Giorgio Vasta e "Anteprima Nazionale" – Frammento 18.1
Autore: Morgan PalmasMer, 02/12/2009 - 17:53
Ci eravamo lasciati con questo post lunedì scorso. Vi avevo chiesto di tenere a mente tre elementi: il rapporto centro-periferia, il presente come conflitto fra passato e futuro, la poesia russa contemporanea.
Non è qui la sede per approfondire, alcuni punti di riferimento per andare oltre. Due snodi: 1966 e 1989, la prima data ricorda il caso Sinjavskij – Daniel’ e indica l’anno dopo il quale è nata l’ultima generazione dei poeti russi, la seconda invece non occorre, credo, rimembrarlo. Due momenti fondamentali per la poesia in Russia, ma anche per la prosa. Per quanto riguarda la poesia, pur essendo protesa verso il futuro e concentrata nel presente, con gradi e consapevolezze differenti, permane una certa conservazione della struttura, con versi sulle sembianze della tradizione. Un interessantissimo lavoro linguistico e contenutistico a fronte di una prudente ritrosia verso le strutture libere, così oramai diffuse in Italia. Convive in tanti poeti russi dell’ultima generazione un connubio inscindibile di sperimentazione e tradizione, nel quale tuttavia la genialità poetica tanto osannata lascia sempre più spazio alla fisicità dell’individuo che non è più vate, ma uomo fra gli uomini. Un osservatore fra gli osservatori, ma senza scranni privilegiati.
Prima somiglianza con Vasta. Egli, bene testimoniato ne "Il tempo materiale", è osservatore fra gli osservatori, uomo fra gli uomini, verrebbe da dire: lingua materiale fra lingue materiali, senza spocchia da vaticinatore.
Il presente è per i poeti russi contemporanei un conflitto fra passato e futuro, non un semplice vivere gli avvenimenti. Un conflitto che si snoda fra le nuove oligarchie politiche, le falle della democrazia post Unione Sovietica, le autodeterminazioni territoriali e l’occidentalizzazione imperante che stanno condizionando i costumi e l’immaginario collettivo di milioni di russi. Conflitti che fanno sembrare l’opinione pubblica del paese degli zar un gambero impazzito che cammina avanti e indietro senza la minima coerenza e prevedibilità.
Le parole di Vasta, pur vivendo in Italia, sembrano frutti di un conflitto simile, di certo con tematiche diverse, però filtrate e ampliate da una ineluttabilità almeno pari ai poeti russi. 1978, Italia, rapimento Moro. Ogni elemento consegue, ogni parola consegue, ogni evento consegue, il senso della causa è ben presente nel ragionare e nello scrivere di Vasta. Sezionare è il processo mai dimenticato. Cause che diventano lucide davanti agli occhi, non treni in corsa sui binari, non orpelli da evitare o in ogni caso da minimizzare, bensì punti di riferimento su cui riflettere per comprendere un evento, sezionandolo. 1978, Italia, rapimento Moro.
Il rapporto fra centro e periferia ha sconvolto i salotti letterari della Russia, dipingendo con un colore meno intenso la vivacità culturale di Mosca e San Pietroburgo, città dove fino a pochi anni fa gravitavano tutti e tutto. Internet registra tassi di crescita impressionanti, fra i più alti nel mondo, in particolare fra il 2004 e il 2009, anche le province più lontane della Siberia hanno trovato un nuovo canale di espressione per fronteggiare i centri consolidati, con risultati incredibili sia nel numero di siti/blog di poesia che nella quantità di luoghi di periferia che organizzano eventi, sfruttando la potenzialità di aggregazione del web. Inoltre, non sono pochi i nomi nati nel web e passati all’editoria o almeno una commistione continua fra i due.
Vasta è nato e cresciuto a Palermo, vive da anni a Torino, quindi lontano da Milano e, in secondo luogo, da Roma. Eppure riesce dalla provincia italiana dardeggiare con padronanza di lucidità disarmante gli accadimenti della contemporaneità, non solo letterari. Non si limita a questo, già di per sé meritorio. Inoltre, pur essendo un consulente editoriale, stimato da molti, non guarda alla rete con alterigia come altri italiani, si mette in gioco di continuo, la nuova avventura on line di Minima et Moralia è soltanto l’ultimo esempio.
Mi piace pensare Vasta come uno dei poeti russi dell’ultima generazione, dotato di caratteristiche che lo rendono peculiare, uno scrittore fra gli scrittori, ma sui generis in Italia.
Parleremo di questo venerdì, citando anche “Anteprima Nazionale”, di cui egli è il curatore. Lì voglio arrivare, dopo queste premesse.
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