Vertigine dell'enumerazione
Autore: Michele RueleMar, 10/11/2009 - 10:21
Di Michele Ruele
Pare che l’ultima moda del web siano le liste.
I giornali danno elenchi di liste per la spesa (http://www.grocerylists.org, con tanto di scansioni da vecchie liste cartacee), informazioni geografiche (http://www.worldatlas.com/geoquiz/thelist.htm), cose da fare prima di morire (http://www.2dobeforeidie.org ), desideri da condividere (http://www.wishlistr.com ).
Eccetera.
Enumerare è parente etimologico di annoverare: se enumero colloco gli oggetti nella sfera dell’esistente, nel novero delle cose sottratte all’invisibile e all’inatteso.
Enumerazione più o meno caotica come figura dello stile prediletta dagli scrittori: Corrado Govoni, Aldo Palazzeschi, Carlo Emilio Gadda, Edoardo Sanguineti, Paolo Volponi, Italo Calvino. I dialettali: Giuseppe Gioachino Belli, Carlo Porta, Delio Tessa, Raffaello Baldini. Ma poi i campioni del carnevalesco François Rabelais, Luigi Pulci, Teofilo Folengo. Eccetera.
Gli elenchi sono prediletti dagli autori che tendono all’anarchia e al parlato.
Dal punto di vista compositivo siamo nell’ambito di quella che i trattati di retorica chiamano oratio soluta, cioè quella sintassi che si rifà al parlato colloquiale, in cui la disposizione delle parti non è preordinata né sottoposta a regole. Sono così il flusso di coscienza o la prosa usata da alcuni autori contemporanei: Gianni Celati o Paolo Nori o, a volte, Michele Mari, Umberto Eco. Eccetera.
Internet, in fondo, è un elenco caotico. Anobii, Flickr sono siti che pur con qualche intento classificatorio tutto sommato rimandano allo schema primitivo dell’elenco. Eccetera. Uno dei più bei siti di libri, un proto-anobii, è la lista dei libri letti da Art Garfunkel dal giugno del 1968 a oggi (http://www.artgarfunkel.com/library.html).
Gli elenchi sono magici, esauriscono le relazioni indispensabili fra gli ingredienti o gli oggetti obbligatori. I sacerdoti romani arcaici scrivevano delle liste di dèi e di potenze, gli indigitamenta, che dovevano essere lette senza errori, pena l’inefficacia dell’invocazione. La dèa Iside è invocata come “colei che ha tutti i nomi degli dèi” nell’XI libro delle Metamorfosi di Apuleio (II sec. d.C.). Si usano elenchi dei nomi diabolici negli esorcismi.
Gli elenchi sono belli e sanciscono la bellezza: i cataloghi delle navi e degli eroi nell’epica; la lista che Leporello sottopone a donna Elvira nel Don Giovanni di Da Ponte/Mozart: “Madamina, il catalogo è questo / delle belle che amò il padron mio; / un catalogo egli è che ho fatt'io; / osservate, leggete con me. // In Italia seicento e quaranta; / in Alemagna duecento e trentuna; / cento in Francia, in Turchia novantuna; / ma in Ispagna son già mille e tre…”
Lo scrittore francese Georges Perec (1936-1983) prediligeva gli elenchi, li ha studiati e teorizzati, li considerava un gioco e uno strumento di conoscenza. Elenchi di ricordi e di cose. Il suo libro più notevole è Tentativo di esaurire un luogo parigino: piazza San Sulpice, una volta all’anno, sempre lo stesso giorno e alla stessa ora, diventa il teatro dello sforzo nomenclatorio di Perec, che vuole elencare "il resto: ciò di cui normalmente non si prende nota, ciò che non si osserva, ciò che non ha importanza: ciò che succede quando non succede niente, se non il tempo, le persone, le macchine e le nuvole".
Ma non si dimentica la Marguerite Duras di La vita materiale.
Né si dimentica L’ultimo nastro di Krapp di Samuel Beckett: il vecchio clown ubriacone Krapp a ogni compleanno riascolta i ricordi registrati negli anni precedenti.
E i dizionari sono formidabili elenchi. L’ordine alfabetico non garantisce armonia e struttura, è evidente. Fra i dizionari quelli nomenclatori si avvicinano di più alla mania annoveratrice. Un posto a parte merita il volume Dizionario del lessico erotico italiano del Grande dizionario della Lingua Italiana della Utet, che va citato qui non tanto per i contenuti, quanto per il grandioso sforzo nomenclatorio.
Non servono solo per ricordare, non sono solo bigliettini su cui annotare. Geografie dell’esistente, casuali ma anche necessari (se si cambia l’ordine dell’elenco cambia la cosa che l’elenco è), descrizioni della nuda vita, di quello che gli altri non vedono nello stesso modo: forma del pensiero, strumento stilistico. Evocazione. Tutto sommato un punto di partenza per ogni esplorazione, uno stadio precognitivo, il trampolino per tuffarsi nell’abisso. Gli elenchi sono casuali, aleatori ma anche conclusi e finiti: contengono tutto quel che è necessario, anche quando sono arbitrari.
Forse anche esperienza ridotta all’osso. Un esercizio dell’armamentario dell’Oulipo (Laboratorio di letteratura potenziale) era l’Inventario, ideato da Jacques Bens. Si estraggono i sostantivi da un brano in prosa o da una poesia: restano solo le cose.
Inventario dei sostantivi dalla sesta strofa della suite Farfalla di Josif Brodskij:
Un paesaggio;
una lente,
un gruppo di ninfe
e una danza e una spiaggia.
Notte?
Quale astro, la volta celeste?
Figure nel paesaggio?
Una copia?
Mentre l’originale completo è questo:
Forse tu sei paesaggio;
attraverso una lente
scopro un gruppo di ninfe
e una danza e una spiaggia.
E fa chiaro laggiù come qui?
oppure è cupo come
di notte? e quale astro
percorre, di’,
quella volta celeste?
Quali figure
in quel paesaggio? e, dimmi, è copia
di quale vero?
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