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Giorgio Vasta e "Anteprima Nazionale" – Frammento 18

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Usciamo dall’inverno
Come viandanti dal bosco,
Con un resto del suo buio,
Silenziosamente avvilito.

Stiamo fermi sul viale
E guardiamo attoniti:
Ha lasciato ferite a tutti
E non ha avuto pietà di noi.
[…]

È l’inizio di una poesia di Dmitrij Bannikov, deceduto nel 2003 a causa di un incidente automobilistico, tradotta da Mauro Martini, anch’egli scomparso, nel 2005, a causa di una grave malattia.
Ebbi nel 2004 un breve ma intenso scambio epistolare con Martini, dal quale percepii con forza la sua passione viscerale per la cultura russa. Mi donò alcuni consigli preziosi che ancora conservo con umiltà e riconoscenza.

Vi chiederete forse che cosa c’entri la Russia e la sua poesia con Giorgio Vasta. Non sto sragionando. Ci sto pensando da qualche mese.
Venerdì scorso ho avuto il piacere di ascoltarlo presso la libreria La Bassanese di Bassano del Grappa, evento organizzato per presentare “Anteprima nazionale – nove visioni del nostro futuro invisibile”, raccolta di racconti di Avoledo, Celestini, Evangelisti, Genna, Wu Ming 1 e altri nomi importanti della contemporaneità letteraria italiana. Ho scambiato qualche parere per alcuni minuti con Vasta e ha rafforzato ancor più in me le riflessioni che tenterò di mettere nero su bianco.
Ma facciamo un passo indietro.

In un testo del 2005 a cura di Mauro Martini appunto, “La nuovissima poesia russa”, sono presentati gli ultimi fermenti poetici russi di una certa vivacità.
Nell’introduzione si parla di decentramento e internet quali nuovi fenomeni: il primo di allontanamento dalle élite letterarie moscovite e pietroburghesi, il secondo come mezzo che ha avvicinato il centro e la periferia culturale, abolendo de facto le concentrazioni geografiche. Se prima le province erano “la palestra in cui si esercitavano i grafomani locali e le giovani speranze”, oggi non vi è nessun tipo di complesso di inferiorità grazie al web, nel quale il consenso e l’apprezzamento esulano dal rapporto centro-periferia. La globalizzazione del consumo, nelle sue sfaccettature forse più nobili, inerisce anche alla poesia, grazie alle nuove tecnologie. Così la quantità di poesia e prosa è aumentata, la scrittura attira altra scrittura, almeno on line. Sia in Russia che in Italia. Il mercato editoriale cartaceo è stata scalzato dalla rete, nel senso che canali di espressione prima inesistenti si sono presentati con tutto il loro vigore nei siti, nei blog e più recentemente nei social network.

La poesia ha come sua caratteristica intrinseca la voce, i suoni della voce, l’oralità. Il dilagare della scrittura in rete ha rubato ulteriori spazi di espressione sonora, rendendo la poesia spesso limitata alla visualizzazione, quanti sono i siti o i blog che pubblicano poesie? Accade anche in Russia, Martini si spinge oltre, parla di “mutazione genetica”.
Se la “funzione messianica” del verso trova la sua eclissi in Italia decenni addietro, nella terra degli zar è accaduto più di recente, disorientando i tradizionalisti ancora rinchiusi nello schema Mosca-San Pietroburgo.
Continuo mercoledì, tenete a mente intanto tre elementi:

1- Rapporto centro-periferia.
2- Presente come conflitto fra passato e futuro.
3- La poesia russa contemporanea.

E ascoltate questo video nel quale Giorgio Vasta parla di “Anteprima nazionale”.


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