qualcosa, ma...", e aspettare.
Aspettare una settimana, un mese, tre mesi. Poi sentirsi dire una sera durante una cena: "Sai, quel libro che mi hai regalato a Natale, l'ho letto. Mi è piaciuto. Ho cercato qualcosa d'altro dello stesso autore. Tu cosa hai letto?" Oppure più semplicemente: "Non è il mio genere, ma valeva la pena di esser letto."
Una soddisfazione, anche se non è piaciuto. Perché c'è uno sforzo, c'è nel regalo un regalo dentro. La voglia di pensare a quella persona, la voglia di trasmettere qualcosa che non è l'oggetto in quanto tale. Troppe volte invece se volessimo legger il regalo allo stesso modo per come lo intendo io in questo scritto, sapremmo che la persona che lo sta facendo è disinteressata, stanca, superficiale nei nostri confronti. Che non le importa nulla della nostra felicità, del nostro godimento di fronte a un gesto semplice come quello del sentirsi donare qualcosa.
E allora quest’anno regalami un manuale sulla pesca, dicendomi che mi vorresti pescatore...
Poi basta.

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