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La vita prima della letteratura o coincidono?

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Di Roberto Orsetti

Sono 40 giorni che c'è una buca in mezzo alla strada.
Faccio questa strada trentacinque volte circa la settimana. Porta al paese, dove ci sono le scuole, gli uffici comunali, la palestra, la banca, il cimitero, il mercato e chi più ne ha, ne metta. Non è dunque una strada nel deserto per il deserto. Si tratta di una delle tre o quattro strade che portano al paese... alle istituzioni....
E quella buca al centro della carreggiata è sempre là. Ci passano dotti, medici e sapienti, politici e dipendenti. Ma lei è sempre là.
Io la conosco, la evito, le passo accanto, la sfioro, quasi la sfido.
Poi penso che sarebbe meglio dirlo a qualcuno di quelli che contano...
Lo penso solo... perché poi finisce sempre che mi arrabbio. Viene a galla la mia avversione per il senso civico, in situazioni del genere.
Ci passano centinaia di volte al giorno una gran fetta di popolazione avente diritto al voto, e qualcuno anche di quelli che lo chiedono il voto.
Allargo il discorso. Recito un mea culpa, e mi arrabbio di nuovo.
Siamo dunque noi causa del nostro male. Permettiamo la buca al centro della strada, e da quella buca tutte le altre della nostra esistenza.
Quante buche ci sono nella vostra vita?
Nella mia un sacco, troppe. Perché lo permettiamo?
Per stupidità, credo.
Pensiamo che sia meglio stare a vedere che cosa succede, prima di fare in modo che succeda quello che sarebbe giusto. Cioè che la buca venga coperta.
Non mi piace tutto questo. Adesso è diventato insopportabile. Sembra di essere in quei film dove due mostri si battono sulla terra e noi abitanti stiamo a guardare mentre distruggono tutto.
Ne parlo con i miei vicini, con i compaesani...
Della buca intendo.
"Vedrai, adesso ci saranno le elezioni, la copriranno".
"No, è inutile, poi se ti serve qualcosa a chi lo vai a dire se rompi le scatole per una buca?".
"Tu lo dici a me, ci penso io. Che cosa ti serve?".
NIENTE! Non mi serve niente, voglio solo che copriate questa stramaledetta buca. E basta. E che rifacciate le strisce pedonali, puliate i fossi così quando piove non si allaga la strada. Non serve materiale, serve una pala e uno che la usi.
Mi merito un paese così, una città così, una regione così. Un’Italia così.
A scuola mi insegnavano educazione civica, un tempo. Ma poi credo abbiano smesso. Per manifesta incapacità di insegnare, spiegare e capire.
Passo dall'altra parte allora, divento anti-civico.
Non faccio più la raccolta differenziata, brucio la plastica, metto la carta nel forno in cortile, dismetto la compostiera, spacco le bottiglie di vetro e le metto nella pattumiera, getto la cenere della stufa nel cassonetto quando è ancora calda, faccio colare l'olio di cottura nel lavandino. Sono stanco di avere sei bottiglie piene di olio usato in cantina in attesa che si faccia una raccolta intelligente. Lo uso per il legno come protettivo, ma mi avanza sempre qualche bottiglia.
Non sono migliore degli altri, sono come gli altri. Solo che io me ne sono reso conto.
Sperando che non sia troppo tardi.
Per cambiare le cose?
No, di certo.

P.S. Mentre scrivevo questa cosa, nella buca ci hanno messo due palate di ghiaia. Per tre o quattro giorni posso passarci sopra con le ruote senza problemi. Ma voi sapevate che le buche si propagano per contagio? Nel raggio di una cinquantina di metri ne sono uscite altre due.
Quindi la mia disobbedienza continua. Lancio pacchetti di sigarette vuoti lungo la strada fuori dal finestrino.
Di certo mi costa fatica.
Io non fumo.

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